L’ORTO AMERICANO, un film di PUPI AVATI

prodotto da MINERVA PICTURES e DUEA FILM con RAI CINEMA

al cinema dal 6 marzo 2025 con 01 DISTRIBUTION

L’orto americano, film di Pupi Avati poster
il poster del film

L’orto americano, film di Pupi Avati – Opzioni per lo streaming

L’orto americano è un horror gotico di Pupi Avati e il film di chiusura della 81a Mostra di Venezia, in Selezione Ufficiale, Fuori Concorso. Il film arriva in sala il 6 marzo 2025, distribuito da 01 Distribution.

A Bologna, ai tempi della Liberazione, un giovane problematico con aspirazioni letterarie si innamora al primo sguardo di una bellissima infermiera dell’esercito americano. L’anno dopo, nel Mid West americano, lui andrà ad abitare in una casa contigua a quella della sua amata, separata solo da un nefasto orto. Lì vive l’anziana madre, disperata dalla scomparsa della figlia che non ha dato più notizie di sé dalla conclusione del conflitto. Inizia così da parte del ragazzo una tesissima ricerca che gli farà vivere una situazione terrificante, fino a una conclusione in Italia del tutto inattesa.

Ancora una volta affrontiamo il genere ‘gotico’, in questo caso non solo confermando quei luoghi della nostra regione che sono risultati così significativi, ma allargandoci per la prima parte del racconto a quell’America rurale che è del tutto simile alla nostra Emilia-Romagna”dichiara il regista Pupi Avati.

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L’Orto americano è interpretato da Filippo Scotti, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Chiara Caselli, Rita Tushingham, Massimo Bonetti, Morena Gentile, Mildred Gustafsson e Romano Reggiani, ed è una produzione Duea Film, Minerva Pictures con RAI Cinema, prodotto da Antonio Avati, Gianluca Curti e Santo Versace, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission. Il film uscirà in sala il 6 marzo 2025 con 01 Distribution.

L'orto americano Pupi Avati

SINOSSI

L’orto americano è un film di genere “gotico”.

Narra la storia di un giovane problematico con aspirazioni letterarie che si trova a innamorarsi fulmineamente di una giovane infermiera dell’esercito americano.

Siamo a Bologna a ridosso della Liberazione e a questo giovane problematico è sufficiente l’incontro di sguardi con la bellissima soldatessa per far sì che lui la consideri la donna della sua vita. Casualmente un anno dopo nel Mid West americano lui andrà ad abitare in una casa contigua, in realtà separata da un nefasto orto, alla casa della sua bella.

In questa casa vive l’anziana madre disperata dalla scomparsa della figlia che dalla conclusione del conflitto, dopo aver scritto a casa che si sarebbe sposata con un italiano, non ha più dato notizie di sé.

Inizia così da parte del ragazzo una tesissima ricerca che gli farà vivere una situazione di altissima drammaticità fino a una conclusione in Italia, certamente del tutto inattesa.

Ancora una volta affrontiamo il genere ‘gotico’, in questo caso non solo confermando quei luoghi della nostra regione che sono risultati così significativi, ma allargandoci per la prima parte del racconto a quell’America rurale che è del tutto simile alla nostra Emilia-Romagna.


11 dicembre 2024 – Al via le riprese de L’orto americano, film di genere “gotico” tratto dall’omonimo romanzo di Pupi Avati, che ne firma anche la regia. Il cast conta sulla partecipazione di Filippo Scotti (È stata la mano di Dio), la pluripremiata attrice britannica Rita TushinghamArmando De Ceccon (Oltre la bufera), Roberto De Francesco (Il silenzio grande), Chiara Caselli (Lei mi parla ancora), Romano Reggiani (Eravamo bambini), Cesare Cremonini Andrea Roncato.

La fotografia è di Cesare Bastelli, le scenografie di Biagio Fersini, i costumi di Beatrice Giannini, e il montaggio è di Ivan Zuccon.

Sette le settimane di riprese previste, tra Roma e i suoi dintorni, Cinecittà Studios, il Delta del Po e la città di Davenport in Iowa.

L’orto americano è prodotto da Santo Versace e Gianluca Curti per Minerva Pictures e da Antonio Avati per DUEA Film, con RAI Cinema. Il film è prodotto con il contributo dell’Emilia-Romagna Film Commission.


NOTE DI REGIA

La prima cosa che faccio, prima ancora di esplorare l’appartamento americano, è decidere dove posizionare la macchina da scrivere per avere vicinissime le foto dei miei morti. Mentre scrivo debbo poter vedere mio padre con il suo cane, la zia Teta con il colletto di pizzo, l’Elsa con la crestina e la teiera, lo zio Tini e la zia Laura che mi tengono per mano sul prato di San Lazzaro e tutti gli altri che non ci avrebbero mai creduto che un giorno sarebbero venuti con me in America. Me li sono portati da Bologna e se il vetro che li protegge, malgrado l’infinito viaggio in nave, non si è rotto è un buon segno per uno scrittore.

Sono i miei morti che mi suggeriscono le storie da raccontare. Almeno a Bologna era così. Li fissavo bene, a volte anche per un giorno, e poi, all’improvviso mi mettevo a scrivere, fulmineo. Quando mi fermavo tornavo a guardare lo zio Taddeo che quattro anni fa è finito sotto un bombardamento. È il loro aiuto che mi è indispensabile. Ho scoperto che per scrivere delle belle storie devi avere molti morti. E io ne ho a sufficienza per aver scritto sei romanzi, pronti per qualcuno che finalmente li pubblichi. Senza contare quello che scriverò qui che sarà il mio primo romanzo americano.

Quella del romanziere è una competenza che mi deriva da quando ebbi quell’altissima febbre per la quale mi ricoverarono per due anni al manicomio Roncati”.

Questa la descrizione iniziale del protagonista de L’Orto Americano. Una sorta di identikit psicologico (o forse addirittura psichiatrico) in cui molto mi riconosco. Protagonista che pur vivendo una vicenda che appartenendo a un “genere” che io e Antonio abbiamo praticato con una certa regolarità nell’arco lungo della nostra carriera (dalla remota Casa dalle finestre che ridono al più recente Il signor Diavolo) offrirà agli amanti del genere alcuni aspetti destinati ad ampliarne i già pur vasti confini.

La storia che narro, anticipata dal romanzo omonimo pubblicato da Solferino, è anche “scorrettamente” una storia d’amore. Una storia d’amore assoluta, dove l’impossibile diventa possibile, come in quel cinematografo che ho sempre amato.

Un racconto “gotico” che si svolge al concludersi della seconda guerra mondiale vissuta sia nella provincia americana che nel Polesine, dove il ritrovamento di cadaveri di americani o inglesi rappresentò una lucrosa attività.

E poi la scoperta del bianco e nero, di quello autentico. Il comparare l’immagine reale che avevamo composto con la stessa immagine in b\n che si appalesava sul monitor mi produceva sempre un brivido, un momento di orgoglio infantile.

Non stavamo girando un film, finalmente stavamo facendo il cinema!

Pupi Avati

Agosto 2024


CAST ARTISTICO

Filippo SCOTTI

Lui

Roberto DE FRANCESCO

Emilio

Armando DE CECCON

Glauco

Chiara CASELLI

Doris

Rita TUSHINGHAM

Flora

Massimo BONETTI

Giudice

Morena GENTILE

Arianna

Mildred GUSTAFSSON

Barbara

Romano REGGIANI

P.M.

CAST TECNICO

Regia e soggetto

Pupi AVATI

Sceneggiatura

Pupi AVATI, Tommaso AVATI

Fotografia

Cesare BASTELLI

Scenografia

Biagio FERSINI

Costumi

Beatrice GIANNINI

Suono

Pompeo IAQUONE

Montaggio

Ivan ZUCCON

Regia unità

Mariantonia AVATI

Effetti speciali digitali

BLACKSTONE STUDIO

Effetti speciali analogici

Sergio STIVALETTI

Prodotto da

Antonio AVATI, Gianluca CURTI, Santo VERSACE

Produzione

DUEA FILM, MINERVA PICTURES

con

RAI CINEMA

Con il sostegno di

Regione Emilia-Romagna

attraverso Emilia-Romagna Film Commission

Distribuzione

01 Distribution

Durata

107’

Testi, video e immagini dagli Uffici Stampa 01 Distribution, PuntoeVirgola MediaFarm, Manzo Piccirillo. Aggiornato il 24 gennaio e il 3 febbraio 2025.

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