Parzialmente decifrato lo script di Issyk-Kushan, finora noto come script Kushan sconosciuto
Dopo l’annuncio all’Accademia delle Scienze della Repubblica del Tagikistan a Dushanbe, il 1° Marzo di quest’anno il gruppo di ricerca del Dipartimento di Linguistica dell’Università tedesca di Colonia è giunto alla pubblicazione dello studio col quale si spiega la parziale decifrazione del cosiddetto script Kushan sconosciuto, un sistema di scrittura che per settant’anni ha fatto discutere gli studiosi della materia.
La pubblicazione open access è avvenuta il 12 luglio sulla rivista Transactions of the Philological Society e contiene una ampia parte divulgativa che permette anche ai non addetti ai lavori di seguire la scoperta.
Si è detto di una parziale decifrazione perché il 60% circa dei segni dello script può attualmente essere letto. Per arrivare a questo risultato, nel corso di diversi anni, Svenja Bonmann, Jakob Halfmann e Natalie Korobzow hanno esaminato le iscrizioni provenienti da diversi Paesi dell’Asia Centrale, che vanno a costituire un corpus all’interno della sezione quarta dello studio.
Si tratta di diverse dozzine di iscrizioni, ritrovate nelle grotte o su ciotole e vasi d’argilla, provenienti prevalentemente da Kazakhstan, Uzbekistan, Tagikistan e Afghanistan meridionale, ma alcune arrivano persino da Socotra. La maggior parte delle iscrizioni può essere datata a un periodo che va dal secondo secolo avanti l’era volgare, fino al terzo secolo dell’era volgare, con alcune iscrizioni che arrivano anche al settimo secolo. Sono associate sia a popoli nomadi della steppa eurasiatica, come gli Yuèzhī, che agli Imperatori Kushan.
L’Impero è noto per l’arte e l’architettura, oltre che per aver favorito la diffusione in Asia orientale del Buddismo.
Come raccontato dagli studiosi, la decifrazione è avvenuta in maniera non dissimile da altre ormai celebri, alle quali si sono ispirati. Si tratta di quella avvenuta duecento anni fa dei geroglifici egizi, di quella dell’antico cuneiforme persiano e della Lineare B. Gli studiosi hanno difatti poggiato il loro lavoro in tal senso a un’iscrizione bilingue e a una trilingue, che permettono il confronto con altre forme di scrittura già note.
Di particolare rilievo si sono rivelate le iscrizioni dalla Gola di Almosi (bilingue, l’altra lingua è quella nota battriana) in Tagikistan, e un’iscrizione ritrovata nel 1969 a Dasht-i Nawur III, in Afghanistan (trilingue, in Gandhari e sempre nella lingua battriana).
La svolta nella decifrazione dello script di Issyk-Kushan è avvenuta grazie al nome dell’Imperatore Vema Takhtu, che appare nei testi col titolo di “Re dei Re“, che ha permesso di identificare la corrispondenza tra il passaggio in lingua battriana con quello corrispettivo nello script Kushan. Passo dopo passo i linguisti sono riusciti ad avanzare nella decifrazione e a determinare il valore fonetico dei segni.
La lingua registrata dalla scrittura è risultata essere una lingua medio iranica finora sconosciuta, diversa dalla lingua battriana come da quella Saka, un tempo parlata nella Cina occidentale. Secondo la ricostruzione degli studiosi, a un certo punto sarebbe assurta a lingua ufficiale dell’Impero Kushan, insieme al Battriano, al Gandhari e al Sanscrito. Come nome preliminare, gli autori dello studio suggeriscono quello di Eteo-Tocarico.
Dallo studio, è emerso anche che sarebbe plausibile una derivazione dello script dall’Aramaico imperiale, una tesi peraltro già popolare negli studi precedenti. Una derivazione dalla scrittura kharoshthi (o gandhari) non sarebbe invece possibile confermarla al momento. Gli autori suggeriscono che la riconfigurazione del sistema di scrittura da abjad ad abugida risulta parallelo proprio al kharoshthi e considerano possibile che entrambi gli script siano il risultato di processi storici simili avvenuti in regioni differenti.
Gli studiosi suggeriscono ora di chiamare lo script Kushan sconosciuto (in quanto non più tale) come script di (Issyk-)Kushan, poiché attestato per la prima volta dall’iscrizione ritrovata nel kurgan di Issyk e anche chiaramente associata agli insediamenti dei Kushan e dell’Imperatore Vema Takhtu, “Re dei Re”. Sono ovviamente intenzionati a proseguire il loro lavoro fino alla completa decifrazione.
Riferimenti bibliografici:
Svenja Bonmann, Jakob Halfmann, Natalie Korobzow & Bobomullo Bobomulloev. 2023. A Partial Decipherment of the Unknown Kushan Script, Transactions of the Philological Society 121.2, Article DOI: 10.1111/1467-968X.12269
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1467-968X.12269