26 Gennaio 2016
In seguito all’arrivo degli Europei, i Nativi Americani furono decimati, a causa di malattie e conflitti, e fino al 1900. Le modalità, l’ordine di grandezza e le tempistiche di questo fenomeno sono state oggetto di numerose discussioni, che hanno anche riguardato gli effetti di questa diminuzione della popolazione. Taluni affermano difatti che le malattie colpirono i nativi subito dopo il contatto, altri affermano che si trattò di un fenomeno più graduale.
Un nuovo studio ha preso in esame questo problema, giungendo alla conclusione che il collasso delle popolazioni di nativi americani in New Mexico non avvenne nell’immediato, all’arrivo dei conquistadores Spagnoli, ma solo in seguito, con il contatto prolungato con le missioni cattoliche di frati francescani che si erano insediate.
Gli effetti delle malattie furono devastanti: in pochi decenni (dagli anni venti agli anni novanta del Seicento), da una popolazione considerata di circa 6500 persone in 18 villaggi si scese a meno di 900 individui. Una diminuzione della popolazione dell’87%.
I villaggi considerati sono collocati nel New Mexico settentrionale, su un’area di 100 mila acri, sulle Montagne Jemez, e hanno riguardato le omonime popolazioni Jemez.
Il collasso delle popolazioni di nativi determinò quindi delle modificazioni anche nell’ambiente locale, spronando la crescita degli alberi e facilitando la diffusione di frequenti incendi.
Lo studio “Native American depopulation, reforestation, and fire regimes in the Southwest United States, 1492–1900 CE”, di Matthew J. Liebmann, Joshua Farella, Christopher I. Roos, Adam Stack, Sarah Martini, e Thomas W. Swetnam, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.
Link: PNAS; EurekAlert! via Harvard University; EurekAlert! via Southern Methodist University; Sinc.