Saffo, la ragazza di Lesbo | La geografia sincronica di Silvia Romani

Propongo un esercizio agli scrittori. Immaginate che di ciò che avete scritto rimanga solo qualche frammento.  Un misero pugno di parole che alterne fortune hanno consegnato al futuro in modo totalmente casuale. Il vostro destino così non sarebbe diverso da quello di alcuni dei più insigni tra gli antichi. Nel futuro immaginario e imprecisato di questo esperimento, un verso appena si è salvato di tutti quelli usciti dalla vostra penna e niente vi garantisce che si tratti del vostro verso migliore. I posteri di questa fantasia vi si imbatteranno e tenteranno di decifrare le sillabe infrante. Quelle parole sarebbero all’altezza? Ovvero, saprebbero decretare la vostra salvezza?

Foto di Sofia Fiorini

Se immaginiamo l’intero suo saggio come il campo di un esperimento simile, la risposta che Silvia Romani dà a proposito di Saffo è senza dubbio sì. Saffo è salva grazie alle parole che le sono sopravvissute. Quelle sono il paradiso che lei abita in eterno e che allestisce per noi fintanto che la leggiamo. Nondimeno, seppure la risposta si presagiva fin dall’inizio, Saffo, la ragazza di Lesbo rappresenta una lunga indagine, che passa attraverso le vie delle città di Lesbo, le sue coste, i versi di Saffo e soprattutto la sua morte. Un’indagine che alla fine assolve l’indiziata e, di più, ribadisce la sua gloria.

La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani
La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani, pubblicato da Einaudi (2022) nella collana Frontiere. Foto di Sofia Fiorini

Lesbo: da confine sulla mappa a metaverso letterario

Saffo, la ragazza di Lesbo è un arazzo vertiginoso di rimandi che intesse una geografia ideale. Nelle sue pagine, Silvia Romani riconduce all’isola di Lesbo diversi punti del tempo e dà vita a uno spazio ibrido, una mappa sincronica. Sulle coste di questa Lesbo, tra le vie di questa Mitilene, Saffo non è mai sola: oltre alla perpetua compagnia di Afrodite, sua dea prediletta e madrina, in questo metaverso del comparatismo convergono Alceo e Orfeo, Baudelaire e Pavese, Marguerite Yourcenar e Lawrence Durrell, Faone e gli Achei sempre e per sempre in rotta verso Troia. 

Lo strapotere di Afrodite: il mare non è soltanto degli eroi

A Lesbo nel settimo secolo, a meno di un secolo di distanza dal momento in cui i poemi omerici venivano messi per iscritto, qualcuno ebbe il coraggio di affermare che il mare non era soltanto degli eroi.  Di più, di sospettare che il mare non fosse un elemento della realtà. O almeno, non più di quanto fosse una categoria dell’anima: la distanza che separa da ciò che si desidera. Quel qualcuno è Saffo. In questo senso, dalle coste di Lesbo la guerra di Troia appare molto più lontana di quanto invece non lo fosse geograficamente. E’ lontana nella misura in cui dista dall’eroica narrazione che ne dà l’Iliade. Attraverso lo sguardo di Saffo s’insinua la possibilità non solo che la guerra non sia più importante dei moti dell’anima, ma che la realtà non sia una, sola e granitica, ma tante quanti gli esseri che la percepiscono.

La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani, pubblicato da Einaudi (2022) nella collana Frontiere. Foto di Sofia Fiorini

A giudicare dal famigerato frammento 16,  il frammento della cosa più bella, si potrebbe dire che l’avvento in letteratura della prima grande voce femminile coincida con l’affermazione dello strapotere di Afrodite. La dimensione privata sostituita a quella pubblica, il sentimento al clangore delle armi. Un sistema di valori alternativo a quello propugnato dagli Achei che assediavano Troia. Ma a ben guardare la cosa più bella esistente sulla terra, dice Saffo, è ciò che si ama e non necessariamente la persona amata. Ciò fa del frammento 16 non un’affermazione di romanticismo, ma di relativismo. 

Foto di Sofia Fiorini

Morire come Afrodite

Tutto il libro accenna fin da subito – e in modo sempre più intenso avvicinandosi al finale – al quesito contenuto nella morte di Saffo. Quasi come si trattasse di un moderno caso di cronaca, Silvia Romani passa in rassegna quanto avrebbe potuto rendere appetibile a Saffo quell’ultimo tuffo dalle rocce di Leucate. Il fatto, per esempio, che fosse lo stesso luogo da cui in passato si era gettata anche Afrodite, quando il dolore per la perdita dell’amato Adone l’aveva resa immemore della propria immortalità. O ancora, il suggerimento ricevuto dalla ninfa della sorgente, di cui parla Ovidio nelle Heroides: quello di tuffarsi da una roccia capace di guarire dalle fiamme dell’amore. O, infine, la volontà di rinunciare alla vita nel momento in cui la vecchiaia la separava dalla bellezza e dall’amore.

Foto di Sofia Fiorini

Tutto quanto riporta Romani suggerisce per assurdo che Saffo sperasse in un miracolo piuttosto che in una morte certa. Quanto sostiene l’autrice è che la poetessa di Lesbo sperasse in un cortocircuito del destino, ovvero che il tuffo le dimostrasse la sua eterna fortuna, come chi gioca a dadi a carte non fa altro che mettere sul piatto al suo destino. Così come lo era stato la sua vita di scrittrice, allo stesso modo la sua morte diventa un esperimento alla ricerca dell’immortalità.

Questo le aveva promesso la ninfa della sorgente nell’epistola ovidiana, questo le aveva sussurrato Afrodite: affrontare il vuoto, oltre la roccia e il mare di fronte, finisce per tradursi in un esperimento alla ricerca dell’immortalità, più che del suo contrario.

Silvia Romani, Saffo, la ragazza di Lesbo, Einaudi, Torino, 2022.

La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani, pubblicato da Einaudi (2022) nella collana Frontiere
La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani, pubblicato da Einaudi (2022) nella collana Frontiere

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La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani
La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani, pubblicato da Einaudi (2022) nella collana Frontiere. Foto di Sofia Fiorini

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

La copertina del libro Saffo, la ragazza di Lesbo, di Silvia Romani, pubblicato da Einaudi (2022) nella collana Frontiere. Foto di Sofia Fiorini

Sofia Fiorini (Rimini, 1995) è scrittrice e insegnante. In poesia ha pubblicato “La logica del merito” (Interno Poesia, 2017) - premiato dal Premio Violani Landi e dal Premio Prato, recentemente ripubblicato come "La logica del merito e nuove poesie" (Interno Poesia, 2023) - e “La perla di Minerva” (La Noce d’Oro, 2023). Ha tradotto l’antologia italiana delle poesie di Ralph Waldo Emerson “Il cervello di fuoco” (La Noce d’Oro, 2022) e ha collaborato a curare l'antologia “Costellazione parallela. Poetesse italiane del Novecento” (Vallecchi, 2023).

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