Il passeggero di Cormac McCarthy. L’inesorabile oscurità verso cui tendiamo

Ritrovarmi a scrivere di McCarthy e del suo ultimo romanzo Il passeggero è una delle sfide più ardue che abbia mai affrontato, il lavoro in questo caso trascende dalla semplice recensione e non c’è da stupirsi se le parole che adesso sto cercando di fissare su questa pagina bianca continuano a sembrarmi riduttive e incapaci di reggere il confronto con un autore così immenso. Se è vero che ciò che viene trascritto automaticamente esiste e diventa reale allora posso soltanto sperare che questo mio sproloquio raggiunga in qualche modo la vostra interiorità e riesca a trasmettervi una parte di quella magia tragica che ha lacerato il mio cuore.

A sedici anni di distanza dal suo rinomato libro La strada, Cormac McCarthy riaffiora con un romanzo sbalorditivo e perturbante che pullula di interrogativi sulle molteplici sfaccettature della realtà e dell’infinito, due concetti dalle radici profonde e primordiali, propri tanto della scienza quanto della filosofia.

Cormac McCarthy Il passeggero
La copertina del romanzo Il passeggero di Cormac McCarthy, edito in Italia da Giulio Einaudi Editore (2023) nella collana Supercoralli, traduzione di Maurizia Balmelli

“Da qualche parte hai scribacchiato che quando si perde una dimensione si rinuncia a ogni pretesa di realtà. Salvo per la matematica. Esiste una via dal tangibile al numerico che non sia ancora stata esplorata?”

In effetti di scienza e filosofia si parla, Cormac McCarthy da questo punto di vista torna negli scaffali delle nostre librerie con una narrazione del tutto nuova, accompagnata da una ricercata sperimentazione del linguaggio come mezzo attraverso il quale raggiungere gli anfratti più oscuri e reconditi del subconscio umano. Il passeggero esula da una concezione semplice e ordinata del mondo, è un viaggio esistenziale che oltrepassa il concepimento del nostro Io come struttura psichica stabile e ben organizzata, pertanto, quelle di McCarthy, sono pagine e frammenti di storie che tendono a orientarsi verso il caos come unica direzione definitiva.

Cormac McCarthy (1973). Foto dalla sovracoperta del libro Child of God (1973), in pubblico dominio

Per approfondire e sviluppare le tematiche insidiose descritte finora l’autore americano si avvale di due personaggi decisamente complessi: il primo, Bobby Western, personaggio principale de Il passeggero, è un sommozzatore tanto reale quanto metaforico perseguitato dai fantasmi del passato, la cui storia si lega indissolubilmente a quella della sorella Alicia morta suicida.

“La verità del mondo costituisce una visione raccapricciante al punto da far impallidire le profezie del più funereo degli indovini che mai l’abbiano abitato. Non appena ne convieni, l’idea che un giorno tutto questo sarà ridotto in polvere e disperso nel nulla più che una profezia diventa una promessa.”

Di seguito l’articolo prosegue con alcuni elementi della trama.

Mentre rimaniamo in attesa del libro-gemello Stella Maris che andrà a completare il dittico di McCarthy e consentirà di avere una visione d’insieme più chiara per quanto riguarda la figura di Alicia, siamo già in grado di formulare alcune considerazioni sulla rotta presa da questo primo romanzo.

I fratelli Western possono essere innanzitutto considerati eredi della distruzione poiché figli di un fisico che ha contribuito al Progetto Manhattan per la realizzazione delle prime bombe atomiche, un aspetto, questo, che getta le basi su questioni scientifiche dove ordine e disordine sembrano due concetti impossibili da separare. Per come è strutturato, Il passeggero riesce a far viaggiare parallelamente questi due aspetti: alla storia di Bobby, Cormac McCarthy alterna frammenti di pagine scritte in corsivo dedicate alle allucinazioni di Alicia nel periodo confinante al suo suicidio, creando così una struttura narrativa camaleontica con dialoghi, descrizioni e aspetti della vita quotidiana prima semplici e immediati poi più arcani e profondi.

I personaggi di McCarthy sono personaggi mossi da una profonda disperazione che inghiotte e divora qualsiasi speranza o ricerca spasmodica di salvezza, sono figure che cercano in primo luogo di fuggire da sé stesse e dall’atmosfera traumatica che li avvolge, in un crescendo di pagine angoscianti che schiacciano sogni e possibili illusioni. Leggere Il passeggero significa dunque riconoscere la transitorietà del nostro Io e accettare di scendere a patti con il mastodontico buco nero dell’esistenza, una questione decisamente complessa da trattare che richiede un costante lavoro di riflessione per poter essere assimilata. Il romanzo di Cormac McCarthy entra a far parte dei nostri tempi con l’impegno di essere qualcosa di permanente, al pari di un classico moderno.

“E cosa siamo noi? Dieci percento biologia e novanta percento mormorio notturno.”

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