Torna a splendere la Tomba degli Scudi, gioiello del 340 a.C. e una delle più grandi tombe gentilizie di Tarquinia del primo ellenismo. I lavori di restauro, cominciati nell’estate 2016 e realizzati da Maria Cristina Tomasetti e Chiara Arrighi sotto la supervisione della Soprintendenza, hanno permesso il recupero dell’apparato pittorico ancora esistente della camera centrale dell’ipogeo e di riportare alla luce figure, iscrizioni e dettagli finora invisibili. Qui erano sepolti illustri personaggi gentilizi, raffigurati idealmente sulle pareti della camera centrale.

Foto Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale (2018)

La prima coppia, composta da un uomo semisdraiato su una kline e una  donna seduta ai suoi piedi, è identificabile con Larth Velcha, fondatore della tomba e Velia Seithiti, sua sposa. Accanto ai coniugi stanno Velthur Velcha, padre del fondatore e la sposa Ravnthu Arpthnai. Quest’ultima coppia è raffigurata sulla parete sinistra dell’ipogeo in atteggiamento regale. Ulteriori decorazioni che impreziosiscono e rendono quasi unico questo luogo si trovano sulla parete d’ingresso, dove sono raffigurate scene di corteo che alludono al viaggio eterno di Larth Velcha, scortato da littori e la cui presenza sottolinea lo status gentilizio e la carica di magistrato ricoperta dal personaggio durante la sua vita.

Foto Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale

Un fregio di armi è presente nella camera di fondo, in cui vi sono rappresentati gli scudi che danno il nome alla tomba che forse sottolineano l’importanza del campo militare nella vita della famiglia. La decorazione, tipica dei sepolcreti gentilizi etruschi di età ellenistica vuole così celebrare le virtù e il rango della famiglia Velcha, immortalando il momento della morte e il viaggio verso l’oltretomba e il banchetto a cui idealmente partecipano tutti i membri della gens.

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Tutto ciò è stato possibile grazie ai voti ricevuti online sul sito web del FAI, nella sezione Luoghi del Cuore, dove la tomba è stata votata da oltre 5000 persone. Il prezioso gesto d’amore ha permesso così la rivalutazione e il recupero di un luogo importante per il mondo etrusco che però da anni versava in uno stato precario e nel dimenticatoio. I voti sono serviti quindi per poter partecipare al bando per la selezione degli interventi che la Fondazione, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, promuove dopo ogni edizione del censimento e ha permesso così di ricevere 24.500 euro per il restauro degli apparati decorativi della camera centrale.

Le problematiche riscontrate dai restauratori riguardavano soprattutto l’intonaco, molto friabile, che tendeva a staccarsi a causa di numerose problematiche legate all’alterazione del microclima. Su tutta la superficie erano presenti patine bianche di diversa natura e consistenza, oltre che chiazze di umidità e chiazze dovute alla formazione di funghi. L’intervento, inoltre, è stato realizzato in modalità “cantiere aperto”, dando così la possibilità, tramite visite guidate a cura della delegazione FAI di Viterbo, di poter assistere in diretta ai lavori di recupero.

Foto Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale (2018)

I prossimi passi, una volta concluso il recupero della camera centrale, porteranno al completamento del restauro con interventi sul soffitto, sulla camera di fondo – quella decorata con gli scudi da cui la tomba prende il nome – e su due piccoli ambienti laterali, privi di decorazioni. Intanto la collaborazione tra FAI e Soprintendenza continuerà grazie alla volontà, da entrambe le parti, di rendere fruibile periodicamente questo eccezionale luogo di arte, situato al di fuori del perimetro di visita della Necropoli dei Monterozzi.

Foto Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale (2016)

Le tombe della Necropoli di Tarquinia, dal 2004 dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, rappresentano un documento eccezionale ed unico per il mondo etrusco, capaci di fornirci informazioni preziose sulla vita quotidiana e sul rapporto che questa civiltà aveva con il mondo ultraterreno.

Foto Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale (2016)
Foto Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale (2016)
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