Lorenzo Scano, Via libera – recensione
Sotto la categoria “librerie del giallo”, in Italia, ne compaiono principalmente due: una di Milano e una di Cagliari. Quella sarda è stata aperta nel 2017 da Lorenzo Scano, autore di Via libera, pubblicato di recente con Rizzoli. L’associazione tra gli elementi mi incuriosisce e decido così di leggere il libro. Un romanzo scritto bene, in primo luogo, il che forse può sorprendere dato che Lorenzo non ha neanche trent’anni e una prosa tanto delineata presupporrebbe un’esperienza e una capacità letteraria più levigata e matura.
Eppure Lorenzo non è nuovo alla scrittura, anzi, dopo aver aperto la libreria Metropolitan a Cagliari si capisce che il suo più intimo desiderio era sempre stato quello di diventare un autore di libri gialli, thriller e noir. Si cimenta infatti fin dai tempi della scuola vincendo due concorsi letterari e, se si escludono i racconti, Via libera è il suo terzo romanzo dopo Stagione di sangue (Watson Editore, 2016) e Pioggia sporca (La Corte Editore, 2018).
La storia si alimenta sull’isola proprio nel capoluogo di regione e nei quartieri che più di tutti rappresentano il tessuto urbano e sociale delle persone che li vivono. Persone, adolescenti come Davide, Chanel e Filippo che tenteranno la qualunque pur di non essere incasellati in quartieri come il Cep alle case popolari che a ogni passo sembrano tirarli giù nel malaffare più profondo. I tentativi narrativi che Scano adopera per salvarli saranno precisi ma disordinati come solo la mente dei ragazzi sa essere, fatti di bullismo, droghe, omicidi, ma anche di mare, di sogni e di scrittura. Il vortice di fango in cui i protagonisti sono immersi non sembra lontano dalla cronaca nera che imbratta i quotidiani locali, tanto che nella mia mente di lettrice si fa largo l’idea che le loro storie possano anche essere reali, staccarsi dalla carta e dall’inchiostro e vivere di vita propria.
Ciò fa sì che questo romanzo, che il consulente editoriale Tommaso De Lorenzis in copertina definisce “manifesto di una generazione perduta”, potrebbe rientrare a buon titolo nei libri di pubblico interesse affinché il pubblico non distolga mai lo sguardo né l’attenzione da questo tipo di problemi. Non a caso, anche lo psichiatra Vittorino Andreoli nel suo Baby Gang (Rizzoli, 2021) ha ritenuto importante esplorare e porre l’accento proprio sul tema diffuso della criminalità infantile e adolescenziale.
Se da una parte l’isolamento geografico dell’isola finora non ha permesso alle consorterie di tipo mafioso di infiltrarsi nel territorio, nella prima relazione 2020 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) si legge che “la delinquenza locale non ricerca un controllo diffuso ed egemonico del territorio ed è lontana dall’agire tipico dei sodalizi mafiosi, ma con questi non disdegna alleanze e accordi funzionali ad un reciproco vantaggio (…) prediligendo azioni delittuose più redditizie e meno complesse”. Lo smercio e lo spaccio di stupefacenti, ad esempio, attira nel riciclaggio anche famiglie pugliesi, campane e calabresi. Il business è sviluppato con soggetti ad esse collegate, ma anche con sodalizi nigeriani e bande locali, che non si negano neanche collaborazioni volte al traffico illecito dei rifiuti, delle armi e del gioco d’azzardo. Non c’è da stare allegri, il problema (r)esiste. Soprattutto perché, come ammette la DIA, “il perdurante trend economico negativo, aggravato dall’emergenza epidemiologica, può senz’altro incrementare il rischio di ingerenze criminali qualificate nei settori produttivi sardi”.
Quando ho finito di leggere il libro di Scano, nell’idea di una proiezione ben più reale di una semplice storia raccontata, ho pertanto sentito il dovere di elaborare una recensione. Nella speranza che il potenziale di Via libera non si realizzi solo sullo scaffale di una libreria ma in ciò che di buono quei “ragazzini terribili” ne trarranno dalla sua lettura.
Lorenzo Scano, Via libera, ed. Rizzoli 2021, pp. 432, Euro 16.