Al Museo Arqueológico Nacional di Madrid la mostra “I tesori archeologici della Romania. Le radici daciche e romane” 

Dopo la bellissima mostra del 2010 “Ori antichi della Romania. Prima e dopo Traiano”, tenutasi presso il Museo dei Fori Imperiali a Roma, un’altra imperdibile occasione per ammirare degli splendidi reperti in grado di far ripercorrere la storia delle civiltà protostoriche, classiche, tardo-antiche e altomedievali che si succedettero nel corso dei secoli sul territorio dell’odierna Romania.

La mostra

Il Museo Arqueológico Nacional di Madrid ospita fino al 27 febbraio 2022 la mostra Tesoros arqueológicos de Rumanía. Las raíces dacias y romanas” (Tesori archeologici dalla Romania: radici daciche e romane) a commemorazione del 140° anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra Spagna e Romania. Si tratta di un’esposizione alquanto prestigiosa, la più importante realizzata fino ad oggi all’estero dal Muzeul Național de Istorie a României (Museo Nazionale di Storia della Romania), negli ultimi cinquant’anni.

La mostra raccoglie una magnifica selezione di oltre 800 oggetti provenienti da ben 40 Musei e istituzioni della Romania, a cui si aggiungono i prestiti derivanti da diversi Musei spagnoli, tra cui il Museo Archeologico di Siviglia, l’Ayuntamiento de Guadix (Granada) e il Museo Nazionale del Prado.

Si tratta di beni di eccezionale valore appartenenti al patrimonio archeologico europeo, tra cui una spettacolare serie di tesori principeschi d’oro e d’argento, nonché un’ampia varietà di reperti come armi, vasellame ceramico, contenitori di vetro, preziosi ornamenti del vestiario, sculture in pietra e metallo, monete e tanto altro. Tutti pezzi che permettono la conoscenza dei diversi aspetti legati alla vita quotidiana, allo sviluppo tecnologico ed economico, al sistema di credenze e spiritualità delle varie società che si succedettero dall’Età del Ferro fino all’Alto Medioevo sul territorio romeno, che ne testimoniano l’evoluzione e la capacità di generare inedite sintesi multiculturali, influenzate dall’ambiente balcanico-mediterraneo e germanico.

La mostra, infatti, oltre l’aspetto documentario e archeologico, consente di apprezzare i vari collegamenti stabilitisi nel corso dei secoli tra l’oriente europeo e il suo estremo occidente, accomunati tanto dalla pesante eredità romana quanto dalla presenza di popolazioni celtiche e germaniche, che contribuirono in maniera altrettanto determinante a modellare questa multiforme identità.

Le sezioni della mostra

Locandina I tesori archeologici della Romania. Le radici daciche e romane
La locandina della mostra al Museo Arqueológico Nacional di Madrid, I tesori archeologici della Romania. Le radici daciche e romane (Tesoros arqueológicos de Rumanía. Las raíces dacias y romanas)

La mostra di Madrid,  “I tesori archeologici della Romania. Le radici daciche e romane” (“Tesoros arqueológicos de Rumanía. Las raíces dacias y romanas”), curata da Ernest Oberländer-Târnoveanu e Andrés Carretero Pérez si sviluppa in sei sezioni che consentono al visitatore di scoprire le diverse civiltà antiche che si sono succedute nel territorio romeno (Greci, Sciti, Sarmati, Geti, Celti, Daci, Romani, Goti) e addentrarsi in un affascinante viaggio attraverso la sua storia:

I – La prima Età del Ferro (VII-VI secolo a.C.)

II – I Geto-Daci e i loro vicini (V secolo a.C.- I secolo d.C.)

IIIPax Romana (I-III secolo d.C.)

IV – Alle porte dell’impero (I-IV secolo d.C.)

V – La continuazione della vita romana in Dacia (III-VII secolo d.C.)

VI – L’Impero e i ‘barbari’ (IV-VII secolo d.C.)

Sezione I – La prima Età del Ferro (VII-VI secolo a.C.)

La sezione è dedicata interamente alla prima Età del Ferro, quando la cultura autoctona di Basarabi, sviluppatasi nell’Europa sud-orientale tra l’VIII e il VII secolo a.C., permise un primo rilevante collegamento tra Oriente e Occidente, favorendo l’incontro più o meno violento, tra popolazioni di diverse etnie come Daci, Traci, Pannoni, Illiri e le popolazioni delle steppe. Questi contatti ebbero una certa rilevanza sia sotto l’aspetto religioso-cultuale che socio-militare, come testimoniano alcuni dei manufatti esposti: la statuetta della dea Anahita, venerata in Persia; la stele funeraria con guerriero armato di daga e akinakes (la spada tradizionale degli Sciti), o ancora i diversi oggetti riconducibili i a riti sacrificali o all’ambito funerario.

Statua di guerriero scita (Sibioara, distretto di Costanza), VI-V secolo a.C., ©MNIR ©Ing. Marius Amarie
Anello, Vadu (Corbu, frazione di Costanza), secondo quarto del V secolo a.C. ©MNIR ©Ing. Marius Amarie

Sezione II – I Geto-Daci e i loro vicini (V secolo a.C.- I secolo d.C.)

La seconda parte dell’esposizione permette di approfondire la formazione e l’affermazione della civiltà Geto-Dacica, la quale mostra le diverse influenze generate dal contatto prolungato con Sciti, Greci, Celti, Traci e le altre gentes “barbariche” che vivevano al di là del Danubio. La società Geto-Dacica era alquanto gerarchizzata e fortemente militarizzata, proprio come testimoniano i ricchi corredi esposti, e che un tempo venivano sfoggiati dalle sue élites guerriere.  

Bracciali d’oro, Tesoro reale dei Daci, Sarmizegetusa Regia – Muchea Cetății (Grădiștea de Munte, Orăștioara di Sus, distretto di Hunedoara), metà del I secolo a.C., ©MNIR ©Ing. Marius Amarie

In questa sezione viene ripresa anche la storia di diversi sovrani, quali: Burebista (82 a.C. circa – 44 a.C.), il primo che fu in grado di unificare i popoli della Dacia (inquadrabile dall’odierna Moravia al fiume Bug, dai Carpazi a Dionisopoli), Duras-Diurpaneo e suo nipote Decebalo (I sec. a.C. – 106 d.C.), i quali si ritrovarono a negoziare e combattere strenuamente contro la progressiva avanzata romana campeggiata prima da Domiziano (81-96 d.C.) e poi da Traiano (98-117 d.C.).

Gli imperatori romani promossero, infatti, l’annessione di questo territorio all’interno dell’Impero per diversi motivi, come la possibilità di sfruttarne le ricchissime miniere aurifere dei Carpazi, il suo ruolo chiave per il controllo del Danubio e di conseguenza anche del flusso di “barbari” provenienti da est.

Sezione III – Pax Romana (I-III secolo d.C.)

La terza sezione analizza proprio l’inglobamento del territorio all’interno dell’orbita romana e la creazione delle Province di Dacia e Mesia Inferiore. La sua progressiva conquista iniziò infatti nel 101 d.C. e terminò sotto Traiano nel 106, dopo una serie di tragiche campagne militari, che ancora oggi si possono vedere rappresentate sulla Colonna Traiana a Roma, opera commissionata dallo stesso Imperatore proprio con l’intento di commemorare il proprio trionfo. Da quel momento, sul piano strategico, la Dacia e la Mesia Inferiore divennero di fatto il nuovo limes orientale dell’Impero Romano d’Occidente e furono fortemente militarizzate a scopi difensivi dagli imperatori ispanici, Traiano e Adriano (117-138 d.C.)

Stele funeraria, Micia (Mintia, Vețel, distretto di Hunedoara), II-III secolo d.C., ©MNIR ©Ing. Marius Amarie

La progressiva romanizzazione influenzò i Daci sia sotto l’aspetto cultuale, dove arrivarono ad elaborare interessanti sincretismi religiosi, sia nei loro usi e costumi, come lasciano intravedere alcuni dei reperti esposti. Sotto il punto di vista politico, la dominazione romana durò tuttavia solo un paio di secoli, fino al III secolo, momento in cui il Danubio venne travolto dalle primissime “invasioni barbariche”, ma la sua presenza incise profondamente sull’intera storia del territorio.

Sezione IV – Alle porte dell’impero (I-IV secolo d.C.)

Questa sezione è dedicata a tutte quelle popolazioni che si trovavano stanziate lungo le frontiere e sul territorio dacico, nelle zone che un tempo erano occupate dai Geto-Daci, e si focalizza sui cambiamenti messi in atto dopo l’avvenuta romanizzazione. Attraverso diversi oggetti, come armi, gioielli o oggetti di uso quotidiano, vengono illustrate le caratteristiche della cultura materiale sia dei Daci stanziati nella Romania nord occidentale – con i loro processi di assimilazione e/o convivenza con elementi di origine germanica – sia di quelli che vivevano nei confini più orientali, organizzati in forti unioni tribali, che risentirono dei contatti con il mondo romano, germanico e sarmata.

Mostra tesori Romania Madrid
Tesoro di Buzău, località non specificata (distretto di Buzău), fine del I secolo-inizio II secolo d.C., ©MNIR ©Ing. Marius Amarie

A partire dal I secolo d.C., con l’autorizzazione dell’Impero Romano, giunsero infatti in Dacia i Iazigi (a ovest) e i Roxolani (a est), due gruppi Sarmati, una popolazione questa di origini iraniche.

Archeologicamente, i Sarmati sono noti soprattutto grazie alle loro sepolture, che si caratterizzavano in un primo momento per la presenza di corredi funerari alquanto modesti (pugnali con pomi ad anelli, ceramiche modellate a mano, accessori di abbigliamento, perline e specchi con il simbolo ‘tamga’), che progressivamente si andarono sempre più ad arricchire con elementi riconducibili ad oggetti di lusso d’importazione provenienti dall’Impero Romano, interpretabili come simboli di status.

Sezione V – La continuazione della vita romana in Dacia (III-VII secolo d.C.)

Nella quinta area espositiva vengono analizzate le vicende del territorio dacico tra il III e il VII secolo d.C., momento segnato da due tappe storiche decisive per la Romania: la provincia romana della Dacia cessa di esistere, a causa del rimodellamento dei confini dell’Impero in seguito alla rinnovata pressione di popoli alloctoni lungo il limes orientale, e inizia a diffondersi il Cristianesimo sul territorio.

Attraverso diversi oggetti di uso quotidiano e di culto, la mostra racconta i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo tra chi viveva su queste terre. In essi si osserva la persistenza dei simboli e dello stile di vita romano, a cui a poco a poco si aggiungono gli influssi generati dalla nuova realtà politica e dall’impianto di una nuova religione che apportò ulteriori e rilevanti trasformazioni culturali, religiosi ed economico-sociali.

Mostra tesori Romania Madrid
Tesoro liturgico in argento, Sucidava-Curgani (distretto di Lipnița, Izvoarele, Costanza), IV-VI secolo d.C., ©MNIR ©Ing. Marius Amarie

Sezione VI – L’Impero e i ‘barbari’ (IV-VII secolo d.C.)

Infine, chiude l’esposizione la sesta e ultima sezione, che presenta l’evoluzione storica del territorio a nord del Danubio, un’area in antichità posta al di fuori dei confini dell’Impero Romano, e che tra il IV e il VII secolo fu occupata da diversi popoli, tra i quali: Goti, Unni, Gepidi, Slavi e Avari.

Tale contesto fu dominato, fino alla fine del IV e all’inizio del V secolo, dalla cultura di Santana de Mures-Cerneahov, che iniziò a scomparire solo quando le fortificazioni romane sulla riva sinistra del Danubio iniziarono a perdere gradualmente il controllo del territorio. Da allora si susseguirono diverse trasformazioni, tra le quali spiccano le modifiche introdotte, a partire dal VI secolo, dagli Avari e dagli Slavi sia nelle usanze funerarie che nelle forme insediative.

Questo fenomeno di trasformazione dello stile di vita prima di impronta romana e poi sempre più barbarico è illustrato nella mostra attraverso l’esposizione di alcuni elementi di corredo quali: recipienti in vetro, vasellame ceramico, ornamenti personali e armi.

Mostra tesori Romania Madrid
Patera in oro con statuetta femminile al centro, Tesoro di Pietroasele, Collina di Istrița (Pietroasele, distretto di Buzău), V secolo d.C., ©MNIR ©Ing. Mario Amarie

Si trattava di società d’impronta fortemente tribale, basate su ricche aristocrazie militari di armati, la cui ricchezza è testimoniata dall’egregia qualità dei ricchi corredi funerari (basti ricordare ad esempio l’opulenza delle tre sepolture principesche gepide rinvenute ad Apahida, presso Cluj Napoca), o dallo splendido tesoro di probabile origine gota rinvenuto nel 1837 a Pietroasele, composto in origine da ventidue pezzi in metallo prezioso per un totale di 20 Kg (di cui sono giunti fino a noi solo una dozzina di manufatti, ora conservati nel Museo nazionale di storia della Romania a Bucarest).

Considerazioni finali

La Romania occupa una posizione geografica unica ed eccezionale, crocevia del mondo mediterraneo, tra l’Asia e l’Europa, gode di un’apertura sul Mar Nero e di una fitta rete di fiumi tra cui il Danubio. Il territorio inoltre si caratterizza per la presenza di pianure, colline e montagne oltre a essere una regione particolarmente ricca di diverse tipologie di risorse.

È proprio questa sua situazione, in qualche modo privilegiata, che ne ha sempre fatto un crocevia di culture, un luogo di contatti e scambi.

La mostra tiene conto di questa enorme ricchezza culturale e presenta l’evoluzione storica del Paese in oltre 1.000 anni di storia, dall’VIII secolo a.C. all’VII secolo d. C., dedicando particolare attenzione al periodo che vide la Dacia quale provincia romana (106-271 d.C.), dopo le drammatiche guerre daciche guidate dall’imperatore Traiano. Vengono inoltre piacevolmente evidenziati i legami storici tra Romania e Spagna attraverso Celti, Romani, popoli germanici, e anche attraverso la presenza dei Visigoti che giunsero nella penisola iberica nel V secolo d.C.

Tutto questo contribuisce indubbiamente a una migliore comprensione delle origini culturali comuni e alla conoscenza del patrimonio archeologico dei popoli neolatini.

Il significato storico ed estetico dei reperti esposti svela al visitatore il ricchissimo patrimonio della Romania e del suo rilevante tesoro di cultura e di civiltà che nel corso dei secoli si ritrovò a fare da cerniera tra l’Oriente europeo e il suo estremo occidentale.

Ad oggi è la prima volta che, in una mostra archeologica romena all’estero, vengono esposti così tanti reperti del Tesoro Nazionale della Romania, ben oltre 800 oggetti, che ne illustrano la storia e la cultura a partire dalla Protostoria fino all’Alto Medioevo. Questa ampiezza cronologica è uno degli aspetti dell’esposizione che sicuramente non potrà che affascinare il vasto pubblico quanto quello degli studiosi.

La preziosità di tali manufatti travalica il puro valore materiale e assume la valenza di ponte culturale fra Oriente e Occidente in un evento in grado di dare un altissimo contributo alla dimensione scientifico-culturale delle tematiche affrontate in questa straordinaria mostra.    

Mostra tesori Romania Madrid
La locandina della mostra al Museo Arqueológico Nacional di Madrid, I tesori archeologici della Romania. Le radici daciche e romane (Tesoros arqueológicos de Rumanía. Las raíces dacias y romanas)

Sarà ancora possibile visitare fino al 27 febbraio 2022 al Museo Arqueológico Nacional di Madrid la mostra I tesori archeologici della Romania. Le radici daciche e romane (Tesoros arqueológicos de Rumanía. Las raíces dacias y romanas).
Per ulteriori informazioni: http://www.man.es/man/exposicion/exposiciones-temporales/202109-tesoros-rumania.html

 

Si ringrazia il Museo Arqueológico Nacional di Madrid per tutte le immagini della mostra I tesori archeologici della Romania. Le radici daciche e romane (Tesoros arqueológicos de Rumanía. Las raíces dacias y romanas).

Formatesi presso l’Università degli Studi di Torino, dove ha conseguito la laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali e la specialistica-magistrale in Storia del Patrimonio Archeologico e Storico-Artistico, si è specializzata all’Università degli Studi di Milano diplomandosi in Beni Archeologici. Libero professionista, si occupa di archeologia informatica e virtual heritage, allestimenti museali, grafica 2d e prodotti multimediali applicati ai Beni Culturali. Collabora con diversi enti pubblici e privati nell’ambito di progetti relativi la ricerca, valorizzazione, comunicazione e promozione dei Beni Culturali. Si occupa della creazione di percorsi culturali relativi all’intera Penisola italiana e dello sviluppo di contenuti (creazione di testi e produzione fotografica) per pubblicazioni cartacee e virtuali. Tra i suoi interessi di studio si hanno lo sviluppo di nuove tecniche e mezzi di comunicazione per la valorizzazione dei Beni Culturali e l’evoluzione della simbologia del potere tra Tardoantico e Altomedioevo.

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