La nuova sepoltura di Riccardo III e le infedeltà nella sua stirpe
21 - 26 Marzo 2015
Dopo diversi giorni di commemorazioni e al termine di processione e celebrazione, Riccardo III è stato nuovamente seppellito nella Cattedrale di Leicester. Della sua tomba si erano perse le tracce per secoli, fino al ritrovamento avvenuto nel 2012 e gli esami del DNA che hanno confermato l'identità. Molte le personalità britanniche ad aver partecipato, mentre la Regina Elisabetta II ha riconosciuto il grande significato internazionale e nazionale della sepoltura.
La scoperta non è però priva di conseguenze. Durante le analisi sono emerse infedeltà nell'albero genealogico della sua stirpe: Riccardo III è stato l'ultimo regnante della casa di York. Il riconoscimento è avvenuto grazie al DNA mitocondriale, trasmesso per via di madre, mentre il cromosoma Y non si era trasmesso fino al discendente Henry Somerset, duca di Beaufort, vissuto nel diciottesimo secolo. Agli studiosi che nei mesi scorsi si occuparono dello studio, pubblicato su Nature Communications, continuano a pervenire richieste di analisi da parte di persone che affermano di essere discendenti.
Link: Live Science 1, 2, 3, 4; NY Times; CNN; BBC 1, 2; The Telegraph
https://twitter.com/royalwhisper/status/581067736438181888
https://twitter.com/EmmaBuntingUK/status/581044132061306880
https://twitter.com/BBCNews/status/581010597459841024
Ritratto di Riccardo III d'Inghilterra, dipinto nel 1520 circa , sulla base di un originale perduto, per la famiglia Paston; posseduto dalla Society of Antiquaries, Londra, sin dal1828. Artista sconosciuto (caricato su Wikipedia da Silverwhistle - Richard III Society website via English Wikipedia), da Wikipedia, Pubblico Dominio, caricata da Melinda Rácz.
A Pasqua e Pasquetta tutti aperti i musei archeologici statali dell'Emilia-Romagna
26 Marzo 2015
A Pasqua e Pasquetta tutti aperti i musei archeologici statali dell'Emilia-Romagna
Domenica 5 e Lunedì 6 aprile tutti aperti i Musei Archeologici Nazionali di Marzabotto (BO), Parma, Ferrara, e Sarsina (FC) e gli scavi della Villa Romana di Russi (RA) e della città romana di Veleia (PC)
Ingresso gratuito il giorno di Pasqua, prima domenica del mese
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Passeggiata archeologica: Il tempo della festa nel mondo romano
26 Marzo 2015
Passeggiata archeologica dal titolo Il tempo della festa nel mondo romano
Presentato a Roma il Padiglione Italia
26 Marzo 2015
PRESENTATO A ROMA IL PADIGLIONE ITALIA
56esima Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia 2015
Come da MIBACT, Redattore Renzo De Simone
Messico: geopolitica e ossidiana a Tlaxcala
25 Marzo 2015
Una nuova ricerca si è occupata del rapporto di relazioni tra Stati, diplomazia, commercio e forniture di merci nella Mesoamerica del Tardo Postclassico (l'epoca degli Aztechi). L'oggetto della ricerca è stata la città di Tlaxcala, che al tempo dell'arrivo degli Spagnoli era ancora impegnata nelle guerre rituali e continue con gli Aztechi, necessarie per rifornire i templi di sacrifici umani. L'oggetto della ricerca è però l'ossidiana, un vetro di origine vulcanica utilizzato ad esempio nelle armi dell'epoca.Leggere di più
Una nuova datazione di cacciatori dell'ultima Era Glaciale in America
23 - 27 Marzo 2015
Presso Wally's Beach, in Canada, vi sono i resti di sette cavalli e di un cammello, e costituiscono le uniche prove di caccia e macellazione di questi animali in tempi preistorici in America. Una nuova ricerca mostra che i frammenti delle ossa degli animali sarebbero da datarsi a 13300 anni fa, uccisi in un breve lasso di tempo.
Si tratta di una scoperta molto importante, sia perché documenta il ruolo dell'uomo nell'estinzione dei grandi mammiferi alla fine dell'ultima Era Glaciale, sia perché implica la presenza umana nel continente, molto prima di quanto ritenuto finora.
https://twitter.com/NewsHour/status/580384893923905537
Lo studio "Late Pleistocene horse and camel hunting at the southern margin of the ice-free corridor: Reassessing the age of Wally’s Beach, Canada", di Michael R. Waters, Thomas W. Stafford, Jr., Brian Kooyman, e L. V. Hills, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.
Link: Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America; Phys.org via Texas A&M University; PBS Newshour; Past Horizons
Stelle che collidono: la spiegazione di un enigma del diciassettesimo secolo
14 Ottobre 2014 - 23 Marzo 2015
Nuove osservazioni fatte con APEX e altri telescopi rivelano che la stella che gli astronomi europei videro apparire nel cielo del 1670 non era una nova, ma un evento molto più raro e violento, relativo a una collisione stellare. Abbastanza spettacolare da esser visto facilmente ad occhio nudo durante la sua prima comparsa, ma le tracce lasciate erano così flebili che un'analisi molto attenta si è resa necessaria prima di risolvere il mistero, 340 anni dopo. I risultati appaiono sulla rivista Nature.
Alcuni dei più grandi astronomi del diciassettesimo secolo, includendo Hevelius — padre della cartografia lunare — e Cassini, documentarono con cura l'apparizione di una nuova stella nei cieli del 1670. Hevelius la descrisse come nova sub capite Cygni — una nuova stella sotto la testa del Cigno — ma gli astronomi la conoscono ora con il nome di Nova Vulpeculae 1670 [1]. I resoconti storici di novae sono rari e di grande interesse per i moderni astronomi. Nova Vul 1670 sarebbe sia la nova più antca registrata, sia la più flebile ad esser dopo recuperata.
[1] Questo oggetto è situato tra i confini della moderna costellazione Vulpecula (la Volpe), appena passati i confini di Cygnus (il Cigno). Ci si riferisce ad essa anche come Nova Vul 1670 e CK Vulpeculae, la sua designazione come stella variabile.
Lo studio "Nuclear ashes and outflow in the eruptive star Nova Vul 1670", di Tomasz Kamiński, Karl M. Menten, Romuald Tylenda, Marcin Hajduk, Nimesh A. Patel & Alexander Kraus, è stato pubblicato su Nature.
Link: Nature; testi e immagini adattati da ESO
Crediti per il video: ESO/Digitized Sky Survey 2/N. Risinger (skysurvey.org) Ringraziamenti: Davide De Martin; Musica: Johan B. Monell (www.johanmonell.com).
I santi in Danimarca e Svezia dall'undicesimo al tredicesimo secolo
25 Marzo 2015
I santi esistono in varie forme nelle religioni e nelle ideologie, e il Cristianesimo non fa ovviamente eccezione. Quando il Cristianesimo giunse in Scandinavia, il culto dei santi era già integrato nella struttura amministrativa romano.
Una nuova tesi di dottorato dall'Università di Goteborg, "Creating Holy People and Places on the Periphery. A Study of the Emergence of Cults of Native Saints in the Ecclesiastical Provinces of Lund and Uppsala from the Eleventh to the Thirteenth Centuries", opera di Sara E. Ellis Nilsson, prende in esame i santi nativi di Danimarca e Svezia, che sorsero durante la cristianizzazione di queste province e prima del tredicesimo secolo.
Tra le fonti utilizzate nel lavoro vi sono manoscritti liturgici e frammenti, iconografia e diploma. Alcuni santi erano martiri, altri furono canonizzati per le opere. Mentre in Danimarca per la canonizzazione era necessario l'intervento del papato, così non era in Svezia.
Link: Università di Goteborg; Past Horizons
La pietra runica Sövestad 1 DR 290 (Krageholm), da Skåne, ritrae un uomo che trasporta una croce. Foto da Wikipedia, Pubblico Dominio, caricata e di Ole E. Henriksen.
Un caso di cancro di 4200 anni fa in Egitto
24 - 25 Marzo 2015
La moderna percezione del cancro è quella di una malattia non esistente in antichità. In realtà, nell'ultimo anno vi sono state segnalazioni in senso contrario: prima una donna di 3200 anni fa dalla Nubia, quindi la Principessa dell'Altai di 2500 anni fa, poi un uomo siberiano di 4500 anni fa. Un team spagnolo presenta ora un'altro caso, di una donna adulta vissuta 4200 anni fa in Egitto, durante la Sesta dinastia faraonica.
https://twitter.com/MailOnline/status/580611141832982528
https://twitter.com/cancerolizer/status/580530613804990464
Link: The Daily Mail; Huffington Post; Reuters
Il collo di bottiglia della riproduzione nel Neolitico
24 - 25 Marzo 2015
Un'analisi di 456 cromosomi Y, provenienti da tutto il mondo e trasmessi chiaramente per via maschile, ha rivelato un collo di bottiglia risalente agli ultimi 10 mila anni. Cosa significa questo? Che solo pochi maschi riuscirono a passare il loro DNA alle generazioni successive: per la precisione, uno ogni diciassette femmine. Non bisogna stupirsi: ancora oggi esistono gruppi umani nei quali la disponibilità delle donne è riservata al capo. Più difficile appare trovare oggi i meccanismi coi quali si poteva rendere questa situazione accettabile a tutti i membri della società.
[Dall'Abstract: ] Si ritiene comunemente che la diversità genetica umana nelle popolazioni non africane si sia modellata essenzialmente con una dispersione "fuori dall'Africa" di 50 - 100 migliaia di anni fa. Nello studio si presentano 456 sequenze di cromosomi Y ad alta copertura e differenziati geograficamente, inclusi 299 nuovi campioni. [...] In contrasto con le ricostruzioni basate sul mtDNA, si implica qui un secondo collo di bottiglia forte nelle stirpi di cromosomi Y, e datato agli ultimi 10 mila anni. Si ipotizza che questo collo di bottiglia sia causato da cambiamenti culturali che influenzano la varianza del successo riproduttivo tra i maschi.
Lo studio "A recent bottleneck of Y chromosome diversity coincides with a global change in culture", di Monika Karmin, Lauri Saag, Mário Vicente, Melissa A. Wilson Sayres, Mari Järve, Ulvi Gerst Talas, Siiri Rootsi, Anne-Mai Ilumäe, Reedik Mägi, Mario Mitt, Luca Pagani, Tarmo Puurand, Zuzana Faltyskova, Florian Clemente, Alexia Cardona, Ene Metspalu, Hovhannes Sahakyan, Bayazit Yunusbayev, Georgi Hudjashov, Michael DeGiorgio, Eva-Liis Loogväli, Christina Eichstaedt, Mikk Eelmets, Gyaneshwer Chaubey, Kristiina Tambets, Sergei Litvinov, Maru Mormina, Yali Xue, Qasim Ayub, Grigor Zoraqi, Thorfinn Sand Korneliussen, Farida Akhatova, Joseph Lachance, Sarah Tishkoff, Kuvat Momynaliev, François-Xavier Ricaut, Pradiptajati Kusuma, Harilanto Razafindrazaka, Denis Pierron, Murray P. Cox, Gazi Nurun Nahar Sultana, Rane Willerslev, Craig Muller, Michael Westaway, David Lambert, Vedrana Skaro, Lejla Kovačević, Shahlo Turdikulova, Dilbar Dalimova, Rita Khusainova, Natalya Trofimova, Vita Akhmetova, Irina Khidiyatova, Daria V. Lichman, Jainagul Isakova, Elvira Pocheshkhova, Zhaxylyk Sabitov, Nikolay A. Barashkov, Pagbajabyn Nymadawa, Evelin Mihailov, Joseph Wee Tien Seng, Irina Evseeva, Andrea Bamberg Migliano, Syafiq Abdullah, George Andriadze, Dragan Primorac, Lubov Atramentova, Olga Utevska, Levon Yepiskoposyan, Damir Marjanović, Alena Kushniarevich, Doron M. Behar, Christian Gilissen, Lisenka Vissers, Joris A. Veltman, Elena Balanovska, Miroslava Derenko, Boris Malyarchuk, Andres Metspalu, Sardana Fedorova, Anders Eriksson, Andrea Manica, Fernando L. Mendez, Tatiana M. Karafet, Krishna R. Veeramah, Neil Bradman, Michael F. Hammer, Ludmila P. Osipova, Oleg Balanovsky, Elza K. Khusnutdinova, Knut Johnsen, Maido Remm, Mark G. Thomas, Chris Tyler-Smith, Peter A. Underhill, Eske Willerslev, Rasmus Nielsen, Mait Metspalu, Richard Villems e Toomas Kivisild, è stato pubblicato su Genome Research.
Link: Genome Research; Ars Technica
Figurina antropomorfica del Neolitico, foto © Michael Greenhalgh
(Source :http://rubens.anu.edu.au/raider5/greece/thessaloniki/museums/archaeological/neolithic/
With full permission, transmitted to [email protected]), da Wikipedia, CC BY-SA 2.5, caricata da 120.