Tremila anni di domande: le risposte di Elena di Troia ne La trama di Elena di Francesca Sensini

Donna più bella del mondo, sposa di molti, traditrice di tutti e di tutti alleata, egregia sposa, ideale universale di bellezza, cagna [1]. Tremila anni di vita non bastano per racchiudere una figura del mito eternamente discussa come Elena in definizioni univoche.

È questo uno dei motivi per cui Francesca Sensini, docente di Italianistica Université Côte d’Azur al suo esordio in narrativa con La trama di Elena, conferisce al personaggio mitico la voce che non le è mai appartenuta.

La trama di Elena Francesca Sensini
La copertina del romanzo La trama di Elena, di Francesca Sensini, pubblicato da Ponte alle Grazie (2023) nella collana Scrittori. Foto di Francesca Barracca

Da oggetto di giudizi, amori, aspirazioni e fantasie, Elena diventa soggetto che prende la parola per tessere, al pari di Omero, la propria storia, o meglio il proprio “romanzo genetico”. Di fatto, non è una sola versione quella che la regina di Sparta fornisce, ma attraverso l’intreccio che la tessitura le permette di costruire, tocca con le proprie dita tutte le fonti, le storie, le tradizioni, i racconti, i frammenti in cui compare. La donna più bella del mondo avvicina, così, l’antichità più remota alla contemporaneità, rivendicando secoli di marginalità e ingiuste attribuzioni e associazioni.

Foto di Francesca Barracca

Chi è Elena? È colpevole? È innocente? La sua bellezza è maledetta o benedetta?

È la stessa protagonista delle domande che da sempre girano sul suo conto a cercare di rispondere, dichiarando fin dalle prime pagine della sua confessione:

Io voglio raccontare il mio cambiamento ma anche ciò che di vecchio rimane nei discorsi che oggi si fanno su di me, inchiodandomi a colpe e croci che sono stanca di portare in silenzio.[2]

La ricerca dell’identità

Tra le molteplici definizioni che da secoli si tenta di attribuire alla figura di Elena per ricostruirne una volta per tutte l’identità vi sono senz’altro quelle che la vogliono dea o semidea.

A partire da ciò che si dice di lei, Elena inizia a raccontare così delle sue origini e delle “due madri” con riferimento alle due varianti del mito legate alla nascita della futura regina di Sparta: Leda sedotta da Zeus in forma di cigno da un lato, il concepimento di Nemesi e Zeus e la nascita dell’uovo destinato a Leda dall’altro.

In entrambi i casi, Elena eredita già parte di quegli attributi che si legheranno per sempre alla sua immagine: eros e vendetta che, nel suo caso, è dire quasi la stessa cosa.

Emblema tanto dell’amore nella sua forma più assoluta quanto della vendetta incarnata per soddisfare un piano più alto che finisce per affidarle un ruolo passivo di “emissaria degli dèi”, la Elena di Francesca Sensini gode della piena consapevolezza della propria posizione e di come essa sia stata imposta per adempiere al ruolo di “ricchezza da possedere” insieme a tutte le altre. É altrettanto consapevole, però, delle proprie responsabilità, che non manca mai di rivendicare, prendendo le distanze dalle donne che ha incrociato nel corso della vita, come Clitennestra, Penelope, Andromaca, tutte profondamente diverse nei ruoli che sono stati loro affidati.

La rivendicazione di un amore libero

Interi capitoli sono dedicati agli uomini che, secondo la leggenda, Elena avrebbe amato, o “sarebbe stata costretta” ad amare. Teseo, Menelao, Paride, Deifobo e persino Achille. Sono loro i cinque uomini le cui storie d’amore e di rapimenti Elena narra a cuore aperto, senza colpe, ma associando più o meno esplicitamente la scelta di amare personalmente ognuno di essi a una non-scelta, una costrizione conveniente. Del resto, sarebbe stato impensabile, per esempio, ammettere di aver abbandonato volontariamente il tetto coniugale senza l’accusa di tradimento da cui Elena pur rifugge. Il fine ultimo di questa ammissione che percorre la narrazione delle storie d’amore con gli eroi è, in tutta probabilità, dimostrare quanto certi meccanismi dell’antichità relativi alle libertà femminili non siano poi mutati così tanto, quindi rivendicare un tipo di amore libero.

Contraddizioni, temi e riti di passaggio

L’Elena de La trama di Elena è un personaggio complesso, che si nutre delle contraddizioni che le diverse immagini di lei hanno restituito alla storia per alimentarle e sfruttarne i risvolti sociali e antropologici. In tal modo, si può evidenziare l’abilità dell’autrice nel condurre ogni dissertazione su concetti più o meno universali, come la bellezza, il desiderio, la necessità, a elementi con cui l’uomo deve fare i conti da sempre e con cui continuerà a confrontarsi per l’eternità. Valori assoluti che si declinano attraverso prospettive soggettive fungono da filo conduttore per accorciare le distanze tra l’antichità e noi.

La trama di Elena Francesca Sensini
La copertina del romanzo La trama di Elena, di Francesca Sensini, pubblicato da Ponte alle Grazie (2023) nella collana Scrittori. Foto di Francesca Barracca

Elena stessa, ad esempio, a ben vedere, sembrerebbe figura emblematica di un rito di passaggio dall’età infantile a quella matura, rimanendo eternamente confinata nella prima:

Sempre oscillante sulla soglia della mia fanciullezza, non ho alcuna vocazione per la maturità. Altrettanto comprensibile è che non sia troppo convincente nel ruolo di donna maritata. Perfetta per la cerimonia e la festa nuziale, non sono fatta per il seguito. E da perenne giovane sposa e iniziata, sulla foglia di due spazi di vita, muoio appesa a un albero.[3]

Sempre Elena è anche associata alla Necessità (Ἀνάγκη) intesa come divinità fondante dell’essere, appartenente a quella schiera di entità iconiche prive di volto. Di qui l’impossibilità stessa di conoscere le connotazioni fisiche di Elena, da sempre priva di caratteristiche che non siano vaghe o evocative.

In effetti, dal momento che incarna un ideale, forse non c’è alcuna necessità di continuare a cercarle un volto o inventarselo: Elena è la bellezza tutta e un solo volto non può contenerla. Può diventare tutte le donne e nessuna, rispondere alle fantasie e alle immagini più diverse, ma resterà pur sempre un idolo (εἴδωλον) da tirar fuori all’occorrenza.

L’eco  delle “donne idolo” della nostra contemporaneità è più che evidente e a questo proposito la stessa autrice traccia un parallelismo efficace, calando il personaggio di Elena nella modernità, per rivelare quanta strada abbiano fatto gli effetti della sua stessa esistenza, archetipo mai del tutto superato della donna della fantasia e del desiderio.

Elena femminista?

Per quanto anacronistica possa apparire la domanda, alla luce delle confessioni e delle posizioni della Elena di Francesca Sensini, non dovrebbe sorprendere il tentativo di trovare una risposta.

Ai miei tempi noi donne eravamo un bene materiale, funzionale al piacere erotico e alla generazione, indispensabile per l’allevamento dei figli e la cura della casa. Questo era il nostro ruolo.[4]

É la stessa Elena a illustrare ai suoi lettori moderni le condizioni delle donne dell’antichità nelle realtà geografiche da ella direttamente sperimentate: Sparta e Troia, in primis. Si chiede anche perché le cose stiano così e finisce per ricondurre, ancora una volta, secoli e secoli di gerarchie tra i sessi a un concetto universale: la discordia. Suggerisce, così, un’associazione ancestrale tra donna e discordia che in certe religioni o culture moderne ha ancora largo sostegno.

Dinanzi alla passività, però, Elena sceglie di agire, trovando “una stanza tutta per sé” da cui raccontare. L’esplicito riferimento al famosissimo saggio di Virginia Woolf, a questo punto, non può essere casuale.

Rapporto tra mito e attualità

É così, dunque, che mito e attualità si incontrano a metà strada, lontani dalle regole della storia, ma accostabili in quelle della letteratura, laddove il mito rappresenta un cerchio intorno al quale si possono costruire infiniti intrecci. Prova ne è la raccolta di fonti che l’autrice ha vagliato per creare un percorso coerente e in grado di illustrare a 360° la figura di Elena. L’ampia bibliografia commentata alla fine del libro ben testimonia un lavoro di ricerca che si distingue da altri alla base di testi su personaggi mitologici di ogni sorta, sempre più in voga negli ultimi tempi.

Foto di Francesca Barracca

Difficile, infatti, considerare La trama di Elena come un retelling vero e proprio, anche a causa delle numerose digressioni che coinvolgono contenuti più didascalici che narrativi. Forse è un saggio travestito da rivisitazione, oppure nient’altro che il “romanzo genetico” di Elena.

Quel che è certo è che lo stile di Francesca Sensini ne rivela la formazione accademica e forse per questo rischia di non essere ugualmente adatto a tutte le tipologie di lettori, ma val la pena tentare di entrare nella mente di Elena di Troia, anche solo per le riflessioni che la lettura stessa può stimolare sul personaggio mitico, sulla colpa e l’innocenza, sul sacro e sul potere della parola o sulla bellezza innocente,  perché, in fondo, quella di Elena e che ha permesso a molti (Penelope, Saffo, Gorgia) di prendere le sue difese è davvero la bellezza cui chiunque aspira, quella che non lascia possibilità di scelta, ma in nome della quale si compiono soltanto azioni necessarie.

La trama di elena Francesca Sensini copertina
La copertina del romanzo La trama di Elena, di Francesca Sensini, pubblicato da Ponte alle Grazie (2023) nella collana Scrittori

Note

[1] Iliade III, v. 180, VI, vv. 344 e 356.

[2] F.Sensini, La trama di Elena, Ponte alle Grazie, 2023, pag. 12.

[3] F. Sensini, op. cit., p. 149.

[4] F. Sensini, op. cit., p. 193.

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

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