Anadoluvius turkae, un nuovo membro nella sottofamiglia degli Homininae dalla Turchia; lo studio è stato pubblicato su Communications Biology

A new face and partial brain case of Anadoluvius turkae, a fossil hominine – the group that includes African apes and humans – from the Çorakyerler fossil site located in Central Anatolia, Turkey
Volto e scatola cranica parziale del fossile Anadoluvius turkae, dal sito di Çorakyerler nell’Anatolia centrale, in Turchia. Crediti per la foto: Sevim-Erol, A., Begun, D.R., Sözer, Ç.S. et al., CC BY 4.0

Anadoluvius turkae è una specie estinta da un nuovo genere appartenente alla sottofamiglia Homininae; il fossile datato a 8,7 milioni di anni è stato rinvenuto nel 2015 a Çorakyerler, in Turchia.
Secondo gli autori (provenienti dalle Università di Toronto, Ankara, Pamukkale, Ege, e dal Centro per la biodiversità Naturalis di Leida) di una nuova ricerca, pubblicata su Communications Biology, grazie allo studio del fossile si sfiderebbero idee a lungo consolidate sulle origini umane e aggiungerebbe peso alla teoria per la quale gli antenati delle scimmie antropomorfe africane e degli umani si evolvettero in Europa prima di muoversi verso l’Africa, tra i nove e i sette milioni di anni fa.

Hominoidea
Albero evolutivo Hominoidea. Immagine di EoD, CC BY-SA 3.0

I fossili di primati dal Mediterraneo Orientale sono centrali nel dibattito sulle origini sulle origini degli ominini. La ricerca li colloca attualmente nella sottofamiglia degli Homininae (che comprende gorilla, scimpanzé, bonobo, l’uomo e altri generi estinti), come ominini o come un ramo degli ominidi, imparentati con gli Homininae non più di quanto lo siano coi Pongini (la sottofamiglia Ponginae comprende oranghi e parenti fossili) (p. 1, abstract dello studio tra i riferimenti bibliografici).

Uno degli elementi importanti sui quali si basano le conclusioni del nuovo studio è proprio l’analisi del cranio rinvenuto nel 2015 a Çorakyerler. Si tratta di un cranio parzialmente conservato, che comprende gran parte della struttura facciale e la fronte della scatola cranica. Secondo il professor David Begun dell’Università di Toronto, la completezza del fossile ha permesso un’analisi più ampia e dettagliata, impiegando un software programmato per calcolare le relazioni evolutive.

Nel 2007 fu descritto un nuovo olotipo di Ouranopithecus: O turkae si distingueva da O. macedoniensis per una serie di caratteristiche, ma il ritrovamento del nuovo cranio e una nuova analisi dei materiali pubblicati ha determinato un riesame delle conclusioni.
Secondo il nuovo studio, il fossile apparterrebbe infatti a un nuovo genere, Anadoluvius, e rivelerebbe un’inaspettata diversificazione tra gli appartenenti alla sottofamiglia Homininae del Miocene nel Mediterraneo orientale (p. 2 dello studio tra i riferimenti bibliografici).

Anadoluvius turkae
Il recupero del fossile Anadoluvius turkae (2015), un cranio parziale ben preservato dal sito di Çorakyerler. Comprende gran parte della struttura facciale e la parte frontale della scatola cranica. Crediti per la foto: Ayla Sevim-Erol

Dimostrerebbe quindi che i primati fossili del Mediterraneo erano differenti e parte di un primo irraggiamento dei primi membri della sottofamiglia Homininae. I membri di questo irraggiamento sarebbero identificati attualmente solo in Europa ed Anatolia. Membri della sottofamiglia Homininae potrebbero essersi originati in Eurasia durante il tardo Miocene, oppure potrebbero essersi diffusi in Eurasia da un antenato africano finora sconosciuto.
Secondo gli autori, la diversità degli Homininae in Eurasia suggerirebbe la prima ipotesi, ma la seconda non sarebbe da escludere (da p. 1, abstract dello studio tra i riferimenti bibliografici).

Il sito di Çorakyerler, presso Çankırı, in Turchia, è uno dei più importanti in Eurasia. Crediti per la foto: Ayla Sevim-Erol

Le scoperte descritte nello studio su Communications Biology, secondo il professor Begun, suggeriscono che appartenenti alla sottofamiglia Homininae non solo evolvettero in Europa centrale e occidentale, ma spesero cinque milioni di anni lì e si diffusero nel Mediterraneo orientale prima di disperdersi in Africa, forse a causa di cambiamenti climatici e diminuzione delle foreste.

I risultati dell’analisi filogenetica – sulla base degli esemplari descritti e di appartenenti fossili o viventi della superfamiglia Hominidae – confermano lo status di appartenenti alla sottofamiglia Homininae per i fossili di primati dall’area del Mediterraneo orientale (da p. 2 dello studio tra i riferimenti bibliografici).

Filogenia dei taxa sulla base delle analisi effettuate nello studio. Sevim-Erol, A., Begun, D.R., Sözer, Ç.S. et al., CC BY 4.0

I ricercatori ritengono che Anadoluvius turkae fosse all’incirca delle dimensioni di un grande scimpanzé maschio (50-60 Kg), e vicino alle dimensioni medie di una femmina di gorilla (75-80 Kg), e che vivesse in un ambiente forestale secco, spendendo gran parte del tempo a terra. Come spiega il professor Ayla Sevim Erol dell’Università di Ankara, questi dati derivano non dalle ossa degli arti (che non sono stati ritrovati), ma analizzando fauci e denti, oltre che dagli animali ritrovati nel contesto, e dagli indicatori geologici dell’ambiente. Le fauci possenti e i denti suggeriscono una dieta con cibi duri da fonti terrestri, come radici e rizomi.

Gli animali che vivevano con Anadoluvius turkae son quelli che oggi associamo tipicamente alla savana africana e alle foreste secche: giraffe, facoceri, rinoceronti, antilopi, zebre, elefanti, porcospini, iene e carnivori simili a leoni.
Come spiega il professor Ayla Sevim Erol, il fatto che questa fauna africana nascesse dal Mediterraneo orientale è un fatto noto da tempo, e ora possiamo aggiungere alla lista gli antenati delle scimmie antropomorfe africane e dell’uomo.
I risultati renderebbero Anadoluvius turkae come un ramo di parte dell’albero evolutivo dal quale emersero scimpanzé, bonobo, gorilla e umani.

Andando oltre, l’Anadoluvius turkae e le altre scimmie antropomorfe fossili provenienti dalla Grecia (Ouranopithecus) e dalla Bulgaria (Graecopithecus) costituiscono un gruppo che per molti dettagli si avvicinerebbe maggiormente all’anatomia e all’ecologia dei primi ominini.
Le scimmie antropomorfe dai Balcani e dall’Anatolia si sarebbero evolute dai loro antenati nell’Europa occidentale e centrale. Grazie ai dati più esaustivi della nuova ricerca, questa fornisce prove che anche quegli altri primati erano ominini. Questo significherebbe che le stesse si sarebbero evolute e diversificate in Europa: lo scenario alternativo – ritenuto meno plausibile dagli autori – vedrebbe rami separati di primati in precedenza spostatisi in Europa dall’Africa, nel corso di diversi milioni di anni, che si sarebbero poi estinti.

Il professor Begun sottolinea come non vi siano prove per la seconda ipotesi, che però rimane quella preferita da coloro che non accettano l’ipotesi di un’origine europea. Queste conclusioni contrastano con le idee da tempo consolidate che le scimmie antropomorfe e gli umani si evolvettero esclusivamente in Africa, ma mentre i resti dei primi appartenenti alla sottofamiglia Homininae abbondano sia in Europa che in Anatolia, mancano dall’Africa fino a quando il primo ominino apparve lì sette milioni di anni fa.
Conclude il professor Begun che – anche se non si tratta di una prova definitiva – questi nuovi elementi supportano l’ipotesi che gli appartenenti alla sottofamiglia Homininae originarono in Europa per poi diffondersi in Africa con altri mammiferi tra i nove e i sette milioni di anni fa. Per avere quel genere di prova sarebbe necessario ritrovare ulteriori fossili in Europa e Africa, al fine di stabilire una connessione definitiva tra i due gruppi.

 

Riferimenti bibliografici: 

A new ape from Türkiye and the radiation of late Miocene hominines, Communications Biology (23-Aug-2023), DOI: 10.1038/s42003-023-05210-5

Þegi þú, Týr, þú kunnir aldregi bera tilt með tveim; handar innar hægri mun ek hinnar geta, er þér sleit Fenrir frá.

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