Pubblicato volume relativo a 13 frammenti dei Rotoli del Mar Morto
9 Agosto 2016
Pubblicato il primo di una serie di volumi basati sulla ricerca del Museo della Bibbia, ed edito da Emanuel Tov (Hebrew University, Gerusalemme), Kipp Davis (Trinity Western University) e Robert Duke (Azusa Pacific University).
Il volume contiene scoperte relative a 13 frammenti dei Manoscritti del Mar Morto finora non pubblicate, frammenti di Bibbia ebraica e un frammento non biblico. È il culmine di quattro anni di ricerca che hanno coinvolto 50 studiosi.
Link: Alphagalileo via Demoss
Una delle località del ritrovamento dei Rotoli del Mar Morto, foto di Effi Schweizer, da Wikipedia, Pubblico dominio.
L’inchiostro metallico era già usato nei papiri greci del III sec. a.C.
L’inchiostro metallico era già usato nei papiri greci del III sec. a.C.
Un team scientifico internazionale annuncia un’eclatante «scoperta» sui papiri ercolanesi che retrodata l’uso di inchiostro metallico al I sec. a.C. ma già precedenti analisi pubblicate nel 1990 ne avevano attestato l’impiego in papiri del III sec. a.C.

Recentemente è stata divulgata la notizia che un gruppo di ricerca internazionale, che sta conducendo un progetto sui papiri ercolanesi, ha scoperto che «l’inchiostro metallico era usato diversi secoli prima di quanto si ritenesse in precedenza», affermando tra l’altro che «finora si pensava che prima del IV-V secolo d.C. il metallo non fosse presente nell’inchiostro dei papiri greco-romani», spingendo «a un livello mai raggiunto la nostra conoscenza degli inchiostri del periodo classico dell’antichità …». La ‘scoperta’ è stata divulgata con grande clamore attraverso i mezzi di comunicazione, conferenze varie ed è stata inoltre pubblicata nel 2016 in Proceedings of the National Academy of Science.

Questa eclatante ‘scoperta’ annunciata dal team di ricerca internazionale è, a mio avviso, una ‘non scoperta’: non retrodata affatto l’uso dell’inchiostro metallico di quattro secoli, fissandolo al I sec. a.C., in quanto già nel 1990 era stata individuata la presenza di metalli in papiri greci del III sec. a.C. Infatti, già nel 1990 sono stati pubblicati, nella rivista Revue d’Égyptologie, i risultati di interessanti analisi condotte per accertare il tipo di inchiostro usato nei testi greci e demotici datati al 252-98 a.C. della collezione del Musée du Louvre, impiegando il metodo di analisi non distruttivo PIXE. Le analisi hanno determinato che i testi demotici erano scritti con inchiostro al carbone e che tutti i testi greci, tranne uno, erano scritti con inchiostro metallico, con percentuali varianti di rame, piombo, ferro, zinco ecc. Ed ancora, in un altro studio sugli inchiostri nei papiri del Louvre, apparso sempre nel 1990, è stato evidenziato che, «per quanto riguarda gli inchiostri contenenti metalli, la varietà della loro composizione è stata sorprendente … Abbiamo trovato altri metalli … in particolare zinco e piombo, talvolta in quantità impressionante …». Pertanto, sorprende l’affermazione del team internazionale di ricerca, ancor di più se si considera che i risultati delle analisi condotte oltre venticinque anni addietro, che – ripeto - hanno portato ad individuare la presenza di metalli negli inchiostri di papiri del III sec. a.C., sono noti e sono stati anche citati, tra i tanti nel volume Ancient Egyptian Materials and Technology nel 2000 ed anche da me nella seconda edizione del volume I papiri carbonizzati di Ercolano, pubblicato nel 2015.
D’altronde, come si ricorderà, lo scorso anno il team internazionale aveva diffuso anche un’altra notizia, pubblicata tra l’altro in Nature Communications nel 2015, riguardante l’individuazione di una tecnica non invasiva che avrebbe consentito la lettura dei testi ercolanesi senza la necessità di srotolare i papiri, basandosi soprattutto sul fatto che l’inchiostro utilizzato era a base di carbone. Non tutti i papiri ercolanesi, però, possono essere stati scritti con inchiostri ottenuti dai pigmenti nero fumo o carbone di legna polverizzato, come ho già scritto in proposito nella mia pubblicazione del 2015 sopracitata, nella quale sono citati anche i sorprendenti e già noti risultati analitici condotti sul gruppo di papiri greci e demotici datati dal III al I sec. a.C. e pubblicati nel 1990, che attestavano l’impiego di inchiostro metallico. Inoltre, per quanto riguarda i papiri ercolanesi - ma vale anche per i papiri di tutte le epoche – a mio avviso è illusorio pensare di individuare la «ricetta precisa» (così era stata presentata) dell’inchiostro a base di carbone usato nei papiri ercolanesi e ciò per una serie di ragioni. È noto che, trattandosi di una preparazione artigianale, sia la procedura di fabbricazione degli inchiostri sia le proporzioni dei componenti erano variabili; pertanto i risultati della ricerca resterebbero limitati al singolo papiro esaminato.
Com'è noto, l'uso dell'inchiostro metallico era associato all'utilizzo della penna di canna e l'inchiostro al carbone alla penna di giunco.
Per riassumere, lo scorso anno abbiamo assistito alla scoperta di inchiostro al carbone nei papiri ercolanesi a seguito di analisi su due campioni papiracei; quest’anno, dopo l’uscita della mia pubblicazione del 2015 (ma sarà pura coincidenza), viene annunciata la scoperta della presenza di metalli negli inchiostri, a seguito di analisi eseguite (pare) sempre sugli stessi campioni.
Voglio ricordare, infine, che nelle ricerche pubblicate dal team internazionale si fa riferimento anche alla temperatura di 320 °C subita dai papiri ercolanesi, senza citare che tale valore era già stato da me determinato e pubblicato (una prima sintesi pubblicata nel 1991, poi la pubblicazione I papiri carbonizzati di Ercolano del 1994 con la seconda edizione del 2015, ed ancora altri articoli).
Oggi, assistiamo ad annunci eclatanti di scoperte, frutto di collaborazioni internazionali (CNR italiano, CNR francese, Università di Grenoble, Università di Gand, Belgio, ecc.), «che dischiudono nuove prospettive di ricerca in ambito archeologico», ignorando quanto altri hanno fatto in precedenza.
Siracusa, 19 giugno 2016
Corrado Basile
Fondatore del Museo del Papiro
Museo del Papiro “Corrado Basile”
Istituto Internazionale del Papiro
ex convento di Sant'Agostino in Ortigia
Via Nizza n. 14 - 96100 Siracusa
Tel./Fax 0931 22100
www.museodelpapiro.it
Software di astronomia usato per datare frammento di Saffo
13 Maggio 2016
Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Astronomical History and Heritage, ha utilizzato il software di astronomia Starry Night per individuare la notte della quale ci racconta la poetessa greca Saffo, nel testo noto come frammento 168 B Voigt (in Inglese, Midnight Poem, Ippolito Nievo lo chiamò "Notte Solitaria").
Il testo fu tradotto da molti autori (in questo caso si è scelto Pavese): "Tramontata è la luna / E le Pleiadi, è mezza / Notte, è passata l'ora: / giaccio sola nel letto".
Si è dunque cercata la stagione nel 570 a. C., corrispondente a quella descrizione del cielo stellato a mezzanotte, dall'isola di Lesbo. Si è così dimostrato che le Pleiadi sarebbero tramontate a quell'ora del 25 Gennaio di quell'anno. Sarebbe la prima data a partire dalla quale riferire il testo. L'autore Manfred Cuntz aggiunge che non molti autori antichi commentano le osservazioni astronomiche con altrettanta chiarezza.
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Antico repertorio di canzoni medievali ricostruito a Cambridge
23 Aprile 2016
Prima performance in 1.000 anni: brani ‘perduti’ dal Medio Evo sono riportati in vita

Un antico repertorio di canzoni sarà ascoltato per la prima volta in 1.000 anni questa settimana (NdT: il 23 Aprile), dopo essere stato ‘ricostruito’ da un ricercatore di Cambridge e da un esecutore di musica medievale di livello mondiale.
L'esecuzione di sabato riguarda musica legata a porzioni poetiche dell'opera magna del filosofo romano Boezio, De Consolatione philosophiæ. Uno dei lavori più ampiamente letti e importanti del Medio Evo, fu scritto durante l'imprigionamento di Boezio nel sesto secolo, e prima della sua esecuzione per tradimento. Tale fu la sua importanza, che fu tradotta da molte figure importanti, comprendenti Alfredo il Grande, Chaucer ed Elisabetta I.

Testo tradotto dalla University of Cambridge (e lievemente adattato causa data passata del concerto); Link e foto: AlphaGalileo.
Scritti dalla fortezza di Arad danno indicazioni sulla composizione di testi biblici
11 Aprile 2016
Gli studiosi dibattono se la prima fase principale di compilazione dei testi biblici sia avvenuta nel periodo precedente o successivo alla distruzione di Gerusalemme avvenuta nel 586 prima dell'era volgare. Anche se si è d'accordo che i testi chiave furono messi per iscritto a partire dal settimo secolo prima dell'era volgare, la data esatta di compilazione è in dubbio. Si presume pure che il proliferare di testi letterari sia una condizione preliminare per la creazione di tali scritti.
Un nuovo studio, pubblicato su PNAS, ha esaminato 16 testi scritti ad inchiostro, ritrovati nella fortezza di Arad (nella parte meridionale e arida della Giudea) e scritti attorno all'anno 600 prima dell'era volgare. Costituiscono quindi prova dell'esistenza di testi letterari negli ultimi anni del Regno di Giuda.
Queste iscrizioni forniscono informazioni sui movimenti delle truppe e sulle spese effettuate per l'acquisto di cibo: il tono fa escludere si tratti di scribi, e indica invece un elevato tasso di alfabetizzazione nell'apparato del Regno di Giuda, che può costituire uno sfondo per la composizione della massa critica di testi biblici.
Con la caduta del Regno di Giuda, si registra invece un crollo della produzione di iscrizioni in ebraico, fino al secondo secolo prima dell'era volgare. Queste considerazioni ridurrebbero la probabilità che molta letteratura di carattere biblico sia stata composta in quel periodo.
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Scontro alle Termopili tra Greci e Goti durante il regno di Gallieno
18 - 22 Marzo 2016
Un frammento di un antico testo greco - probabilmente proveniente dagli Scythica di Publio Erennio Dessippo - testimonierebbe una battaglia tra Romani e Goti alle Termopili, nei primissimi anni degli anni sessanta del terzo secolo dell'era volgare.
Il frammento descrive importanti eventi del regno di Gallieno: vi fu un attacco dei Goti a Tessalonica, che fallì (negli anni cinquanta del terzo secolo). I Goti vengono descritti come una banda compatta mentre tenta l'assalto alla città. Si narrano poi i successivi preparativi dei Greci (parte dell'Impero Romano) per respingere i barbari che si spostavano a sud in Acaia, verso Atene. A quel punto i Greci si riunirono presso il passo delle Termopili, armandosi con lance, asce e altri strumenti di fortuna, e fortificando il muro perimetrale. Il generale Mariano avrebbe esortato i Greci a combattere, ricordando loro degli antenati che lì si scontrarono contro i Persiani.
Il frammento è stato ritrovato nel 2007 da Jana Grusková, in un manoscritto dell'undicesimo secolo, proveniente dalla Biblioteca Nazionale Austriaca a Vienna. Non era stato notato in precedenza poiché trattasi di un palinsesto, cioè di una pagina scritta, cancellata e nuovamente riscritta. Nel 2014, grazie alle nuove tecnologie, è stato pubblicato dalla stessa Jana Grusková e da Gunther Martin nel periodico Wiener Studies. La traduzione del frammento è stata recentemente pubblicata sul Journal of Roman Studies.
Lo studio "Dexippus and the Gothic Invasions: Interpreting the New Vienna Fragment (Codex Vindobonensis Hist. gr. 73, ff. 192v–193r) *", di Christopher Mallan e Caillan Davenport, è stato pubblicato sul Journal of Roman Studies.
Link: Journal of Roman Studies; Daily Mail; Greek Reporter; Live Science.
Particolare dal Sarcofago Grande Ludovisi, foto di Jastrow (2006), da Wikipedia, Pubblico Dominio.
Busto di Publio Licinio Egnazio Gallieno, foto di ChrisO da Wikipedia, CC BY-SA 3.0.
Le Termopili, foto di Fkerasar, da Wikipedia, CC BY-SA 3.0.
Inchiostro metallico nei papiri di Ercolano
25 Marzo 2016
L'eruzione del Vesuvio del 79 d. C. ha coperto e preservato pure i papiri appartenenti all’unica biblioteca dell’antichità a conservarsi integralmente fino ad oggi, ad Ercolano (Herculaneum). Recentemente è stato pure possibile leggere alcune parole da questi papiri carbonizzati, senza srotolare i delicatissimi reperti.
Un'altra scoperta recente riguarda l'utilizzo del piombo nell'inchiostro utilizzato per la scrittura nei manoscritti greci e romani. Fino a poco tempo fa si riteneva che quell'inchiostro fosse invece prodotto col carbonio, e che il metallo fu utilizzato maggiormente solo a partire dal quarto secolo d. C.
Un nuovo studio, pubblicato su Nature: Scientific Reports, si è spinto ora a formulare ipotesi sull'origine e lo stato del piombo in quei papiri. In particolare, si è scoperto inchiostro metallico in due frammenti dei papiri della biblioteca ritrovata ad Ercolano. Ciò modifica la nostra conoscenza della storia della scrittura e spinge indietro di alcuni secoli l'introduzione dei metalli nell'inchiostro.
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L'eclisse nell'Odissea di Omero, datata al 1207 a. C.?
2 Gennaio 2016
In passato, diversi autori hanno considerato gli aspetti astronomici nell'Odissea di Omero. Un nuovo studio ha in particolare esaminato due passaggi, che si relazionano a due profezie di Teoclimeno. Il primo, solitamente considerato in lavori precedenti (e piuttosto esplicito sul fatto che possa trattarsi di un evento astronomico, un'eclissi) si trova nel Libro ventesimo, 356-357 (qui si riporta a partire da 350):
E parlò anche, tra essi, Teoclimeno simile a un dio:
«Ah infelici! che sciagura v'ha colto? la notte
vi avviluppa la testa e il volto e, giù, le ginocchia;
avvampa il lamento, sono intrise di pianto le gote;
i muri e i begli architravi sono aspersi di sangue,
il portico è pieno di spettri, ne è piena la corte,
e muovono all'Erebo, al cupo; il sole
è sparito dal cielo, è calata una brutta caligine».
Il secondo passaggio parla invece dell'arrivo di Telemaco a Itaca, e gli autori del nuovo studio ritengono si tratti anche qui di un riferimento a un fenomeno astronomico. Si trova nel Libro quindicesimo, 525-534:
Mentre diceva così, gli volò a destra un uccello,
un falcone, il celere nunzio di Apollo: negli artigli
serrava un colombo, lo spennava e spargeva
a terra le penne, tra la nave e lo stesso Telemaco.
Allora Teoclimeno, chiamandolo a parte dei compagni,
gli strinse la mano, gli rivolse la parola, gli disse:
«Telemaco, non senza un dio è volato da destra l'uccello:
ho capito, a vedermelo in faccia, che è augurale.
Altra stirpe più regale della vostra non c'è
tra il popolo di Itaca, ma sempre voi siete i più forti».
Il nuovo studio, oltre a sottolineare le incongruenze della seconda scena (e in particolare del falco che spenna il colombo in cielo), interpreta le piume che cadono come una pioggia di meteore, anche sulla base dei passaggi successivi. Sulla base di questo supposto secondo fenomeno astronomico, gli autori propongono la data del 25 Ottobre 1207 a. C. per l'arrivo di Ulisse a Itaca (anche seguendo una precedente ricerca di uno degli autori dello studio). Così l'eclissi parziale (30 Ottobre 1207 a. C.) e la pioggia di meteore verrebbero a coincidere nello stesso periodo. Proposte precedenti hanno invece indicato l'eclissi totale del 16 Aprile 1178 a. C.
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Una dea incinta e Astarte nel Disco di Festo?
16 Dicembre 2015
Procedono i tentativi di decifrazione del Disco di Festo: si tratterebbe forse di un inno ad Astarte.
Rispetto a un anno fa, il dott. Gareth Owens, del Technological Educational Institute of Crete avrebbe cambiato idea su alcuni punti: si farebbe riferimento non a una generica "madre incinta", ma più precisamente a una dea incinta. L'altro lato del disco sarebbe dedicato ad Astarte. Owens sarebbe giunto a queste conclusioni partendo da un confronto con simili testi sacri a Creta.
Link: Greek Reporter
Lato A del disco di Festo, foto da Wikipedia, CC BY 1.0, caricata da e di PRA.
Individuato il luogo dello scontro tra Caio Giulio Cesare e Tencteri e Usipeti
10 - 12 Dicembre 2015
Il luogo dello scontro, avvenuto nel 55 a. C. tra Caio Giulio Cesare e le due tribù germaniche di Tencteri e Usipeti (o Usipi), è stato individuato nella provincia olandese del Brabante, presso Kessel.
Cesare ne parla nel quarto libro del De Bello Gallico (in particolare IV 1, 4, 12-16, 18): spinte dagli Suebi (o Svevi), le due tribù oltrepassarono il Reno. Un tentativo di compromesso fallì e Cesare, che più non si fidava di loro, affermò che si ebbero 430 mila morti per le due tribù, mentre le sue truppe registrarono solo pochi feriti. Si trattò ad ogni modo di uno scontro estremamente sanguinoso: gli studiosi parlano addirittura di 150 o 200 mila morti.
I resti ritrovati riguardano uomini, ma pure donne e bambini. Tra i reperti spiccano le spade della tarda Età del Ferro, piegate alla maniera rituale. La scoperta è di grande importanza pure perché testimonia per la prima volta la presenza di Cesare nei Paesi Bassi (anche se ritrovamenti indicativi dello scontro furono effettuati nel 1975 e 1995). Anche se Cesare si riferisce alle due tribù come a Germani, è possibile che si sia trattato (anche) di Celti.
Link: Vrije Universiteit Amsterdam 1, 2; Past Horizons; The History Blog; Guardian, Art Daily via AFP; Daily Mail; National Geographic.nl; Omroep Brabant; NRC.nl.
Ritratto di Caio Giulio Cesare, foto da , CC BY 2.0, caricata da e di GautierPoupeau (Gautier Poupeau from Paris, France - César).