Una mostra raffinata sull’elegante contrassegno di proprietà libraria: “EX LIBRIS PERSONALI” – di Adriano Benzi – Rosalba Dolermo – Giorgio Frigo / Omaggio a Michel Fingesten
Acqui Terme, cittadina nel Monferrato in provincia di Alessandria, si è sempre distinta per la sua attenzione rivolta all’arte nelle sue molteplici forme. Merito sicuramente anche della sua storia millenaria che la vide protagonista già in epoca romana, con il nome di Aquae Statiellae, per la ricchezza urbanistica di età imperiale della quale conserva ancora le gloriose vestigia nei resti delle arcate sul fiume Bormida dell’acquedotto, delle vasche marmoree delle terme, del teatro, le tombe, le fornaci e le tante pavimentazioni musive e poi ancora nelle epoche successive la necropoli paleocristiana, il Castello dei Paleologi e il ricetto sottostante, la cattedrale medioevale, raro esempio in Piemonte di edificio con grande cripta colonnata, con l’elegante portale scolpito dal Pilacorte e la pavimentazione a mosaico conservata presso Palazzo Madama a Torino e tanti altri pregevoli esempi che costellano il suo abitato, sottolineando quanto la sua posizione geografica e la ricchezza del suo territorio abbiano sempre generato fruttuosi scambi culturali.
Ancora oggi il Museo Archeologico, sito all’interno del polo museale del Castello dei Paleologi, presenta un interessante allestimento dei reperti recuperati (ricchissima la collezione soprattutto d’epoca romana in parte conservata nei magazzini e ancora da esporre) oltre a mostre temporanee relative a nuovi scavi nel territorio (ne abbiamo parlato anche su ClassiCult), le associazioni culturali cittadine, tra queste il Rotary Club, la Regione Piemonte e il Comune di Acqui Terme promuovono interessantissime iniziative come il premio Acqui Storia, decennale concorso storico-letterario (istituito nel 1968 in memoria dei militari della Divisione Acqui caduti nell’eccidio di Cefalonia nel 1943), dal 1970 le annuali Mostre Antologiche dedicate ai maggiori esponenti della pittura del Novecento (tra questi Casorati, Guttuso, Morandi, Sutherland, Carrà, Burri, Merello, Balla, Picasso, Dalì) e dal 1993 la Biennale Internazionale di Incisione (il cui archivio ha sede nel polo museale del Castello dei Paleologi e conserva circa tremila opere di calcografia, una sezione dedicata alle lastre incise ed una biblioteca specializzata in incisione contemporanea ricca di cataloghi di Artisti e trattati).
Relativamente a questo ultimo genere artistico, una ghiotta occasione per ammirare una pregevole raccolta di opere si è concretizzata proprio in questi giorni nella mostra dal titolo “EX LIBRIS PERSONALI” – di Adriano Benzi – Rosalba Dolermo – Giorgio Frigo / Omaggio a Michel Fingesten, allestita nella sede espositiva di Palazzo Robellini dal 16 al 30 maggio 2021, a cura di Adriano Benzi, Rosalba Dolermo e Giorgio Frigo.
Si tratta di una rassegna di oltre duecento incisioni di pregevole fattura provenienti dalle biblioteche private dei curatori e commissionate appositamente (calcografie e xilografie) ai maggiori artisti nazionali ed internazionali (provenienti da Italia, Russia, Ucraina, Belgio, Lituania, Lettonia, Bulgaria, Ungheria, Germania, Spagna, Argentina, Cina), molti dei quali apprezzatissimi dai collezionisti ed ancora operanti, che permette di ripercorrere le tappe fondamentali della storia dell’ex libris attraverso l’evoluzione compiuta da autori e committenti.
Per chi sa coglierne il valore, questa mostra si rivela una grandiosa opportunità per conoscere un mondo estremamente raffinato disvelato attraverso un’arte erroneamente considerata minore e forse meno conosciuta. Ma esattamente in cosa consiste un ex libris?
Gli ex libris (dal latino “dai libri” a significare “questo volume è tratto dai libri di…”), sono etichette adorne dal nome del proprietario (che andrebbe espresso con il genitivo), motti, simboli o stemmi che nel marchiare l’interno della copertina o le prime pagine dei tomi di una biblioteca personale per contrassegnarli o catalogarli, mutano in preziose testimonianze della stessa diventandone l’elegante attestato di proprietà.
Impressi su materiale cartaceo o più pregiato come cuoio o pergamena, oppure sotto forma di timbri a inchiostro, a lacca, a fuoco o altro, hanno origini remotissime; se ne ha notizia già su codici antichi apposte sui fogli di guardia o nelle ultime pagine e spesso non riportavano un nome ma recavano diciture curiose di carattere generale o di invettiva a chi non restituiva i libri.
A seguito dell’invenzione della stampa a caratteri mobili del tedesco Johannes Gutenberg nel 1455 e la conseguente diffusione del libro, molti incunaboli furono siglati con ex libris manoscritti, e quando questi assursero a simbolo di proprietà, si ricorse a foglietti incollati sul piatto anteriore della legatura del volume, sui quali venne stampato o inciso il nome del proprietario corredato dallo stemma araldico, impreziosito da immagini relative ad un’impresa, allegorie e motti. Fu in Germania che si affermò l’uso dell’ex libris prima che altrove, merito di incisori famosi come Lucas Cranach e Albrecht Dürer (di quest’ultimo si conserva il più antico ex libris datato del 1516, inciso su legno per Hieronymus Ebner).
Anche in Italia, dal Cinquecento, divenne uso personalizzare le proprie raccolte di volumi con ex libris, tra i primi quello inciso su legno del Vescovo di Tortona (AL) del 1548, mentre la biblioteca di San Marco di Venezia conserva l’intera raccolta donata da Iacopo Contarini, che aveva impreziosito ciascun tomo con il proprio ex libris inciso su rame e risalente al 1560.
Dal secolo successivo gli ex libris sono principalmente monastici, spesso semplicemente tipografici, preziosa testimonianza di storia e biblioteche, o araldici con stemma nobiliare, ritratto del proprietario e motto del casato, che contrassegnavano le raccolte librarie delle famiglie patrizie, di ecclesiastici e biblioteche (“ex bibliotheca”) realizzati fino all’Ottocento, ma già dal Settecento l’uso divenne piuttosto comune in quanto vanesio simbolo di distinzione che produsse opere particolarmente stravaganti.
Nuove tecniche incisorie (litografia e xilografia con le varianti fotolito e cliché prevalenti a inizio del secolo scorso e acquaforte, acquaforte con acquatinta, ceramolle, bulino fino alla maniera nera attualmente preferite) unite al mutare dei gusti e degli stili nel tempo (i soggetti araldici abbandonati a favore di specifiche richieste grafiche dei collezionisti più che per siglare i volumi), la propaganda politica di regimi totalitari e l’incremento dei bibliofili hanno incentivato la diffusione di ex libris nel Novecento e ne hanno modificato l’aspetto grafico e le dimensioni. Dalle primordiali pari a quelle di un biglietto da visita si è giunti a sovradimensionamenti maggiori alla superficie del libro ospite (A4), preferenza tuttora gradita ai collezionisti e richiesta agli artisti, nonostante un tentativo in controtendenza proposto nel 2010 da una Società tedesca con un concorso per ex libris di piccolo formato. Nell’esecuzione di questi sigilli, oltre ai già citati, si sono cimentati artisti eccellenti quali G. Klimt, K. Moser, U. Boccioni, M. Escher e tra i committenti troviamo W. Goethe, R. Wagner, C. Dickens, G. D’Annunzio. I collezionisti riunitisi in società, prima fu la Ex Libris Society a Londra (1891) seguita da quella di Berlino, di Parigi, di Washington e di Torino (1912), hanno l’obiettivo di diffondere l’uso del ex libris come forma d’arte dedicandogli testi specializzati, riviste, esposizioni nazionali ed internazionali, ed anche i musei ne conservano interessanti raccolte: circa centomila esemplari al British Museum, al Castello Sforzesco di Milano è conservata la famosa collezione Achille Bertarelli, tra le raccolte private quella di Mario De Filippis (Arezzo) con centotrentamila esemplari, 13.000 a suo nome, eseguiti da artisti di tutto il mondo con ogni tecnica nota.
Attualmente svincolata dal suo uso originale, l’ex libris ha assunto il nuovo ruolo di opera d’arte autonoma pur restando imparentato con la forma tipica dell’antico sigillo: una vignetta disegnata corredata dalle parole “ex libris” e dal nome del proprietario, anche se si tende a ridurre quest’ultimo alle semplici iniziali o seminascosto all’interno dell’opera o addirittura sostituito dalla parola “per”, che la identifica come opera grafica creata da un artista per un committente. Il contrassegno di proprietà libraria si è trasformato in una “piccola grafica d’arte dedicata” secondo il professor Paolo Bellini, destinata principalmente al collezionismo, opinione però considerata da molti un depauperamento della sua essenza e per questo Egisto Bragaglia ha stilato nel 2008 “l’ex libris del bibliofilo”, un manifesto con l’intento di riportarne la creazione e l’uso alla finalità originale.
Quindi, “Oggetto di libera grafica oppure vera e propria opera d’arte?” è la domanda insidiosa che pone il dottor Giorgio Frigo, proprietario di molte delle incisioni esposte e stimato primario dell’Ospedale acquese nonché storico organizzatore delle ventotto edizioni della Biennale Internazionale di Incisione, un ideale Caronte che traghetta i visitatori della mostra con pacate parole sapienti in un viaggio affascinante nelle sale espositive di Palazzo Robellini.
Mi sono lasciata condurre dal suono della sua voce, un fiume di informazioni, dettagli, precisazioni e ricordi, rapita dalle immagini esposte che scorrevano davanti ai miei occhi. Da quelle cupe e misteriose degli eccellenti incisori dell’Europa dell’Est, spesso raffiguranti soggetti complessi e con un gusto estremo per il dettaglio che ricorda l’arte fiamminga quattrocentesca, trame complicate con soggetti onirici e fantasiosi ma inquietanti come le incisioni di Robert Baramov e la Danza Macabra di Leo Bednarik, mitologici come Leda e il cigno di Vasi Fenchak, favolistici come Pinocchio di Ivan Rusachek, Alice nel paese delle meraviglie di Marina Terauds e Biancaneve e i sette nani di Andreas Raub, letterari come i tantissimi ex libris raffiguranti i personaggi dell’Odissea incontrati da Ulisse nei suoi viaggi come Ulisse e la sirena di Konstantin Kalynovych, Ulisse, Scilla e Cariddi di Hristo Naidenov, Ulisse e i Proci di Ven Zoltan, Ulisse e la maga Circe di Yuri Borovitsky, Ulisse di Julian Jordanov o la Divina Commedia di Harry Jurgens, Don Chisciotte in pensione di Sergij Hrapov e i 7 Vizi Capitali di Ulyana Turchenko.
Altre incisioni appaiono più allegre, giocose e sensuali chiaramente più mediterranee, dove prevale un segno grafico meno complesso e drammatico, i soggetti sono meno inquietanti, i colori più vivaci come le incisioni dell’italiano Paolo Rovegno con soggetti zodiacali ed Ettore e Andromaca.
Particolarmente originali le acqueforti con soggetti osteoarticolari forse in onore alla professione di ortopedico del committente dottor Giorgio Frigo, incise dagli italiani Angelo Sampietro e Lanfranco Quadrio o i disegni e l’opera a bulino scherzosamente goliardici di Frank Ivo Van Damme, mentre l’incisione del 2006 realizzata da Nino Baudino appositamente per l’anno di Presidenza del Rotary di Adriano Benzi, proprietario dell’opera, raffigura con tratti delicati i resti dell’acquedotto romano acquese immersi in un paesaggio rarefatto. E poi disegni e stampe di Fernando Eandi per ricordare il Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia con ritratti di Cavour e Mazzini, e le incisioni di Walter Valentini, opere astratte caratterizzate da un perfetto senso della geometria e delle proporzioni la cui impostazione subisce l’influenza del Costruttivismo russo.
Nell’esporre le opere, i curatori hanno scelto in alcuni casi di accostare i disegni di progetto degli autori e a volte anche le lastre originali incise, come ad esempio la xilografia di Gianni Verna che è posizionata insieme alla matrice in legno e al disegno preparatorio raffigurante una mongolfiera. Disegni di progetti davvero splendidi sono quelli di Norbert Salzwedel per l’Apocalisse che nel tratto nervoso dei personaggi raffigurati e il gusto materico dei volumi ricordano i cartoni preparatori per gli affreschi michelangioleschi.
Di gusto molto differente sono i tanti disegni preparatori per ex libris eseguiti a inchiostro di china dal tratto rapidissimo e quasi espressionistico dell’italiano Remo Wolf esposti con le relative xilografie, e l’altrettanto prolifica produzione progettuale di Francesco Casorati, figlio del noto pittore, che esplorò le potenzialità della grafica incisa fino a raggiungere l’estrema purezza del segno grafico e la sintetizzazione dei soggetti nelle opere presenti in mostra.
Intensamente drammatica è invece la sezione dedicata all’artista Michel Fingesten, nei cui confronti la mostra vuole essere omaggio, di origine ebrea e per questo internato nel campo di detenzione durante la seconda guerra mondiale e lì deceduto nel 1943. Autore molto apprezzato a livello mondiale dai collezionisti, l’area destinata al suo lavoro è al centro della terza sala e comprende molti ex libris eseguiti durante la sua breve esistenza trascorsa spesso in fuga tra l’Austria, la Germania e l’Italia a causa delle persecuzioni naziste: tutti dolorosamente segnati dall’esperienza della prigionia, sono quasi sempre immagini esplicite contro il regime politico antisemita, angoscianti e drammaticamente didascaliche nel divulgare la follia della guerra.
Insomma, una mostra che per l’incredibile varietà di ex libris presenti, lascia la mente sazia e soddisfatta facendoci davvero riflettere sul fatto che nonostante sia un’arte di nicchia dalle fortune alterne nel tempo, non sia mai scomparsa neppure negli ultimi lustri con l’avvento della rivoluzione digitale. Reinventata forse, comunque capace ancora di emozionare. E davvero tanto.
La mostra è ampiamente documentata dal catalogo corredato dalle immagini di tutte le opere esposte suddivise in gruppi omogenei e da interessanti approfondimenti relativi alle differenti tecniche di esecuzione dell’incisione (xilografia, linoleumgrafia, litografia, calcografia); arricchiscono il volume una colta riflessione sul significato attuale dell’ex libris e sull’evoluzione del relativo mercato collezionistico, oltre ad una sezione dedicata interamente all’autore Michel Fingestein.
Ex-libris personali, catalogo della mostra (Acqui Terme, Palazzo Robellini 16-30 maggio 2021) a cura di Adriano Benzi, Rosalba Dolermo, Giorgio Frigo, ed. Vecchiantico, Acqui Terme 2021
MUSSO CLAUDIA – Acqui Terme, 26/05/2021
Tutte le foto dalla mostra “EX LIBRIS PERSONALI” – di Adriano Benzi – Rosalba Dolermo – Giorgio Frigo / Omaggio a Michel Fingesten nel presente articolo sono di Claudia Musso.