Torna alla luce l’antica agorà di Selinunte con i suoi quasi 33 mila metri quadrati di superficie grazie ad un team internazionale di archeologi. Dagli scavi archeologi sono anche emersi gioielli, amuleti, ceramica, e uno stampo che è la seconda parte di un manufatto già scoperto dieci anni fa e che così ritorna perfettamente integro.

Il reperto è oggetto di studio in quanto non si conosce la sua funzione e lo sta studiando Clemente Marconi, che guida una missione che vede insieme l’Institute of Fine Arts di New York e l’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico.

Agorà di Selinunte
Agorà di Selinunte. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

L’antico nome della città, Selinon, ricorda qualcosa che spesso utilizziamo in cucina, cioè  il prezzemolo. Selinon infatti significa proprio prezzemolo selvatico e questa pianta la ritroviamo spesso anche nell’antica monetazione della città.

Fu fondata da Megara Iblea nella seconda metà del VII secolo a.C. e in poco meno di due secoli raggiunse una ricchezza e una floridezza economica che ha pochi confronti nel mondo siceliota e magno – greco. Gli abitanti costruirono edifici e monumenti di dimensioni grandiose che ancora oggi, nonostante i secoli e vari cataclismi, possono essere ammirati nella loro bellezza.

“Siamo nel cuore di Selinunte e grazie alle attività di pulizia, predisposte dal direttore del Parcodice l’assessore regionale ai Beni culturali e Identità siciliana, Alberto Samonàè possibile avere una visione d’insieme, seppure parziale, di questa immensa agorà. Dà l’idea della magnificenza di questa città e della sua straordinaria essenza, che si comprende anche dai ritrovamenti eccezionali delle missioni archeologiche. Pezzi unici che da venerdì saranno esposti al pubblico all’antiquarium”.

Agorà di Selinunte
Agorà di Selinunte. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

Su indicazione degli archeologi della missione dell’Istituto Germanico di Roma, ma alla fine l’antica agorà è riemersa, al centro dell’abitato e circondata da quartieri residenziali ed edifici pubblici; il centro abitato era collegato all’acropoli da una stretta lingua di terra, e si sviluppò in buona parte verso Nord, sovrapponendosi ad un villaggio preesistente di sicelioti.

Gallery Agorà di Selinunte. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

Al centro vi era un heroon, un monumento eretto per celebrare un eroe e un impianto che ricalca per il doppio della misura quello della città di Megara Hyblaea. Inoltre resti di strutture in pietra e ossa di animali fanno pensare ad altari dove venivano compiuti i riti per sancire i confini dei lotti e la loro ripartizione.

Vasi corinzi. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

Sempre su questo lato dell’agorà, intorno alla metà del VI secolo a.C., fu eretto un edificio in un unico grande vano, forse un hestiatòrion, una sala per banchetti rituali dove potevano trovare posto nove grandi klìnai, i letti su cui i greci consumavano i pasti.

Ma non sono solo queste le ultime scoperte di Selinunte annunciate in una diretta social dall’archeologo Clemente Marconi. La ricerca ha interessato principalmente lo spazio tra il Tempio A e il Tempio O, con una trincea che ha visto la collaborazione dell’Istituto Archeologico Germanico.

Frammento di ceramica.
Agorà di Selinunte. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

Si tratta del primo caso di collaborazione tra missioni nella storia della ricerca archeologica a Selinunte e un importante esempio di collaborazione internazionalescrive Marconi. Lo scopo era quello di datare i due templi, è stata invece individuata una sorgente vicino alle fondazioni del Tempio A: questo fa ragionevolmente ipotizzare che si tratti del primo insediamento in assoluto dei coloni di Megara Hyblaea.

La seconda e la terza area di scavo hanno riguardato entrambe il settore meridionale del grande santuario urbano: sono stati scoperti muri di argilla mista a cenere, forse recinti rituali, ma anche piastre di cottura d’argilla di tipo greco e una grande quantità di ceramica simile a quella di Megara Hyblaea.

Amuleto. Agorà di Selinunte. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

Ma le scoperte non finiscono qui. L’ultima ha avuto luogo in laboratorio dove è stato ricomposto perfettamente un ciondolo in avorio a forma di sirena, databile alla metà del VI secolo a.C. e trovato in  frammenti nel 2017 in uno scavo nel Tempio R. La sirena sembra essere stata importata probabilmente dal Peloponneso e risulta molto simile ad analoghe sculture situate a Delfi.

È stato inoltre rinvenuto anche un piccolo amuleto che raffigura un falcone in pasta vitrea di colore blu, prodotto in Egitto tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C.

Matrice in pietra. Agorà di Selinunte. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

“È l’immagine del dio Horus (divinità del cielo e del sole) – spiega Marconi -, è uno dei più importanti oggetti di produzione egizia scoperti in Sicilia e dà l’idea della ricchezza delle dediche alla dea del tempio R”.

Gallery dei reperti. Foto Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria

Parco Archeologico di Selinunte
Parco Archeologico di Selinunte. Foto di Alessandra Randazzo

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