Mostra L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio
a cura di Silvia Martina Bertesago, Gabriel Zuchtriegel
in programma dal 15 dicembre 2023 al 15 dicembre 2024, alla Palestra grande degli scavi del Parco Archeologico di Pompei

mostra L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio

Una società antica poggia buona parte della sua forza lavoro nell’attività degli schiavi. Non stupisce che anche la società romana ne facesse uso nei lavori domestici, nelle campagne, nelle varie attività che ne facevano girare l’economia ma spesso erano anche persone colte impiegate nell’istruzione, medici, architetti; diversa era solo la loro posizione giuridica, erano non liberi e proprietà dei padroni.

Molti di questi erano prigionieri di guerra oppure provenivano dal mercato degli schiavi di Delo. Spesso tra padrone e schiavi si instauravano rapporti di fiducia, soprattutto se amministratori della domus, delle proprietà, degli affari ma le fonti, la storia, l’archeologia ci raccontano anche altre storie, brutali, crude, molto distanti anche se non di molto a situazioni di sfruttamento e atrocità tipiche di domini imperialistici.

Come molte delle città antiche, anche Pompei aveva il suo mercato degli schiavi in cui bambini, donne e uomini venivano venduti e scelti dai padroni o dai loro amministratori. Un affresco proveniente dai Praedia di Giulia Felice a Pompei mostra una bambina con in mano una tessera recante il suo nome e Trimalcione portava un cartello attorno al collo dove vi erano indicati nome ed età. Ma vi erano schiavi che subivano condizioni ancora peggiori, soprattutto quelli impiegati nelle proprietà agricole che subivano la sorveglianza e non erano rare le punizioni in caso di fuga.

Gli schiavi di città vivano condizioni migliori e sembra che nelle case più ricche ce ne fossero diverse decine dove ognuno vi svolgeva una funzione specifica. La mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” inaugurata oggi, 15 dicembre, nella Palestra Grande degli scavi vuole raccontare attraverso sette sezioni espositive e oltre 300 reperti la vita e la quotidianità di questa fetta della popolazione di cui a Pompei è difficile restituirne le stime in assenza di dati archeologici certi.

Pompei ha lasciato nella storia dell’archeologia un’impronta fondamentale per lo studio di una parte della società antica, una miniera di informazioni ancora non del tutto esplorate. Distrutta, riportata alla luce, Pompei raccoglie le storie di tutti, ricchi e poveri, in un conteso in cui la livella della morte e distruzione non ha considerato lo status sociale.

Video e immagini dall’Ufficio Stampa del Parco Archeologico di Pompei.

Attraverso sette sezioni, circa trecento reperti e tre installazioni multimediali, il percorso espositivo consente di seguire idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano a questa popolazione, dalla nascita fino alla morte indagandone le attività quotidiane, l’alimentazione, i rapporti personali, i costumi e gli svaghi, ma anche il rapporto con il mondo esterno e con la fede religiosa e l’aldilà.
Inoltre, attraverso una sezione dell’app My Pompeii sarà possibile tirare a sorte l’identità di un antico abitante pompeiano, con il quale identificarsi e seguire il percorso di vita nelle varie case del sito archeologico. Una specie di ruota della fortuna che ben fa intendere come fosse molto più probabile essere un povero, un umile servo o un lavoratore, piuttosto che il ricco abitante di una prestigiosa dimora ad atrio.
La mostra è sponsorizzata da American Express Italia, che per il terzo anno sostiene progetti di valorizzazione del Parco.

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