PORTICUS MINUCIA FRUMENTARIA: NUOVI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI NELLA RISTRUTTURAZIONE DI PALAZZO LARES PERMARINI

Roma, 27 febbraio 2024

Un’importante scoperta archeologica, un esempio di valorizzazione, una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato: è il ritrovamento di una parte della Porticus Minucia, avvenuto durante i lavori a Palazzo Lares Permarini in Via delle Botteghe Oscure 46, un ulteriore tassello alla conoscenza del grandioso quadriportico costruito in epoca repubblicana, che abbracciava l’area del Campo Marzio dove avvenivano le cosiddette frumentationes, ovvero le distribuzioni gratuite di grano alla plebe.

Le strutture sono state ritrovate grazie alla stretta collaborazione tra Finint Investments, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Finint, e la Soprintendenza Speciale di Roma, durante una ristrutturazione dell’edificio per la realizzazione di un hotel 5 stelle della linea Radisson Collection.

«Il ritrovamento di una porzione della Porticus Minucia ha una grande importanza a livello scientifico e costituisce l’occasione per ribadire come la Soprintendenza possa lavorare in modo efficace con enti privati – spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma –.Finint Investments ha finanziato sia le operazioni di scavo archeologico, sia una innovativa valorizzazione dei reperti, in modo da renderli fruibili a tutti e non disperdere il prezioso lavoro di scavo e di studio degli archeologi».

Dopo i ritrovamenti, in corso d’opera è stato ampliato il progetto con l’aggiunta della valorizzazione in situ dei resti archeologici che saranno visitabili al piano interrato dell’hotel, corredati da un video multimediale che propone la ricostruzione tridimensionale della Porticus Minucia.

Mauro Sbroggiò, Ad di Finint Investments, sottolinea: «Siamo un player molto attento alla rigenerazione urbana e al contesto in cui operiamo. Questa ristrutturazione, che ridà vita ad un palazzo prestigioso, rappresenta per noi un successo perché ci ha permesso anche di valorizzare questi importanti ritrovamenti archeologici mettendoli a disposizione della collettività grazie ad una collaborazione continua e sinergica con la Soprintendenza. Ridare luce a questi reperti e aprirli ad una fruizione costante della comunità è un esempio tangibile degli ottimi risultati che possono nascere da una proficua collaborazione tra pubblico e privato».

Lo scavo, effettuato tra maggio e luglio del 2020, è stato diretto dall’archeologa della Soprintendenza Marta Baumgartner, che spiega:

«La scoperta è per noi motivo di orgoglio perché, per la prima volta, vediamo i muri della Porticus Minucia in elevato e le decorazioni marmoree che li impreziosivano: possenti blocchi di tufo uniti da grappe e rivestiti, almeno nella parte inferiore con lastre di marmo. Un secondo dato importante è la collocazione del limite orientale della Porticus Minucia, noto ma ora posizionato in modo esatto».

La scoperta archeologica ha così permesso di ricostruire l’aspetto della Porticus Minucia in modo estremamente attendibile, come mai accaduto prima d’ora. La realizzazione di un modello tridimensionale del monumento ha consentito inoltre di individuare la sua esatta collocazione rispetto all’odierno tessuto urbano.

Gallery con foto di Fabio Caricchia


LA PORTICUS MINUCIA RIVELATA: I NUOVI RITROVAMENTI

Nel corso dei lavori di ristrutturazione del palazzo di Via delle Botteghe Oscure 46, al  piano interrato è venuta alla luce una porzione della Porticus Minucia. Una scoperta archeologica che getta nuova luce sul grandioso quadriportico, realizzato in epoca repubblicana da Minucio Rufo, che abbracciava la vasta area del Campo Marzio dove avvenivano le cosiddette frumentationes, ovvero le distribuzioni gratuite di grano alla plebe.

LA PORTICUS RISCOPERTA

La struttura rinvenuta, due file di grandi blocchi in peperino di epoca imperiale venuti alla luce per la prima volta, segna con precisione il limite orientale della Porticus. Tale confine finora era conosciuto solo sommariamente grazie agli appunti presi da Guglielmo Gatti durante i lavori di costruzione del Palazzo nel 1938.

Di grande interesse sono soprattutto le decorazioni in alzato, mai fino a ora rinvenute: della Porticus erano infatti note solo le fondazioni e lacerti di pavimentazione emersi negli scavi del 1983 alla Crypta Balbi.

Alcune ipotesi ricostruttive presentavano le facciate dell’edificio in mattoni mentre gli  attuali ritrovamenti mostrano la tecnica decorativa delle pareti, nella parte inferiore  realizzata con grandi lastre di marmo bianco al di sopra delle quali insistono frammenti marmorei più piccoli di riutilizzo, a scandire linee orizzontali.

Negli strati di crollo successivi, il rinvenimento di intonaco ha permesso inoltre di ipotizzarne anche il rivestimento della parte superiore. Lo scavo ha rivelato almeno due fasi costruttive dei livelli pavimentali collocati sotto al porticato, realizzati entrambi in scaglie di travertino di diversa fattura.

LA RICOSTRUZIONE E IL MODELLO 3D

I ritrovamenti corrispondono alla parte dell’edificio di età imperiale così come rappresentato in un frammento della cosiddetta Forma Urbis, la pianta marmorea di Roma antica realizzata intorno al 209 dopo Cristo.

Le informazioni fornite dallo scavo, insieme a quelle desunte dai rinvenimenti precedenti, hanno permesso di ricostruire l’aspetto della Porticus Minucia con un grado di affidabilità e precisione mai raggiunto finora e la realizzazione di un modello tridimensionale del monumento con la sua esatta collocazione rispetto all’odierno tessuto urbano.

Per ciò che riguarda la datazione, la fase attualmente visibile della Porticus Minucia è ricoperta da strati di abbandono databili all’inizio della tarda età imperiale (III secolo dopo Cristo), a conferma delle notizie storiche che fanno risalire a questa epoca la fine delle distribuzioni di grano e l’inizio delle erogazioni gratuite di pane in altri luoghi della città.

GLI ALTRI RITROVAMENTI

Lo scavo ha infine portato alla luce due altri piccoli ritrovamenti entrambi esterni alla Porticus: un lacerto di pavimento mosaicato, in tessere bianche e nere, databile al I secolo dopo Cristo e un ambiente di servizio con pavimento in opus spicatum, databile alla tarda età imperiale, che probabilmente si appoggiava sul lato esterno della struttura quando questa era stata abbandonata. Anche questi ultimi ritrovamenti corrispondono alle strutture rappresentate nella Forma Urbis.

Nell’immobile, che ospiterà il Radisson Hotel, al piano interrato saranno visitabili i resti archeologici illustrati mediante un video multimediale che propone la ricostruzione tridimensionale della Porticus Minucia.


PORTICUS MINUCIA: IL LUOGO DELLE DISTRIBUZIONI DI GRANO

È stato per secoli uno dei luoghi più cari alla plebs romana: la Porticus Minucia venne eretta da Marco Minucio Rufo in seguito al suo trionfo nel 106 avanti Cristo sugli Scordisci (confederazione di popolazioni di varia origine presenti nei Balcani), e fino al III secolo dopo Cristo è stata la sede delle distribuzioni gratuite di grano al popolo della città, le frumentationes.

La Porticus era una grande struttura quadrangolare, un quadriportico al cui interno erano posizionati templi e fontane, e come molte altre strutture romane nel corso del tempo ha avuto profondi rimaneggiamenti e ampliamenti.

Nelle fonti antiche la Porticus appare con l’appellativo vetus nella lista di edifici costruiti e ricostruiti da Domiziano in seguito al grande incendio dell’80 dopo Cristo, ma la si ritrova anche elencata all’interno della Regio IX nei Cataloghi Regionari di IV secolo dopo Cristo, insieme ad una Porticus Minucia veterem et frumentariam.

Sulla natura dei due nomi e sull’identificazione di una o più Porticus Minuciae si discute ancora oggi. Grazie ai lavori condotti nel secondo dopoguerra da Lucos Cozza e Guglielmo Gatti sui frammenti della Forma Urbis, è certo che alla Porticus Minucia appartengano i resti del portico e del tempio intercettati in più occasioni nell’area compresa tra Corso Vittorio Emanuele II e via delle Botteghe Oscure tra la fine dell’Ottocento e il 1937-1941 e successivamente indagati con metodo stratigrafico da negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.

L’aspetto del complesso restituito dai frammenti della Forma Urbis confrontati con i resti scoperti nell’area, vede la presenza, in età imperiale, di un ampio quadriportico con doppio

colonnato posto a cingere una vasta piazza scoperta al cui

centro sorge un imponente tempio con otto colonne frontali (ottastilo) e un colonnato intorno alla cella (periptero) su basso podio. L’edificio, identificato da alcuni studiosi con il tempio dei

Lari Permarini e, da altri, con il tempio delle Ninfe, è posto in posizione asimmetrica rispetto alla Porticus ed è attorniato da alcune fontane.

La conferma dell’attribuzione di questo complesso alla Porticus Minucia delle fonti antiche ci arriva proprio da una di queste fontane. Sul bordo del piatto in marmo bianco della fontana attualmente conservata nell’area archeologica del tempio si legge infatti «MINI». L’iscrizione, che indica una probabile destinazione del marmo al cantiere in fase di costruzione, rimanda all’altra iscrizione «MINI[cia]» della Forma Urbis.


PALAZZO LARES PERMARINI

Palazzo Lares Permarini si colloca nel centro di Roma, tra Largo Argentina ed i Fori Imperiali, davanti a Crypta Balbi, ed è stato oggetto di una ristrutturazione che ha portato alla realizzazione di un hotel 5 stelle dotato di 86 camere, area benessere, sala meeting, ristorante e rooftop bar all’ottavo piano, con una meravigliosa vista a 360° sulla Capitale.

Il Palazzo è stato oggetto di una importante opera di riqualificazione e cambio di destinazione d’uso gestita da Finint Investments, che ha permesso di trasformare un immobile a destinazione uffici in un magnifico edificio interamente rinnovato, che sarà affidato alla catena internazionale Radisson Hotel Group che lo gestirà attraverso il brand Radisson Collection.

Palazzo Lares Permarini è stato edificato nel primo ventennio del 1900 e sorge sulle fondazioni di quella che era la Porticus Minucia di età imperiale, elementi questi che hanno suggerito gli stili architettonici e di arredamento, attraverso la scelta di finiture di pregio come lastre di marmo e mosaici, legno, ottone brunito, granito, travertino. Materiali che oggi, grazie anche alla cura nella miscela dei loro colori, restituiscono un edificio elegante, coerente con l’impronta razionalista tipica del periodo e con i materiali utilizzati nell’antichità, rivisti in chiave moderna. Per le scelte dei materiali utilizzati e degli impianti si è avuto particolare riguardo all’aspetto della sostenibilità, scelta che ha permesso al progetto di ottenere la certificazione Leed Gold Level.

Durante i lavori, inoltre, sono stati riportati in luce reperti archeologici risalenti al I sec d.C. che hanno consentito di localizzare con precisione il tracciato e parte del rivestimento della Porticus Minucia come indicata nella forma urbis.

Elemento cardine del progetto è stato la valorizzazione dell’area archeologica, visitabile e corredata da una video ricostruzione del tracciato antico che permette all’ospite di immergersi nella storia all’interno del palazzo finemente ristrutturato.Nel suo complesso, quindi, il progetto rappresenta una perfetta sintesi di armonia tra elementi storici, moderni ed ecosostenibili che hanno donato al tessuto urbano degli spazi qualità fruibili non solo dagli ospiti dell’hotel ma anche aperti al pubblico.


Soprintendenza Speciale di Roma

Daniela Porro, Soprintendente Speciale

Marta Baumgartner, archeologa

Fabio Caricchia, fotografie e video

COLLABORAZIONI

Andrea Guaglianone, archeologo

Luca Alessandri, archeologo

Katatexilux, realizzazione video e ricostruzioni 3D

Finint Investments promotore dell’intervento

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa Soprintedenza Speciale di Roma

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