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Archeologia, ovvero raccogliere, documentare e analizzare le tracce del passato, al fine di studiare e ricostruire le culture e le civiltà del passato del genere umano.

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Archeologia Biblioteca di Celso Efeso
La Biblioteca di Celso a Efeso. Foto di Salih Altuntaş

Non si tratta di un discorso che prende le fila dai nostri tempi, perché già in antichità si parlava di archeologia, anche se con un significato diverso, come discorso sul passato, riferendosi appunto ai tempi precedenti che si cercava di ricostruire.

Con l’Umanesimo si ravvivò l’interesse per i classici e col collezionismo di antichità, la raccolta di reperti costituì un primo riferimento. Tra le più importanti collezioni proprio i Musei Vaticani, fondati nel XVI secolo da papa Giulio II.

Tra i primi scavi archeologici cominciati nell’età moderna ci sono Stonehenge e Pompei ed Ercolano. Lo sviluppo del metodo archeologico e delle moderne tecniche avverranno però solo in seguito.

Nel XIX secolo le spedizioni archeologiche crebbero di numero e di importanza, in Grecia, Asia Minore, Egitto e Mesopotamia. Questa è l’epoca di grandi scoperte come la Troia di Heinrich Schliemann (1873). Con lo studio delle civiltà preistoriche e protostoriche l’interesse per la cultura materiale mutò, e così la disciplina. Cominciarono a svilupparsi la stratigrafia e la cronologia relativa.

Col XX secolo si affina il metodo archeologico mentre la disciplina si avvale sempre più delle tecnologie per ricavare il maggior numero possibile di dati. La datazione al radiocarbonio permette ora una datazione assoluta e non più relativa: sarà solo la prima di tante innovazioni tecnologiche al servizio della disciplina.

“I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori” è una mostra che va raccontata a partire dal suo epilogo. L’esposizione, frutto di un’intesa tra il Mibact e la Fondazione Torlonia, si comprende del tutto raggiungendo la sua ultima sala, la numero 14, dove è esposto il catalogo monumentale curato da Pietro Ercole Visconti e poi dal nipote Carlo Ludovico, stampato in otto edizioni dal 1876 al 1885.

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La storia dell’Aventino, ricordato dalle fonti per la sua natura aspra, arriva fino ai primordi dell’origine di Roma e deve la sua fortuna proprio alla peculiare morfologia di roccaforte ricca di risorse idriche nel sottosuolo. E ricca è anche la sua stratigrafia archeologica con indagini che, a seguito del cambiamento di destinazione d’uso degli edifici della Banca Nazionale del Lavoro, hanno interessato l’area dal 2014 al 2018.

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