28 Agosto 2015
srep13308-f1
Sarebbero stati i Filistei ad introdurre il sicomoro (Ficus sycomorus), il cumino (Cuminum cyminum) e il papavero da oppio (Papaver somniferum) nell’area dell’odierno Israele, durante l’Età del Ferro (più precisamente, dal dodicesimo al settimo secolo a. C.).
Questi i risultati di una ricerca che si è occupata di un tema molto sentito oggi: quello della biologia delle specie invasive, che causano enormi danni a quelle esistenti in un determinato luogo. E tuttavia non si tratta di un tema nuovo, perché recenti studi hanno messo in evidenza simili casi in antichità.
Lo studio ha preso in esame un database di piante nell’area, per l’Età del Bronzo e del Ferro. E sarebbe proprio quello delle tre specie vegetali in questione, che nell’area dell’odierno Israele non sono presenti se non a partire dall’Età del Ferro, con l’arrivo dei Filistei. Questi non solo portarono con sé le suddette piante, ma furono i primi a sfruttarne altre 70 che beneficiano della presenza umana.
La provenienza delle tre specie vegetali si accorda anche con l’origine della popolazione, uno dei Popoli del Mare provenienti dal Mediterraneo Orientale (Turchia, Mar Egeo, Cipro) e che comparvero nel litorale di Levante attorno al 1200 a. C. L’origine non levantina dei Filistei è anche evidente dalla loro architettura, dalle ceramiche, dalle tecnologie e dai rituali.

 
Lo studio “Studying Ancient Anthropogenic Impacts on Current Floral Biodiversity in the Southern Levant as reflected by the Philistine Migration”, di Suembikya Frumin, Aren M. Maeir, Liora Kolska Horwitz & Ehud Weiss, è stato pubblicato su Nature – Scientific Reports.
 
Link: Nature – Scientific Reports; Science Daily via Eurekalert via Bar-Ilan University; Past Horizons.
Figura 1: siti archeobotanici dell’Età del Bronzo e del Ferro in Israele, utilizzati come fonte di dati. I quadrati verdi indicano i siti dell’Età del Bronzo, i triangoli neri quelli dell’Età del Ferro, i quadrati verdi con traingoli neri all’interno i siti relativi ad entrambi i periodi. Cartina prodotta da M. Frumin utilizzando ArcGIS per Desktop (ArcMap 10.1), ESRI. Da Nature – Scientific Reports, Suembikya Frumin, Aren M. Maeir, Liora Kolska Horwitz, Ehud Weiss, CC BY.

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