Il Parco Archeologico del Colosseo, nell’ambito di un progetto di studio e ricerca, ha riportato alla luce alcuni ambienti di una lussuosa domus di età tardo-repubblicana, un tempo esistente esattamente nell’area in cui, in età augustea, vennero costruiti gli Horrea Agrippiana, i celebri magazzini lungo il Vicus Tuscus (strada commerciale che collegava il porto fluviale sul Tevere e il Foro Romano) costruiti da Marco Vipsanio Agrippa.

La domus che si sviluppa su più piani alle pendici del Palatino, presenta una struttura articolata a terrazze di cui si riconoscono almeno tre fasi edilizie, databili tra la seconda metà del II secolo a.C. e la fine del I secolo a.C.

Domus del Vicus Tuscus
Domus del Vicus Tuscus – Ph. Archivio Parco archeologico del Colosseo, Simona Murrone

Tra gli ambienti principali distribuiti attorno ad un atrio/giardino, un bellissimo specus aestivus, una sala per banchetti che imita una grotta e utilizzata durante la stagione estiva che doveva essere animata in origine da grandiosi giochi d’acqua, di cui le fistule, tubi in piombo, ne sono testimonianza, nascosti fra le pareti decorate.

Eccezionale è il ritrovamento di un mosaico cosiddetto “rustico” costituito da conchiglie di diverso tipo la cui datazione risale agli ultimi decenni del II secolo a.C. Tessere di blu egizio, vetri, scaglie di marmo bianco e colorato e cretoni di pozzolana legati da malta e orditi definiscono delle vere e proprie scene figurate.

Domus del Vicus Tuscus
Domus del Vicus Tuscus – Ph. Archivio Parco archeologico del Colosseo, Simona Murrone

Il nuovo rivestimento occupa tutta la grande parete di fondo dello specus; in origine esso doveva rivestire anche buona parte delle due pareti lunghe laterali dell’ambiente: ma gli interventi edilizi successivi ne hanno cancellato le tracce.

Per quanto finora messo in evidenza e leggibile, la parete di fondo dello specus è occupata da una decorazione a mosaico rustico con un prospetto architettonico che richiama quello delle scenografie teatrali di tradizione ellenistica, articolato in quattro edicole, definite da lesene, decorate con vasi da cui zampilla acqua o da foglie di loto e di vite e terminano in capitelli occupati da una pigna e aghi di pino.

Domus del Vicus Tuscus
Domus del Vicus Tuscus – Ph. Archivio Parco archeologico del Colosseo, Simona Murrone

Vi sono raffigurate cataste di armi con trombe di tipo celtico (carnyx), prue di navi con tridente, timoni con triremi che alludono, forse, a un duplice trionfo, terrestre e navale, del proprietario della domus.

La grande lunetta soprastante presenta, inoltre, una raffigurazione di paesaggio con al centro una città affacciata sul mare solcato da tre grandi navi di cui una con vele sollevate; una cinta muraria con piccole torri circonda la città dotata di portici, porte e di un grande edificio pubblico; su uno dei lati, invece, vi è una scena pastorale.

Domus del Vicus Tuscus – Ph. Archivio Parco archeologico del Colosseo, Simona Murrone

Nell’interpretazione della decorazione forse un’allusione ad una qualche conquista bellica da parte del proprietario della domus, appartenente a un personaggio aristocratico, presumibilmente di rango senatorio. L’assenza di elementi epigrafici allo stato attuale non consente di definire con chiarezza l’identità dei proprietari.

Nell’insieme, la domus si qualifica come residenza in cui si ritrova espressa la cosiddetta luxuria asiatica che per tutto la tarda età repubblicana fu motivo di polemica e feroce lotta politica tra le fazioni aristocratiche.

Come noto, le fonti letterarie riferiscono molte informazioni sui tanti aristocratici romani che, nella tarda età repubblicana, avevano eletto il Palatino a loro quartiere di residenza d’elezione.

 

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