Le bambine dai capelli rossi di Eva Laudace

Nel suo meraviglioso Leggere Lolita a Teheran, Azar Nafisi definisce la più famosa protagonista di Nabokov una doppia vittima. Due volte Lolita viene rovinata. Prima quando il suo rapitore le toglie la libertà di scelta, poi quando la priva per sempre, con la prosa romantica del suo resoconto dal carcere, del diritto di parola.

Foto di Sofia Fiorini

Nessuno conoscerà mai di questa storia la versione di Lolita. Il lettore potrà al massimo intravederne i connotati nei brevi spiragli in cui la narrazione dell’ossessione è penetrata dalla realtà. Per questo un esteta dell’eloquio come Humbert Humbert si guadagna il titolo di cattivo narratore: il suo peccato è credere di poter sovrapporre la propria voce a tutte le altre.

Lolita è una vittima senza diritto alla difesa, rapinata “della vita, ma anche della possibilità di raccontarla1.

Eva Laudace, col suo Le bambine dai capelli rossi, si salva almeno dall’ingiuria di questo secondo crimine.

Le bambine dai capelli rossi Eva Laudace
La copertina del libro di Eva Laudace, Le bambine dai capelli rossi, edito da Capire Edizioni – CartaCanta (2022). Foto di Sofia Fiorini

Lolita è una bambina

Della Lolita “storica” – se si concede il termine a un personaggio di fantasia – si conserva, nella trama di Humbert, almeno il nome: Dolores Haze. Sebbene non sia che un sopravvissuto all’ombra del ben più sensuale epiteto di “Lolita”, che pervade il romanzo fin dall’incipit, è un nome parlante, procedimento caro a Nabokov.

Foto di Sofia Fiorini

E in esso si possono forse leggere quei traumi (dalla morte della madre alla violenza sessuale) che il narratore-rapitore nasconde nella foschia [haze] della sua filìa deteriore. Il romanzo condanna Dolores, fin dal titolo, ad interpretare unicamente di sé la versione immaginata da Humbert.

Trapela però, in questa grande macchina del camuffamento che è la narrazione inaffidabile, una parola di inconfondibile realtà. Questa parola, giunta in coda a un’enumerazione di immagini che Humbert traccia con ambizione estetica di pittore, è “bambina”. Nabokov la fa scivolare in fondo alla prosa estetica di Humbert sul suo primo rapporto con Lolita.

Se fossi stato un pittore, se un giorno la direzione dei «Cacciatori incantati» avesse perduto il senno e mi avesse commissionato dei nuovi affreschi per la sala da pranzo, ecco quello che avrei escogitato […]. Ci sarebbe stato un lago. Ci sarebbe stato un pergolato in fiammante fiore. […] Un ultimo spasimo, un’ultima pennellata di colore, rosso pungente, rosa scottante, un sospiro, una bambina che si ritrae in un sussulto.2

È interessante che il racconto poetico di Eva Laudace cominci proprio da questa parola. Prima di entrare nel regno della voce ritrovata delle vittime come Lolita, questa parola, sembra suggerire il titolo, deve essere chiara al lettore. Lolita è una bambina. Parola che, da sola, fuga ogni dubbio di innocenza e colpevolezza delle parti. Parola da cui si può ripartire per raccontare un’altra versione della storia.

Le bambine dai capelli rossi Eva Laudace
Foto di Sofia Fiorini

Le bambine dai capelli rossi

È un lavoro ingrato reggere il silenzio

sempre inciampando su di sé

mai sugli altri

temere l’intesa degli occhi cerchiati

con ogni muto animale. 3

Questa “bambina dai capelli rossi, rissa di sogni, randagio” entra in scena come la custode di un segreto. Teme gli sguardi degli animali perché, guardandola, potrebbero scoprirlo. Se è vero che i bambini condividono con loro l’innocenza che gli umani hanno perso, lei, pure ancora bambina, è già fuori dalla loro intimità angelica.

Foto di Sofia Fiorini

Questo segreto senza nome, una malizia che le vale il sospetto delle “altre bambine”, è forse causa o forse conseguenza di una diversità esistenziale. Quasi che questa bambina-narratrice fosse “una strega, una magàra” appartenente alla misteriosa tribù dei capelli rossi: fatto che almeno spiegherebbe lo stupore della sua particolarità, la sua curiosa autosufficienza (“l’albero materno/ in confidenza mi ha detto/ che non si spiegano/ come diavolo ci sono uscita”4). Forse è per questo che, come dice la bambina, “tra tutte lui scelse me”.

Mi aprì il petto

tra tutte lui scelse me

mi spalancò

mise dentro parole dolci

semi dorati

cardamomo

disse «Fai la brava» disse

«tornerò».

Per nasconderli

dovetti ricucire quel pozzo.

La cosa segreta cominciò a crescere

cresceva dentro di me

anche senza le sue cure.

Le altre bambine mi guardavano

sempre con sospetto.5

Le bambine dai capelli rossi Eva Laudace
La copertina del libro di Eva Laudace, Le bambine dai capelli rossi, edito da Capire Edizioni – CartaCanta (2022). Foto di Sofia Fiorini

L’altra bambina

Ora che la nebbia intorno a Lolita si è dissolta, la sua voce ci restituisce la complessità del reale. Nella seconda sezione del libro si scopre che la bambina dai capelli rossi non è sola: è solo la prima di una serie di vittime. “L’altra bambina” della seconda sezione, “quella più chiara”, “la più piccola di tutte”, però, è più inerme di lei.

È così che la bambina-strega-narratrice assume un compito superiore. Diventa quasi una guida, una guaritrice, che vorrebbe per la bambina-sorella realizzare l’impossibile: salvarla da un delitto già compiuto. Ma contro alcuni mali è impotente ogni magia.

Era stato un rapimento

velocissimo, un abbaglio

volo di farfalle

nel barattolo di vetro.

Un giorno ero io

la più piccola di tutte

un altro eri tu.

Direi quello che serve

per farti meno male.6

Quello che “il malvagio travestito di talenti” ha portato nelle loro vite è un marchio indelebile: “una lacrima nera sulle nostre facce”7. Altrove è l’apertura di un pozzo profondissimo che, scoperchiato e abbandonato, lascia un vuoto incolmabile e stordito.

Ma noi vi abbiamo allattato sempre

e sempre abbiamo dato a tutti

non sapevamo più

per cosa dovevamo punirci

o chi potevamo accogliere.

Questo non bastava

quello non bastava

e non sapevamo come dirlo

alle altre bambine.8

Foto di Sofia Fiorini

L’uomo nero: il “povero diavolo”

Se è vero che il cattivo narratore, secondo la definizione di Azar Nafisi, è quello che crede di poter parlare a nome di tutti a detrimento della libertà dei suoi personaggi, allora Eva Laudace è una buona narratrice.

La bambina dai capelli rossi che ha preso la parola fino a qui, dopo il breve intermezzo delle Canzoni di culla, cede, nell’ultima sezione, la parola all’Uomo nero. Molto più democraticamente di Humbert, immagina una voce per il cattivo della sua storia. E, una volta indossati i suoi panni, scopre che, di nuovo, la realtà è più complessa e contraddittoria di quanto si vorrebbe. L’uomo nero, il malvagio, non è solo l’orco spaventoso delle ninne nanne.

È mentre sono un mostro

che mi sento più buono

seme sparito

interrato

tornato muschio sul petto

piccolo fiore supino

come si appoggia un bambino nel suo letto.9

Mentre è un tiranno, un cattivo, un bugiardo, un fantasma, un folle, un mostro, un violento, è anche un bambino che si sente innocente, uno che ama intrattenersi con le bambole, e se ne vergogna, mentre gli altri “si innamoravano tutti delle bambine più grandi”10. Uno che non può fare a meno di “sentirsi buono”, anche mentre confessa di essere stato “un uomo malvagio”, quello che ha “aperto il petto e mentito a tutte le altre bambine”. Eva Laudace, mentre risarcisce Lolita di una voce, fa ciò di cui nessun Humbert sarebbe mai capace: un esercizio di democrazia e d’amore. Un esercizio intriso di più grazia di quanta se ne possa immaginare.

Lui non tornò.

«Sono solo un uomo

innamorato e sono solo»

coperto di foglie

si ripeteva il povero diavolo.

Lui voleva me

e per questo non osò pregare.11

Le bambine dai capelli rossi Eva Laudace
La copertina del libro di Eva Laudace, Le bambine dai capelli rossi, edito da Capire Edizioni – CartaCanta (2022). Il libro è tra quelli proposti al Premio Strega Poesia 2023. Foto di Sofia Fiorini

Note: 

1 Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, Milano, Adelphi, 2003, p. 60.

2 Vladimir Nabokov, Lolita, Milano, Adelphi, 1993, p. 171. Cacciatori incantati è il nome con cui Humbert si riferisce all’hotel in cui ha pernottato con Lolita.

3 Eva Laudace, Le bambine dai capelli rossi, Forlì, CAPIRE Edizioni, 2022, p. 11.

4 Ivi, p. 15.

5 Ivi, p. 18.

6 Ivi, p. 33.

7 Ivi, pp. 16-17.

8 Ivi, p. 26.

9 Ivi, p. 66.

10 Ivi, p. 64.

11 Ivi, p. 23.

Foto di Sofia Fiorini

Sofia Fiorini (Rimini, 1995) è scrittrice e insegnante. In poesia ha pubblicato “La logica del merito” (Interno Poesia, 2017) - premiato dal Premio Violani Landi e dal Premio Prato, recentemente ripubblicato come "La logica del merito e nuove poesie" (Interno Poesia, 2023) - e “La perla di Minerva” (La Noce d’Oro, 2023). Ha tradotto l’antologia italiana delle poesie di Ralph Waldo Emerson “Il cervello di fuoco” (La Noce d’Oro, 2022) e ha collaborato a curare l'antologia “Costellazione parallela. Poetesse italiane del Novecento” (Vallecchi, 2023).

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