Il noto gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, tre statue di terracotta a grandezza naturale databili al IV secolo a.C., torna a Taranto.

Le opere, che in maniera definitiva saranno collocate nel nuovo allestimento del MArTA, il Museo archeologico di Taranto, provengono da uno scavo clandestino e successivamente sono state illecitamente trasportate negli Stati Uniti d’America. Le statue molto probabilmente appartenevano a un monumento funerario o a un santuario.

Orfeo e le sirene
Orfeo e le sirene. Arte greca della Magna Grecia, da Taras (Taranto). Statua funebre di poeta, in terracotta, rappresentato come Orfeo che canta suonando la lira, seduto tra due sirene (simbolo del canto sublime). 350-300 a.C. Foto di Francesco Bini,

Il mito è raro. Orfeo, nel IV secolo a.C. è simbolo del trionfo dell’armonia sul disordine, un concetto del pensiero politico e filosofico pitagorico, particolarmente diffuso in Magna Grecia, perseguito dal filosofo Aristosseno di Taranto e amato da Archita, che governa Taranto nella seconda metà del IV secolo a.C.

Si potrebbe quindi immaginare che il sepolcro adornato con le statue di Orfeo e le Sirene appartenesse ad un iniziato alla religione orfico-pitagorica.

Apollonio Rodio, nelle Argonautiche, racconta che, di ritorno dalla missione del Vello d’Oro, gli Argonauti giungono presso l’isola delle Sirene, che incantano e uccidono chiunque approdi. Qui gli eroi sono tratti in salvo grazie all’intervento del cantore tracio Orfeo, che, tendendo la cetra e intonando un canto vivace, riempie le orecchie dei marinai, salvandoli dalla voce delle fanciulle.

Orfeo e le sirene
Foto: Emanuele Antonio Minerva, Agnese Sbaffi – © Ministero della Cultura

Secondo alcuni, le Sirene, attonite per la sconfitta, si gettano dagli scogli. Proprio questo episodio sarebbe raffigurato nel gruppo scultoreo.

Le due Sirene, raffigurate come uccelli rapaci con corpo di donna secondo l’iconografia classica, sono ritte sulle lunghe zampe con gli artigli ancorati allo scoglio,e indossano una corta veste stretta in vita terminante con una coda a ventaglio. Una Sirena canta, alzando le braccia verso l’alto, l’altra, con i riccioli quasi completamente conservati, si tocca il mento flettendo l’altro braccio in una postura spesso usata per esprimere dolore.

Orfeo e le sirene
Orfeo e le Sirene. Foto: Emanuele Antonio Minerva, Agnese Sbaffi – © Ministero della Cultura

Di fronte a loro, Orfeo, seduto su un trono su cui restano tracce dell’originaria decorazione policroma, poggia i piedi su uno sgabello. Indossa solo il mantello, avvolto intorno alle gambe e sulla spalla sinistra a lasciare scoperto il petto. La capigliatura, probabilmente lavorata a parte, è perduta. Dischiude appena le labbra, forse nel canto, nella mano destra impugna il frammento di un plettro, nell’altra doveva reggere uno strumento a corde, oggi perduto.

Le indagini che hanno permesso il ritorno dell’opera in Italia sono state condotte dai Carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), coordinati dalla Procura della Repubblica di Taranto con l’importante supporto del District Attorney’s Office di Manhattan-New York (USA) e con la stretta collaborazione dell’Homeland Security Investigations.

Le operazioni sono iniziate quando i militari hanno scoperto il coinvolgimento nel traffico illecito di beni archeologici di un noto pregiudicato che, attraverso un’organizzazione internazionale, aveva realizzato una serie di traffici di reperti e scavi clandestini proprio nella provincia di Taranto. Durante le indagini si è scoperto ancora che il noto trafficante era coinvolto anche nello scavo e nell’esportazione del gruppo di Orfeo e le Sirene.

I reperti, scambiati tra diversi ricettatori, hanno viaggiato per il mondo fino in Svizzera dove un restauratore li aveva ricomposti restituendo la forma orginaria. Dopo un periodo di giacenza in Svizzera, in attesa di un compratore, le sculture sono state acquistate dal Paul Getty Museum di Malibu (Los Angeles-USA), grazie all’intermediazione di un funzionario di una banca elvetica. L’importante lavoro di indagine italo-americano ha, poi, consentito il sequestro del gruppo scultoreo e il suo rimpatrio per la restituzione al patrimonio culturale nazionale.

Nel nuovo allestimento del MArTA, oltre al gruppo scultoreo di ‘Orfeo e le Sirene’, sono esposti anche i recenti ritrovamenti conseguenza delle attività di contrasto al traffico illecito di beni culturali svolta dal Reparto Operativo TPC. Questi beni sono stati recuperati dagli Stati Uniti d’America in un arco temporale compreso fra il dicembre 2021 e le ultime settimane: un corpus imponente di opere con numerosi pezzi di archeologia di varie civiltà.

Foto: Emanuele Antonio Minerva, Agnese Sbaffi – © Ministero della Cultura

I Carabinieri dell’Arte, a conclusione di complesse e articolate indagini internazionali, coordinati dalla Procura della Repubblica di Taranto, e in stretta collaborazione con il Ministero della cultura, restituiscono oggi Orfeo al suo luogo d’origine.

L’identità culturale della città dei due mari si arricchisce di un’ulteriore e meravigliosa testimonianza della sua storia millenaria. L’obiettivo delle donne e degli uomini dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato raggiunto: il lungo viaggio di Orfeo si conclude con il suo ritorno a casa.

Orfeo e le Sirene
Foto: Emanuele Antonio Minerva, Agnese Sbaffi – © Ministero della Cultura

Tutelare il patrimonio culturale e recuperare le opere d’arte trafugate per restituirle ai contesti originari è la missione che ci è stata affidata.

Oggi ne è un esempio: con il ritorno di “Orfeo e le Sirene” a Taranto assistiamo al coronamento dei risultati investigativi raggiunti grazie anche alla proficua collaborazione tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e il District Attorney’s Office di New York.

Una collaborazione tra istituzioni di ineguagliabile efficacia nel mondo”, ha affermato Vincenzo Molinese, Generale di Brigata, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Orfeo e le sirene: lo straordinario gruppo scultoreo torna in Italia

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