Riscoprire Roma attraverso uno dei suoi luoghi più incantevoli, gli Horti Lamiani, residenza privata di molti imperatori e locus amoenus per le meraviglie che vi si potevano trovare. Il tutto rivivrà grazie alla creazione di un nuovo museo nella capitale, il Museo Ninfeo che sorge proprio nel luogo mitico della storia romana.

Il museo che sarà inaugurato con due open day il 30 e 31 ottobre e poi aperto al pubblico dal 6 novembre custodisce reperti che vanno dal periodo giulio-claudio, quando gli Horti entrarono a far parte del demanio imperiale sotto Tiberio e Caligola e fino ai Severi, a cui si devono le ultime lussuosissime trasformazioni di alcuni ambienti.

Museo Ninfeo
Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

Ogni epoca ha lasciato qui testimonianze preziose e reperti di ogni sorta che ricostruiscono una lunga vita. 3000 oggetti selezionati ed esposti, affiancati da ricostruzioni e video che restituiscono in maniera molto suggestiva i diversi aspetti della cultura della città imperiale.

Il Museo Ninfeo di Piazza Vittorio nasce come un importante progetto di musealizzazione e si pone ad essere come luogo emblematico della Roma imperiale. Gli Horti Lamiani restituiscono un’importante evoluzione architettonica e una precisa realtà storico-archeologica in un arco cronologico che va dal I secolo a.C. al III d.C. donando ai visitatori la visione di tanti resti recuperati in questi anni e musealizzati con rigore e scientificità.

Museo Ninfeo
Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

Fin dall’età preistorica utilizzato come luogo di sepoltura, l’Esquilino, il più alto ed esteso tra i sette colli di Roma, tra le attuali Piazza di Santa Maria Maggiore e Piazza Vittorio venne diviso in due dalla costruzione delle Mura Serviane. In età repubblicana nella parte esterna alla città erano presenti una vasta necropoli, dove spiccava la tomba dei Fabii, coltivazioni e cave di pozzolana, attività di cui lo scavo ha restituito importanti testimonianze.

Museo Ninfeo
Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

I ritrovamenti più importanti risalgono ad epoca giulio-claudia quando Gaio Clinio Mecenate nella seconda metà del I secolo a.C. fece bonificare il sepolcreto per edificare uno spazio privato destinato alla residenza di molti aristocratici, gli homines novi di Augusto, tra cui Lucio Elio Lamia. Lamia che da rango equestre passò a quello di senatore grazie all’intercessione imperiale si fece costruire qui una lussuosa residenza, gli Horti Lamiani che alla sua morte, nel 33 d.C. lasciò al demanio imperiale.

Museo Ninfeo
Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

Ma ancora la lunga storia degli Horti Lamiani non finisce qui e se Tiberio non si interessò molto alle questioni di Roma fu con Caligola che l’area assunse nuovamente un grande sfarzo, ordinando una nuova sistemazione e facendo costruire una grande residenza.

Tra i preziosi reperti dell’epoca degli imperatori giulio-claudii spicca una monumentale scala ricurva in marmo, affreschi, decorazioni e molti materiali di vita quotidiana. Tra questi, un impianto idrico con il nome dell’imperatore Claudio – il successore di Caligola–, impresso sui tubi di piombo, certifica l’epoca della sua costruzione. Particolarmente suggestivo è stato il rinvenimento di frammenti di vetro per finestre: Filone Alessandrino scrive infatti che Caligola

«Prima si precipitò di corsa nella sala grande, ne fece il giro e ordinò che le finestre tutto intorno venissero restaurate con materiale trasparente come il vetro bianco…» (Legatio ad Gaium).

Museo Ninfeo
Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

Ma risale ad epoca severiana una delle impronte più importanti e imponenti dell’intero complesso: un’ aula priva di copertura con pareti lastricate di marmi pregiati e pavimentata a grandi lastre in marmo bianco con una ampia fontana ninfeo, ancora esistente.

Si tratta del ritrovamento architettonicamente più importante per quello che può raccontare della residenza imperiale e che le fonti antiche fanno risalire ad Alessandro Severo. La piazza ninfeo era decorata con gruppi scultorei, erme, vasi da fiori: un luogo evocativo, dove l’imperatore poteva trovare suoi momenti di svago personale o accogliere ospiti importanti da tutto l’impero.

Museo Ninfeo
Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Ricostruzione della piazza ninfeo. Foto: Fabio Caricchia

Anche la cultura materiale abbonda nella lunga esistenza degli Horti Lamiani, reperti importanti per ricostruire non solo il lungo arco di vita dell’area ma anche capire Roma da un particolare punto di vista… quello di Roma stessa.

Oltre a marmi preziosi provenienti dalle province più lontane, abbondanti anfore permettono di identificare le rotte dei commerci durante le varie epoche, da nord a sud, da est ad ovest, sia nel bacino del Mediterraneo sia nel nord Europa. Per facilitarne la lettura, gli archeologi hanno ideato una sorta di mappa con esempi delle tipologie di anfore e la loro provenienza.

Museo Ninfeo
Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

Fragili e preziosi, i ritrovamenti vegetali permettono di aprire una ulteriore finestra sugli Horti Lamiani: sono state rinvenuti le piantumazioni, in terra e in vaso, che ci permettono di avere un’idea della sontuosità dei giardini nelle varie epoche, ma è anche emerso come un’ampia parte dell’area fosse lasciata a coltura spontanea offrendo così l’effetto di una residenza urbana in un contesto di campagna.

Particolari sono anche i reperti animali, tra cui le ossa di leone, di cerbiatto, di struzzo, denti di orso. Oltre a questa testimonianza di animali esotici e non anche esempi di fauna marina che testimoniano gli usi culinari dei Romani e in particolare dell’aristocrazia. Nel menù di un aristocratico o di un principe non potevano mancare le ostriche.

Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

Gli Horti Lamiani mantennero la loro funzione di rappresentanza imperiale fino al IV secolo dopo Cristo, periodo del loro probabile abbandono. Durante il medioevo il paesaggio dell’Esquilino, ormai ruralizzato, era caratterizzato da piccoli nuclei abitativi e da campi e orti coltivati in prossimità di chiese e conventi, tra cui Santa Maria Maggiore, Sant’Eusebio, Santa Croce in Gerusalemme e San Giovanni in Laterano. Nel XVI secolo, con la costruzione dell’acquedotto Felice voluto da Sisto V, l’area tra le Mura Serviane e quelle Aureliane tornò a essere una zona residenziale di lusso di proprietà delle più importanti famiglie romane.

Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

«È un eccezionale risultato scientifico – secondo Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma –, questo museo porta alla luce uno dei luoghi mitici dell’antica Roma, quegli Horti Lamiani che erano una delle residenze giardino più amate dagli imperatori. L’aspetto virtuoso è la collaborazione tra il Ministero della Cultura ed Enpam, che ha permesso la creazione di un laboratorio di studio per progettare un museo innovativo: non solo la bellezza e la rarità dei reperti, ma a essere esposta è la vera vita della Capitale dell’impero romano».

Museo Ninfeo negli Horti Lamiani. Foto: Fabio Caricchia

Realizzato congiuntamente dalla Soprintendenza Speciale di Roma e da Enpam, il nuovo Museo nasce proprio sul luogo del ritrovamento di un eccezionale contesto archeologico, venuto alla luce nell’area di Piazza Vittorio all’Esquilino, durante i lavori per la costruzione della sede dell’Ente.

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