Il Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” rinnova il suo allestimento e apre al pubblico a partire dal 6 marzo 2024. Il percorso, ampliato, predispone anche una visita ai depositi, finora non accessibili e avrà una scuola di formazione e digitalizzazione. Saranno 507 i reperti ora esposti provenienti tutti dal territorio stabile, tra i quali vi sono dipinti murali, arredi marmorei, suppellettili in ceramica e bronzo spiegati al visitatore da apparati multimediali didattici che permetteranno così una visita più inclusiva e performante.

Il museo è ospitato nella Reggia di Quisisana dal 2020, un edificio storico della moderna città di Castellamare di Stabia con oltre più di sette secoli di storia. La sua vocazione all’esposizione è stata ulteriormente rafforzata in epoca borbonica quando la residenza venne utilizzata anche come spazio dedicato all’esposizione di reperti provenienti sempre dal territorio stabiano oltre che a numerose testimonianze della vita quotidiana delle ville d’otium e delle ville rustiche posizionate con uno strepitoso affaccio sul Golfo di Napoli.

Oggi il percorso si amplia anche con nuovi reperti restaurati e dopo oltre 250 anni anche con i reperti dell’antica Stabiae custoditi fino ad ora al Museo Archeologico di Napoli con il quale è stato firmato un apposito protocollo di valorizzazione proprio di questi reperti.

IL PERCORSO MULTIMEDIALE

I 6 dispositivi multimediali lungo il percorso raccontano, attraverso modalità immersive e partecipative, le forti relazioni tra la città antica e quella contemporanea.

Si racconta di un sito archeologico straordinario, l’antica Stabiae, due volte distrutta e due volte rinata. Conquistata e devastata nel corso della Guerra Sociale dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, riprende vita come pagus di Nocera e diventa sede di importanti e prestigiose ville marittime, dotate di meravigliosi e lussuosi apparati decorativi. Successivamente verrà distrutta dall’eruzione nel 79 d.C. come altri siti limitrofi  ma a differenza di Pompei ed Ercolano la sua storia continuerà anche successivamente come riferisce il poeta latino Stazio.

Gli scavi del sito vesuviano di Stabiae ebbero inizio il 7 giugno 1749 per volere di Carlo III di Borbone. Fu esplorato un impianto urbano, con botteghe e strade e sei ville residenziali sul ciglio del pianoro di Varano. Lo scavo avveniva attraverso cunicoli rinterrando e passando ad altro quando i rinvenimenti non erano ritenuti degni di essere esposti al Museo Borbonico di Portici.

Nella prima sala un plastico multimediale entra in relazione con i reperti esposti, raccontando in un lungo arco temporale le trasformazioni del territorio – compreso tra Ercolano, il Vesuvio, Pompei fino a Sorrento sul versante napoletano e Nocera e i Monti Lattari su quello salernitano; e i due diversi momenti di scoperta della città antica di Stabia, la prima in età borbonica (negli anni in cui furono scoperte Pompei ed Ercolano); la seconda ad opera del Preside Libero D’Orsi, negli anni ‘50. Quest’ultimo momento, in particolare, viene ripercorso attraverso un diario multimediale con la voce, le foto e gli appunti del Preside D’Orsi.

Il percorso del Museo Archeologico “Libero d’Orsi” continua ancora con il rapporto con il territorio circostante e allora un’ampia sezione è dedicata ai reperti provenienti dai moderni comuni di S. Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Gragnano, Casola e Pimonte.

Gallery con foto dagli Uffici Stampa del Parco Archeologico di Pompei e del Ministero della Cultura – MiC 

I DEPOSITI ARCHEOLOGICI DI STABIA-REGGIA DI QUISISANA

Un ulteriore spazio espositivo è stato creato per rendere visitabili e fruibili i depositi della Reggia di Quisisana, visti non più come luoghi nascosti al pubblico ma inseriti nel percorso di visita come spazio aperto alla conoscenza, alla condivisione e allo studio.

È stato avviato un importante progetto di digitalizzazione di tutta la collezione dei reperti stabiani, il cui progetto è curato da Maria Rispoli e da Alberto Bruni. I primi dati saranno sin da subito fruibili mediante postazioni multimediali collocate nelle sale dei depositi. Essi saranno a disposizione di visitatori e di studiosi che potranno consultare i database secondo livelli di fruizione diversificata.

Rendering del nuovo Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”. Gallery con immagini © Ministero della Cultura

CENTRO DI FORMAZIONE E LABORATORIO DI DIGITALIZZAZIONE 3D DELLA REGGIA DI QUISISANA  

All’interno della Reggia di Quisisana è stato realizzato un centro di formazione avanzato, grazie al progetto “ISIDE – Percorso formativo condiviso e federato per la Safety&Security dei luoghi della cultura del MiC della Regione Campania”, finanziato con risorse del “PON Legalità” 2014-2020 del Ministero dell’interno. Grazie a tale progetto è stato possibile realizzare delle aule multimediali appositamente attrezzate con dotazioni tecnologiche estremamente avanzate, inclusi visori 3D per esperienze di formazione immersiva.

All’interno di tali aule, unitamente a quelle realizzate negli altri luoghi della cultura della Regione Campania, è stata già avviata un’attività di formazione (con lezioni sia in diretta, erogate dai docenti presenti in una delle aule, sia in differita, grazie ad una piattaforma didattica appositamente realizzata che può essere utilizzata dai partecipanti all’interno delle aule o da remoto, da qualunque tipo di postazione) riguardante gli aspetti della sicurezza, intesa sia come Safety che come Security, e della tutela del patrimonio al fine di aumentare le competenze e le conoscenze di tutto il personale del MiC della Regione Campania.

Il progetto è strettamente connesso con un analogo progetto della Regione Calabria, grazie alla visione federata alla base della loro realizzazione.

Le aule, attrezzature, infrastrutture potranno essere inoltre utilizzate per altre iniziative e progetti di formazione, al fine di garantire la giusta diffusione e disseminazione culturale in tutti i settori di interesse del MiC (e non solo), potendo operare in sinergia con università e altri istituti/enti nazionali e internazionali. All’interno degli spazi è stato anche realizzato in collaborazione con la Scuola Superiore Meridionale un apposito laboratorio per la digitalizzazione 3D dei reperti e degli oggetti artistici, attrezzato con apparecchiature e dispositivi all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.

La riapertura al pubblico del Museo Archeologico di Stabia, con il suo nuovo allestimento, le sue collezioni arricchite dai reperti provenienti dalle ville stabiesi e la riunione temporanea con quelli conservati al MANN, le sue sale rinnovate, il centro di formazione avanzato, è una notizia bellissima per la cultura. Questo è un sito unico che, grazie al lavoro di tutti, torna a splendere e ad offrire ai cittadini e agli appassionati un’offerta incredibile di testimonianze storiche di grandissimo rilievo. Un tassello fondamentale dell’operazione strategica di valorizzazione di questa area, all’interno del progetto della Grande Pompei, ovvero quell’immenso parco della storia diffuso, entro cui insistono le aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis, Boscoreale e tutto il territorio circostante. Il nuovo Museo di Stabia sarà una delle perle di questo progetto che testimonia, ancora una volta, la centralità che la Campania ha per l’archeologia mondiale e la nostra scelta di continuare ad investire su queste meravigliose ricchezze del patrimonio culturale della Nazione – dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – Su Castellammare c’è anche un finanziamento del Ministero pari a 4mln di euro per il restauro e la rifunzionalizzazione del Convento di San Francesco, alle spalle del Museo Diocesano. Il progetto esecutivo è in consegna. Entro l’estate avvieremo i lavori”.

Oggi si raccolgono i frutti di un progetto ambizioso in cui ho creduto da sempre, impegnandomi in prima linea per la valorizzazione della Reggia di Quisisana, divenuta, dal 2020, il naturale e prestigioso spazio espositivo del patrimonio archeologico dell’antica Stabiae – afferma il Direttore generale dei Musei, Massimo Osanna – Visitare il Museo Archeologico di Stabia significa non soltanto comprendere la vita e la cultura del passato, ma anche proiettarsi verso il futuro: qui, infatti, si intende costruire un modello virtuoso di dialogo con il territorio, una buona pratica basata sulla sinergia interistituzionale e sulla ricerca scientifica sperimentale. L’istituto, che riapre al pubblico con un nuovo allestimento arricchito nella compagine di reperti esposti e nella metodologia di comunicazione didattica, è un invito alla scoperta della nostra storia: anche l’accordo di valorizzazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha permesso di proporre ai visitatori un viaggio straordinario tra manufatti appena sottoposti a un’attenta campagna di restauro”.

Il Museo Archeologico di Stabia è molto più di un museo di opere archeologiche di pregio, per quantità e qualità che evidenziano il valore storico e culturale del territorio stabiano – sottolinea il Direttore Gabriel Zuchtriegel – ma un vero e proprio polo culturale e centro di ricerca di richiamo internazionale, in quanto sede di una scuola di formazione per la valorizzazione dei beni culturali dotata di attrezzature per la digitalizzazione e depositi accessibili per la ricerca e lo studio”.

Video e immagini dagli Uffici Stampa del Parco Archeologico di Pompei e del Ministero della Cultura – MiC.

Nuovi scavi archeologici dal sito dell’antica Stabiae

 

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