22 Febbraio 2016

Le migrazioni delle popolazioni di 1500 anni fa modellarono l’Europa moderna

Foto: Fotolia
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Le divisioni politiche contemporanee del continente europeo sono una delle conseguenze della vasta migrazione di persone avvenuta più di 1500 anni fa. Gli scienziati continuano a discutere sullo svolgimento di questo periodo di disordini nel territorio dell’odierna Polonia.
Secondo il prof. Andrzej Michałowski dell’Istituto di Preistoria dell’Università Adam Mickiewicz a Poznań, un’ inusuale mobilità dei gruppi umani è scritta nella nostra natura. “Questo desiderio di vagabondare, probabilmente ereditato dal primo antenato che viaggiò nel mondo, l’Homo erectus, ha modellato l’intera storia dell’umanità, a cominciare dal momento della prima apparizione della nostra specie (200.000 anni fa in Africa) fino ad oggi, con esodi di massa che possono essere osservati a partire dagli inizi del ventesimo secolo” – lo scienziato, specializzato nello studio delle invasioni barbariche (NdT: Migration Period in Inglese), così spiega la sequenza di eventi che durò dalla metà del quarto fino al settimo secolo d. C. in tutto il continente europeo. Il prof. Andrzej Michałowski ha sintetizzato l’argomento – dalla prospettiva degli scavi nella Grande Polonia – nell’articolo “Before, after or between”, che è stato pubblicato nel periodico “Studia nad dawną Polską” (Studi sull’antica Polonia) (Volume 4), pubblicato dal Museo delle Origini dello Stato Polacco a Gniezno.
Il ricercatore si chiede perché il periodo dal quarto al settimo secolo sia diventato sinonimo di migrazioni di massa. Dal suo punto di vista, in precedenza in Europa popoli diversi si mescolarono tra loro, e le ondate migratorie non erano niente di speciale. Ad ogni modo, questi movimenti riguardarono il “barbaricum”, le aree al di fuori del mondo della civiltà classica, e quindi non furono registrati dagli scrivani. La grande migrazione umana, che cominciò alla metà del quarto secolo, riguardò in maniera molto forte il vecchio ordine del continente.
“L’interruzione dell’ordine +eterno+ delle cose, che violò i confini dell’Impero e riversò in esso la massa umana che fino ad allora era stata respinta, e che non poté essere domata o battuta dallo stato, fu il momento che attirò un’attenzione speciale (…) che i cronisti ebbero per questi eventi fatidici per l’Impero” – così ha scritto il prof. Michałowski.
Il movimento di popolazione nel quarto secolo fu iniziato dall’espansione della tribù unne della steppa in Europa. I popoli incontrati soccombettero agli Unni, li combatterono o fuggirono ad occidente dopo aver perso lo scontro. Questo fu il caso dei Goti, che dopo la sconfitta chiesero aiuto e la possibilità di insediarsi all’interno dei confini dell’Impero Romano all’Imperatore Valente, alla qual cosa disse di sì. Ad ogni modo, a causa della fame e delle privazioni prevalenti tra loro, cominciarono una ribellione armata, l’apogeo della quale si vide alla battaglia di Adrianopoli contro l’esercito romano, nel 378. I Romani persero e l’Imperatore Valente cadde in battaglia. Questo momento simbolico è considerato come l’inizio delle invasioni barbariche. Altri popoli si riversarono nell’Europa occidentale, inclusi gli Alani, i Burgundi, i Marcomanni, gli Suebi e i Vandali – con gli ultimi che si spinsero fino in Nord Africa.
Gli archeologi polacchi hanno creduto a lungo che vi fosse una completa scomparsa di insediamenti tra il periodo delle Grandi Migrazioni e il Medio Evo – le aree dell’odierna Polonia si supponevano abbandonate, e solo dopo gli Slavi arrivarono dall’Oriente. Gli scavi relativi alla ricerca di recupero estensiva, effettuata negli ultimi decenni, hanno modificato questa immagine, e specialmente nel caso della Grande Polonia.
L’archeologo indica in particolare la scoperta a Konarzewo. Qui, gli archeologi hanno scoperto il più gran numero mai ritrovato di case su pali della Polonia,  il che smentisce l’affermazione che queste aree fossero abbandonate o abitate da comunità poco avanzate. Le abitazioni erano grandi e accompagnate da una ricca infrastruttura economica. Le strutture datano al quinto-sesto secolo. Sono associate ai rappresentanti della cultura Przeworsk. “Per tutta la sua esistenza, la cultura di Przeworsk fu indubbiamente un gruppo con un modello culturale germanico, il che non significa che dovesse essere formata esclusivamente da Germani” – nota il prof. Michalowski.
Il prof. Michałowski non può dare una risposta definita, su chi vivesse negli insediamenti che fiorirono nella Grande Polonia nei secoli dal quarto al sesto. La cultura materiale – e cioè gli oggetti ritrovati indicano un’influenza germanica, “ma non sappiamo con cosa si identificasse in realtà da un punto di vista etnico – probabilmente pensavano a loro stessi semplicemente come locali, nati qui, che volevano morire qui” – così conclude il ricercatore. Gli Slavi sarebbero comparsi in quella che è l’attuale Polonia nella seconda metà del sesto o nel settimo secolo.
Le conclusioni del prof. Michałowski sono supportate dai ritrovamenti del progetto di ricerca “Migration Period of Nations in the Oder and Vistula Basin” guidato dal prof. Aleksander Bursche. Si è scoperto che nell’area tra l’Oder e la Vistola gli insediamenti non erano completamente scomparsi nella metà del primo millennio. Secondo il team di ricerca, il popolo dalle tradizioni germaniche che visse nel territorio dell’odierna Polonia durante le invasioni barbariche si assimilò agli Slavi.
Traduzione da PAP – Science & Scholarship in Poland. PAP non è responsabile dell’accuratezza della traduzione.
 

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