Le grandi mostre fotografiche dell’estate di Villa Manin

Hollywood Icons
Fotografie della John Kobal Foundation


ERSATZ LIGHTS case study #1 east west 1982-2014
199 fotografie di Olivo Barbieri
Cinematography

image (10)

HOLLYWOOD ICONS

Fotografie della John Kobal Foundation

Villa Manin di Passariano dal 16 luglio al 9 ottobre 2016

Rivivono a Villa Manin di Passariano le stelle dell’epoca d’oro di Hollywood

e i grandi fotografi,ritrattisti e di scena, che seppero inventare il glamour di divi e divine

per la mitica industria cinematografica.

Con Hollywood Icons a Villa Manin di Passsariano, dal 16 luglio al 9 ottobre 2016 sarà possibile farsi ammaliare dai ritratti magici delle stelle dell’epoca d’oro di Hollywood, riscoprendo quegli scatti e quei fotografi che hanno creato le immagini scintillanti delle icone del cinema.

Nella splendida residenza dogale infatti – prima tappa di un tour internazionale – giungeranno immagini famose e memorabili e scatti meno noti di alcuni tra i più grandi nomi della storia del cinema, a cominciare da leggende del muto come Charlie Chaplin e Mary Pickford, proseguendo con interpreti brillanti dei primi film sonori come Marlene Dietrich e Cary Grant, fino ai giganti del dopoguerra come Marlon Brando, Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

Foto storiche e materali preziosi – oltre 200 stampe – parte della memorabile collezione realizzata da Jhon Kobal, giornalista e scrittore, riconosciuto come uno dei più autorevoli esperti di storia del cinema e scomparso prematuramente nel 1991 all’età di 51 anni. Il suo libro The Art of the Great Hollywood Portrait Photographers rimane una pietra miliare della ricerca cinematografica

La storia del cinema di solito è scritta dal punto di vista degli attori o registi prestando poca attenzione alla gigantesca impresa necessaria per produrre il film vero e proprio. Hollywood Icons presenta i fotografi, ritrattisti e di scena, che silenziosamente lavorarono dietro le quinte, ma le cui fotografie glamour sono state fondamentali per la nascita delle stelle del cinema e per la promozione dei film. Milioni e milioni di immagini disseminate dagli studi di Hollywood per tutto il periodo d’oro, furono il risultato del lavoro di artisti dell’obiettivo che con il loro operato veloce, efficiente e talvolta brillante, riuscirono a promuovere lo stile hollywoodiano in tutto il mondo.

Nessuno comprese l’importanza di questo imponente materiale di Hollywood meglio di John Kobal che fin da adolescente aveva iniziato a collezionare cimeli dei film. i suoi requenti viaggi a New York e Los Angeles, quando divenne corrispondente americano della BBC per la trasmissione radiofonica Movie Go Round, coincisero con il fallimento dei principali studi cinematografici di Hollywood. Non poteva esserci momento più propizio per un giovane interessato ad acquisire testimonianze del glorioso passato di Hollywood. Mentre gli studi gettavano letteralmente al macero gli archivi fotografici accumulati sin dall’inizio della produzione dei film, Kobal era lì per raccogliere quanto più poteva e caricarlo nella sua station wagon. Nacque così la sua eccezionale collezione hollywoodiana di ritratti originali d’epoca.

Parecchi anni più tardi, nel 1969, fu invece l’incontro casuale con George Hurrell, il più famoso ritrattista di Hollywood, a spingere Koban a rintracciare i fotografi di scena ancora in vita che l’industria del cinema aveva in gran parte lasciato in disparte. Di questi solo Hurrell aveva continuato a lavorare; altri, come Ted Allan, Laszlo Willinger e Clarence Sinclair Bull si erano oramai ritirati.

Attraverso le interviste, che erano la specialità di Kobal, egli ottenne in prima persona informazioni sulla produzione del glamour destinato a un consumo di massa. Molti dei fotografi accettarono di stampare ancora una volta le immagini dai loro negativi, che Kobal nel frattempo aveva acquisito dagli studi di Hollywood.

Il mondo perduto registrato nei negativi 8×10 fu resuscitato con le nuove e scintillanti stampe all’argento, anch’esse esposte in questa occasione.

La mostra a Villa Manin, realizzata dalla John Koban Fundation con la Regione Friuli-Venezia Giulia – Ente Regionale Patrimonio Culturale e con Terra Esplendida, curata da Robert Dance (John Kobal Foundation Trustee) e Simon Crocker (John Kobal Foundation Chairman), ci permette dunque di rivivere il sogno di questo mondo scomparso, con anche una sezione dedicata alle immagini degli stessi fotografi, una riservata al dietro le quinte dei set fotografici e con alcuni ritratti dello stesso Koban insieme a tanti protagonisti dell’universo cinematografico da lui tanto amato.

Il catalogo della mostra per l’edizione italiana è pubblicato da Skira.

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Ersatz Lights. Case study #1 east west
Fotografie di Olivo Barbieri
e il progetto Cinematography
Villa Manin di Passariano dal 16 luglio al 9 ottobre 2016
200 opere fotografiche documentano trent’anni di ricerca sulla luce artificiale e il suo rapporto alchemico con la realtà: le immagini visionarie di Olivo Barbieri – tra Oriente ed Occidente – in mostra a Villa Manin.
Proiettata nel percorso espositivo, per la prima volta integralmente, anche tutta l’opera cinematografica del maestro.
Olivo Barbieri (Carpi, Modena, 1954) appartiene alla generazione più giovane di fotografi che all’inizio degli anni Ottanta si riunisce intorno alla figura di Luigi Ghirri partecipando a molti progetti da lui promossi.
Ormai affermato in tutto il mondo, grande esploratore di aree urbane e paesaggi, Barbieri sembra chiedersi continuamente quanta realtà esista nel nostro sistema di vita, o ancora, quanto profondamente la nostra percezione sia atta a comprendere ciò che ci circonda.
La mostra Ersatz Lights. Case study #1 east west a Villa Manin di Passariano – promossa dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia – Ente Regionale Patrimonio Culturale con la Regione Emilia Romagna e il Comune di Reggio Emilia in occasione di Fotografia Europea 2015 e accompagnata dal catalogo pubblicato dall’editore tedesco Hatje Cantz – in fondo mette in campo questi interrogativi e li sostanzia attraverso una selezione delle opere centonovantanove realizzate da Olivo in un arco temporale di trent’anni, tra il 1982 e il 2014, in cui la realtà risulta illuminata da sostituti della luce naturale, surrogati della luce solare di qualunque tipo.
Ho analizzato il mio archivio come fosse un data base, appropriandomi delle immagini da me realizzate come se le avessi trovate su internet. Ho creato – scrive il fotografo – un contatto non cronologico, ma concettuale, tra diversi cicli della mia ricerca. Tenendo come asse portante la sequenza delle immagini con la luce artificiale ho sporadicamente inserito opere da serie diverse come site specific_, Parks, Images, China.”
Le fotografie in mostra a Villa Manin – dal 16 luglio al 9 ottobre 2016 – sono esposte in cornici orizzontali di un unico formato, a creare un pattern dimensionale che esplicita progettualmente il dialogo tra scatti di diversi periodi e soggetti. Europa, Giappone, Cina, Malesia, Singapore, Cairo, Usa etc., sono narrati e descritti creando relazioni tra i soggetti, i luoghi e le forme, a volte anche alla luce diurna.
In realtà Olivo Barbieri – che tra le tante esposizioni internazionali ha partecipato anche a numerose edizioni della Biennale di Venezia (nel 1993, 1995, 1997, 2011 e 2013) – cominciò a interessarsi alla luce artificiale fin dalla fine degli anni Settanta, mentre cercava di rintracciare le famose piazze metafische di De Chirico (esistevano o se le era inventate?). La sua intuizione fu decisiva: la luce artificiale mette in discussione il rapporto che intratteniamo con la realtà (ovvero la realtà stessa), trasformando lo spazio in un palcoscenico e alterando la sua corrispondenza con le informazioni contenute nella nostra memoria.
Nel pieno della temperie postmodernista (in Italia l’ondata più forte arriva con la prima Biennale di Architettura a Venezia nel 1980), Olivo Barbieri – scrive Francesco Zanot – sceglie un soggetto che agisce con la stessa modalità del mezzo con cui viene rappresentato. Come la macchina fotografica, infatti, anche l’illuminazione artificiale conduce a un duplice esito: da una parte fa vedere meglio tutto ciò che vi si espone, mentre dall’altra lo altera radicalmente. Nel lavoro di Barbieri, il fattore che rende esplicito questo processo è un’ulteriore novità rispetto alle ricerche degli autori del passato. Si tratta del colore, attraverso cui passa l’improvvisa sostituzione del reale con una sua scenografia, nella quale l’asfalto delle strade può diventare giallo, blu o verde, e i cieli tingersi di un rosso del tutto incongruente con quello del tramonto: molto più acceso, tendente al fucsia, innaturale, intriso di aberrazioni ottiche e chimiche. Come nei dipinti degli impressionisti, in queste immagini le cose appaiono inseparabili dalla loro sostanza cromatica, che ne determina la forma e le rende al contempo provvisorie…
…Nelle sue mani, la macchina fotografica non genera più inconfutabili attestati di realtà, ma è al contrario un potente dispositivo per la sua decostruzione. …Tutto ciò fa di Barbieri non soltanto un innovatore, ma un autentico visionario. Le sue opere valicano i confini della verosimiglianza per suggerire un’alternativa alla consuetudine….prefigurano scenari futuribili”.
Fin dall’inizio della sua carriera Barbieri ha sperimentato tecniche fotografiche innovative – come la messa a fuoco selettiva, il disegno, il rendering, la ripresa dall’alto – mettendo in crisi le consuete modalità di rappresentazione.
Ed è l’intersse per l’immagine a indurre negli anni Barbieri a dedicarsi anche alla produzione cinematografica
In mostra a Villa Manin ci sarà anche il progetto Cinematopgraphy dedicato appunto
al cinema con 21 fotografie a colori e in bianco e nero che hanno per soggetto il decadimento delle sale e degli edifici dei cinematografi – “The End Movie Theaters 1982-2012” – e per la prima volta la proiezione integrale dell’opera cinematografica del maestro: 17 film realizzati tra il 1995-2015.
E’ stata questa l‘occasione per Villa Manin-ERPAC anche di promuovere, insieme all’editore Danilo Montanari, la pubblicazione dell’omonimo libro d’artista e dunque il primo catalogo del lavoro filmico di Olivo Barbieri.
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Un cartellone ricchissimo: dalla musica classica e contemporanea, con protagonisti e star internazionali, alle grandi mostre di fotografia; dal teatro ai percorsi animati per i più piccoli, con la partecipazione di Altan.
In prima mondiale una produzione di Villa Manin, con la Fondazione Giorgio Cini e Casa Ricordi: “La Gloria e Imeneo RV 687” di Antonio Vivaldi.
Notte Bianca di Villa Manin” il 15 luglio: “Cinema con l’orchestra” e molto altro.
Due mostre imperdibili: le star dei tempi d’oro di Hollywood, negli scatti di tanti maestri della fotografia dalla collezione di John Koban e il mondo attraverso i bagliori di luce artificiale, nelle foto visionarie del grande Olivo Barbieri.
Musica, teatro, fotografia e cinema si alterneranno questa estate nello scenario magico di Villa Manin di Passariano a Codroipo (Udine) con un cartellone ricco di appuntamenti di altissimo livello, promosso dalla Regione Friuli-Venezia Giulia – Ente Regionale Patrimonio Culturale, con il sostegno della Fondazione CRUP e la collaborazione di tante, prestigiose istituzioni culturali.
Dalla musica classica e contemporanea, con protagonisti famosi e star internazionali, alle grandi mostre di fotografia; dal teatro, con nuove e originali produzioni, ai percorsi animati per i più piccoli: un connubio tra le arti, in un dialogo suggestivo con le architetture, i volumi e lo scenografico parco della residenza dell’ultimo Doge di Venezia, Ludovico Manin.
Perché il filo rosso, che unisce le diverse proposte della stagione e rende unico il programma “Villa Manin estate 2016”, è proprio il fascino della sua ambientazione e il fatto che gli eventi siano stati studiati, allestiti e in molti casi appositamente ideati e prodotti proprio in funzione di questo straordinario sito, che Carlo Goldoni non esitò a definire “soggiorno degno di un re”.
Una conferma si trova nelle proposte elaborate dal Direttore Artistico della sezione musica classica, Claudio Orazi – Sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari e già Commissario Straordinario della Fondazione Teatro Verdi di Trieste, dopo le esperienze pluriennali all’Arena Sferisterio di Macerata e all’Arena di Verona – che ha voluto valorizzare il connubio gioioso tra Musica e Luogo d’arte, sia nel concerto inaugurale (23 giugno 2016) con l’orchestra Filarmonica Gioachino Rossini diretta da Donato Renzetti, sia nei successivi appuntamenti di musica classica che animeranno il mese di luglio, tutti a ingresso gratuito.
Due gioielli, per raffinatezza di programma ed eleganza stilistica, saranno i concerti del Quartetto d’Archi del Teatro alla Scala (giovedì 7 luglio, con musiche di Mozart, Mendelssohn e Šostakovič ) e dei Cameristi dell’Accademia di Santa Cecilia (29 luglio: musiche di Mozart, Boccherini e Reicha, per Flauto, Oboe e Quartetto d’archi); sarà invece una nuova produzione di Villa Manin – in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia-Istituto italiano Antonio Vivaldi e Casa Ricordi di Milano – l’atteso spettacolo del 22 luglio, che riporterà atmosfere e venti di Francia e del XVIII secolo a Villa Manin.
Eseguita dall’Orchestra La Fenice di Venezia, diretta da Francesco Fanna, con la regia di Elisabetta Brusa, la prima esecuzione mondiale della Serenata di Antonio Vivaldi per soprano, mezzosoprano ed orchestra, La Gloria e Imeneo RV 687 nell’edizione critica di Alessandro Borin (prima pubblicazione in epoca moderna a cura di Casa Ricordi ), non potrebbe avere, d’altra parte, teatro più appropriato.
Per la serenata, commissionata dell’ambasciatore francese a Venezia per festeggiare le nozze di Luigi XV con la principessa polacca Leszczynska, Vivaldi ha preso infatti ispirazione dalle medesime allegorie affrescate dal francese Louis Dorigny in una delle sale di rappresentanza della grande villa veneta.
L’intento della rappresentazione – come dell’intero programma elaborato da Orazi – è dunque restituire un clima di festa e splendore analogo a quello vissuto da Villa Manin, il cui parco ispirato alla reggia di Versailles – 18 ettari impreziositi da statue, colline artificiali, specchi d’acqua – fu esso stesso cornice nel Settecento di una sontuosa cerimonia di nozze, tra la figlia del Re di Sassonia e il re di Napoli.
Un gioco di affinità e atmosfere rievocate, di grande raffinatezza, per un evento musicale di assoluto rilievo.
E mentre il 2 luglio Villa Manin farà da palcoscenico anche a una interessante edizione del “Barbiere di Siviglia! di Gioachino Rossini a cura del Piccolo Festival del Friuli Venezia Giulia – è sempre il parco, con i suoi grandi alberi centenari e le tante opere d’arte che da secoli lo abitano, ad aver ispirato il progetto “Altan a Villa Manin” dedicato alle famiglie e ai più piccoli, prodotto assieme al CTA-Centro Teatro Animazione e Figure di Gorizia (Antonella Caruzzi, Toni Zogno) che ha curato la realizzazione del progetto ideato appositamente per il parco di Villa Manin dal grande illustratore Altan.
Caccia alla favola” in particolare, tutti i giorni dal 1 al 24 luglio, porterà i bambini – e non solo – ad avventurasi tra arbusti e angoli nascosti del parco, senza un itinerario preciso ma guidati da una mappa oppure seguendo (nei fine settimana) lo spettacolo-racconto di due attrici (Elena De Tullio e Alice Melloni con la regia di Roberto Piaggio), alla ricerca dei personaggi di sette favole di animali rappresentati da sagome e “nascosti” in questo luogo di grande fantasia.
Ad accompagnare e intervallare la singolare “caccia al tesoro”, lo spettacolo Piume – prodotto dal CTA –con la partecipazione diretta agli allestimenti di Altan cui si devono, di volta in volta figure, scene e pupazzi.
Villa Manin, anche con il recente avvio delle Residenze d’artista , si consolida quindi quest’estate come “luogo di produzione culturale”. Ma non mancano le “ospitalità”. Le coinvolgenti “Letture nel parco” – letture sceniche con accompagnamento musicale – e, come ogni estate a Passariano, i grandi concerti di musica contemporanea, quest’anno con personalità di primo piano della musica americana, dal jazz al folk, come Esperanza Spalding (12 luglio in collaborazione con PROGETTO LIVE), la cantautrice Suzanne Vega (20 luglio in collaborazione con Folkest), e il duo statunitense Tuck & Patti (26 luglio). Esibizione attesa anche quella del compositore, musicista e sound designer Teo Theardo (23 luglio) che torna a Villa Manin con le sue musiche composte in occasione delle mostre dedicate a Man Ray e a Miro’.
Sarà tuttavia il 15 luglio la notte più lunga e intensa di questa estate con la “Notte bianca di Villa Manin” che vedrà l’inaugurazione di due grandi mostre di fotografia, coprodotte dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Ente Regionale Patrimonio Culturale con la John Kobal Foundation di Londra e con la Regione Emilia Romagna e il Comune di Reggio Emilia – Fotografia Europea: Hollywood Icons, rassegna delle stelle dell’epoca d’oro di Hollywood e dei fotografi che hanno creato le loro immagini scintillanti, dalla mitica collezione di John Kobal, e Ersatz Lights, 200 scatti intensi di Olivo Barbieri realizzati nel corso della sua attività, tra Oriente e Occidente, a documentare nella notte l’illuminazione artificiale e tutti i surrogati della luce solare.
Nell’occasione anche Cinema con l’orchestra, in collaborazione con le Giornate del Cinema Muto e Cinemazero, che offre la possibilità di rivedere il famoso film del 1928 “Show People” di King Vidor, con Charlie Chaplin e Buster Keaton, accompagnato dal vivo dalle ZERORCHESTRA diretta da Gunther Buchwald, e poi Cinematography di Olivo Barbieri.
I film che il grande fotografo italiano ha realizzato site specific, innovando tecniche e prospettive per tracciare a suo modo visioni di città e genti, da Roma a Bangkok, da Las Vegas a Siviglia, da Pechino a Milano, ci accompagneranno in questa specialissima e magica notte, ricca di stelle in cielo e in terra, uno degli appuntamenti più coinvolgenti di “Villa Manin Estate 2016”.
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Testi e immagini da Ufficio Stampa Villaggio Globale International

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