Ucraina: ricca sepoltura germanica di età romana fornisce un nuovo tassello sull’origine dei Goti

Ucraina: sepoltura germanica fornisce nuovo tassello sull’origine dei Goti ©Department of Architecture and Urban Planning of Lviv Regional State Administration, 2022

Note sul ritrovamento

Il Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Amministrazione Statale Regionale di Leopoli ha dato recentemente la notizia del rinvenimento di una sepoltura di prestigio, databile al III secolo d.C., nel distretto di Červonozavods’kyj della città di Charkiv, nella regione di Leopoli (Lviv)

Autore della scoperta è stato un team congiunto composto da studiosi provenienti dal Museo delle tradizioni storiche e locali di Vynnyky, dal Dipartimento di architettura e sviluppo urbano dell’amministrazione statale regionale di Leopoli, dal Dipartimento di archeologia e rami speciali di scienze storiche, dell’Università nazionale Ivan Franko di Leopoli in collaborazione con l’Istituto di Archeologia dell’Università di Rzeszów, Polonia.

Ucraina: sepoltura germanica fornisce nuovo tassello sull’origine dei Goti ©Department of Architecture and Urban Planning of Lviv Regional State Administration, 2022

All’interno della sepoltura, oltre ai resti umani, sono stati riportati alla luce i frammenti di due bicchieri di vetro, di una tipologia mai attestata fino a questo momento in Ucraina, un pettine di corno, una fibula (spilla) di bronzo, parte di un contenitore ligneo ricoperto con lamine bronzee decorate e un frammento di un dischetto di pasta vitrea bianca, probabilmente una pedina da gioco simile a quelle in uso nell’Impero Romano.

Gli archeologi ritengono che la tomba sia inquadrabile nella cosiddetta cultura di Wielbark (o Willenberg), fiorita nella prima metà del I secolo d.C. lungo la Vistola, nell’area dell’odierna Pomerania orientale. Tale cultura si affiancò per poi sostituire quella di Oksywie ed insieme a questa partecipò all’etnogenesi dei Goti-Gutones e dei popoli germanici orientali ad essi affini.

Ciò che più distingue la cultura di Wielbark dalle culture a lei contemporanee e limitrofe è il rituale funerario. Questo prevedeva l’impiego di necropoli birituali a grande estensione, dove si ha la copresenza di tombe a inumazione e a incenerazione, in quest’ultime, le ceneri dei defunti potevano essere deposte in urne o in fosse. A partire dal I secolo d.C., accanto a queste tipologie di sepolture, iniziano a comparire anche quelle a tumulo, caratterizzate da varie costruzioni superficiali in pietre.

Una particolarità della cultura di Wielbark è inoltre l’assenza della deposizione di armi nelle tombe, il corredo funerario maschile si presenta infatti come particolarmente povero, e per tale motivo risulta alquanto difficile definirle archeologicamente. Si segnala tuttavia la presenza in alcune tombe maschili di speroni, indice della loro appartenenza a guerrieri a cavallo.

Ucraina: sepoltura germanica fornisce nuovo tassello sull’origine dei Goti ©Department of Architecture and Urban Planning of Lviv Regional State Administration, 2022

Le tombe femminili, al contrario, si presentano ricche, e al loro interno si rinvengono accessori del costume (due o tre fibule e fibbie di cintura) e gioielli (bracciali e collane). Proprio dalla disposizione di tali accessori nelle sepolture è stato possibile in parte ricostruire l’abbigliamento femminile. Questo prevedeva una coppia di fibule uguali sulle spalle, impiegate per fissare il mantello, e una terza fibula, di genere diverso, al centro del petto, usata per unire la veste; talvolta ulteriori fibule di più piccole dimensioni venivano utilizzate per fermare ulteriormente le vesti.

In genere gli accessori del costume e i gioielli risultano realizzati per lo più in bronzo. Oro ed argento risultano infatti impiegati molto raramente e anche il ferro non veniva utilizzato spesso.

Questi segni culturali, ben definiti nel loro insieme e dalla cronologia accertata, hanno permesso di individuare la diffusione della cultura di Wielbark, fino a distinguere le fasi relative agli spostamenti e stanziamenti dei suoi portatori.

Infatti si è notato come dalla seconda metà del II secolo d.C., le necropoli della Pomerania e quelle a ovest della bassa Vistola vennero progressivamente abbandonate. I ritrovamenti testimoniano che i portatori della cultura di Wielbark emigrarono dal loro luogo di origine verso oriente, per stabilirsi nelle zone a est della media Vistola togliendole di fatto ai Vandali che vi erano in precedenza insediati. Successivamente, una parte di loro vi rimase fino alla fine del IV secolo d.C., mentre un’altra proseguì la migrazione, in piccoli gruppi, verso sud andando ad occupare, nei primi decenni del III secolo, la Volinia e la Moldavia settentrionale e infine, a partire dalla metà del III secolo, il resto della Moldavia e quindi l’Ucraina.

Ucraina sepoltura cultura di Wielbark Leopoli Goti
Ucraina: sepoltura germanica fornisce nuovo tassello sull’origine dei Goti ©Department of Architecture and Urban Planning of Lviv Regional State Administration, 2022
Ucraina sepoltura cultura di Wielbark Leopoli Goti
Ucraina: sepoltura germanica fornisce nuovo tassello sull’origine dei Goti ©Department of Architecture and Urban Planning of Lviv Regional State Administration, 2022

 

Ritrovamenti unici

L’area in cui è stata rinvenuta la sepoltura è stata oggetto di ulteriori importanti ritrovamenti nel corso degli ultimi anni.

Le indagini a Charkiv e dintorni in realtà sono iniziati nel 2017, anno in cui degli etnografi locali rinvennero accidentalmente un’antica spada e altri oggetti metallici che prontamente consegnarono al Museo di Vynnyky.

Le successive esplorazioni archeologiche dimostrarono che delle tribù germaniche impiegarono il suddetto territorio per seppellirvi i propri defunti, una scoperta questa che fornì inaspettate informazioni su questa regione dell’Ucraina occidentale, che fino a quel momento non aveva restituito materiale archeologico pertinente alle tribù germaniche baltico-germaniche.

Ucraina sepoltura cultura di Wielbark Leopoli Goti
Ucraina: sepoltura germanica fornisce nuovo tassello sull’origine dei Goti ©Department of Architecture and Urban Planning of Lviv Regional State Administration, 2022

All’epoca gli archeologi rinvennero in tutto cinque sepolture di età romana, che ipotizzarono far parte di una necropoli di più vasta estensione. Gli elementi di corredo in esse rinvenuti risultavano databili all’ultimo terzo del I secolo e la fine del II secolo d.C., e molti si contraddistinguevano per essere d’importazione romana: un’anfora, recipienti in ceramica sigillata, in vetro e in metallo. Tra quest’ultimi un rarissimo e pregevole calderone in bronzo che si caratterizzava per la presenza di tre prese ad anello sulla spalla, i cui attacchi erano conformati realisticamente a busti di Germani barbuti con i capelli acconciati nel cosiddetto nodo suebo.

Le successive indagini si focalizzarono nel determinare l’estensione della necropoli e nell’individuare un possibile insediamento nei suoi pressi. Il ritrovamento di quest’ultimo potrebbe fornire interessanti informazioni sulla vita e le relazioni tra questi germani-orientali e la popolazione autoctona. Secondo gli archeologi, infatti, il rinvenimento di tracce di bruciato, potrebbe essere la prova di relazioni ostili, in caso contrario, si potrebbe presumere che la vita proseguisse in modo pacifico.

Charkiv è la scoperta del secolo… e non solo per l’Ucraina! […] Ad oggi si sono rinvenuti solo altri tre calderoni simili al mondo. Inoltre, sappiamo molto poco dei popoli che abitavano queste regioni e sui loro costumi. Altrettanto importante, supponiamo che si tratti di un gruppo di persone proveniente dalla regione del medio Danubio che si stabilì nell’area per vari motivi, probabilmente proprio a causa delle devastanti Guerre Marcomanniche del 166-189 d.C.”.

Prof. Yaroslav Onyschuk

Quanto rinvenuto nel 2017 e in questi giorni, sarebbe pertanto associato a uno dei gruppi tribali provenienti dal medio Danubio, ivi stanziatesi a causa delle Guerre Marcomanne, che come riportato nell’Historia Augusta, rappresentarono un lungo periodo di conflitti militari tra l’esercito romano e le popolazioni germano-sarmatiche dell’Europa continentale, che fu preludio delle grandi invasioni barbariche del III-V secolo.

Ritornando al calderone rinvenuto nel 2017, è significativo ricordare che proprio in Pomerania, nel distretto di Lêbork, a Czarnówko, nel 2000, in una necropoli della cultura di Oksywie e Wielbark, fu ritrovata una sepoltura ad inumazione risalente al 160-230 d.C., che nonostante fosse stata saccheggiata in antico, conteneva ancora al suo interno un notevole corredo funerario, che la rende ad oggi una delle sepolture più ricche finora note della cultura Wielbark.

Il corredo comprendeva tre fibule di cui due d’argento e una d’argento dorato con filigrana d’oro e del vasellame di pregio di importazione romana consistente in quattro vasi di bronzo, frammenti di un calice d’argento, un calice di vetro e un calderone in bronzo, simile a quello rinvenuto più recentemente, con tre prese ad anello con attacchi conformati a busti maschili barbuti con nodo suebo.

Per dovere di completezza, rimanendo all’interno del Barbaricum, un ulteriore calderone bronzeo della medesima tipologia è stato ancora rinvenuto nel 1988, a Mušov in Moravia, a circa 1,5 Km dall’accampamento militare romano sul Burgstall. Questo faceva parte del corredo funerario di una ricca tomba principesca, la quale nonostante fosse stata anch’essa saccheggiata in antico, conservava ancora 187 oggetti in bronzo, ferro, pietra, oro, vetro, ceramica, avorio e osso prevenienti dalle province romane come dall’area baltica, databili dalla seconda metà del I alla seconda metà del II secolo d.C.

Simboli sicuramente di prestigio, questi calderoni risultano alquanto interessanti per la caratterizzazione degli attacchi a forma di busti di Germani barbuti con nodo suebo.

Testa di una mummia di palude scoperta ad Osterby, completa di nodo suebo, Foto ©Bullenwächter, CC BY 3.0

Si tratta infatti di una storica acconciatura maschile in origine ascritta alla tribù germanica dei Suebi. Tale nodo venne descritto da Tacito nel De origine et situ Germanorum (I secolo d.C.). Secondo l’autore latino, i guerrieri Suebi pettinavano i propri capelli dietro o di lato, bloccandoli con un nodo, probabilmente con l’obbiettivo di sembrare più alti e più spaventosi sul campo di battaglia. Tacito riportò che tale moda coinvolse progressivamente anche i giovani guerrieri delle vicine tribù germaniche, mentre tra i Suebi il nodo veniva sfoggiato da uomini anziani come status symbol.

Esempi di nodi suebi, oltre che sui calderoni sopra ricordati, sono stati ritrovati sulle mummie di palude di Osterby e Dätgen, ma risultano anche raffigurati sulla Colonna traiana a Roma, sul Tropaeum Traiani ad Adamclisi (Romania), sul sarcofago di Portonaccio, conservato al Museo Nazionale Romano, e su una scultura in bronzo di un germano inginocchiato alla Bibliothèque Nationale de France.

Sappiamo che tali calderoni furono realizzati presso le officine romane con l’intento da parte dell’amministrazione centrale di farne dei donativi ai più alti rappresentanti delle nobiltà germaniche che avevano dimostrato fedeltà all’Impero Romano. Sapendo questo, è facile supporre che le sepolture maschili all’interno dei quali tale vasellame fu rinvenuto, siano riconducibili a personaggi di elevatissimo status sociale.

 

Immigrazione o etnogenesi continentale dei Goti

Per molto tempo ci si è interrogati sulla provenienza dei Goti e su quale sia stata in realtà l’origine della cultura di Wielbark. Ci si domandava, infatti, se ci sia stata un’immigrazione di Goti dalla Scandinavia attraverso il mare (come vorrebbero alcune fonti) o di un’etnogenesi continentale.

I dati archeologici raccolti fino ad oggi mostrano che la cultura di Wielbark non possa essere stata originata da un’immigrazione per diversi motivi.

Prima di tutto, le vaste necropoli non esordiscono ex novo con l’inizio della cultura di Wielbark, agli inizi del I secolo d.C., ma anzi queste vennero usate senza interruzione fin dalla più recente età del ferro preromana (prima metà del II secolo a.C.), momento in cui in Pomerania si andò a formare, su basi ampiamente autoctone, la cosiddetta cultura di Oksywie, e cioè quel raggruppamento culturale che come si è visto precede nel tempo la cultura di Wielbark, e che in quel periodo si caratterizzava per un rituale funerario che prevedeva l’impiego di sole tombe ad incinerazione, con deposizione di armi al loro interno. L’analisi strutturale delle necropoli dimostra infatti che non vi sia mai stata una frattura netta, che potrebbe far pensare a un’immigrazione.

Di conseguenza si può notare come le zone di diffusione della cultura di Oksywie e della cultura di Wielbark coincidano, e come in realtà manchino specifici collegamenti culturali fra la Scandinavia e la cultura di Wielbark o quella di cultura di Oksywie. L’unica eccezione, tuttavia alquanto significativa, è l’introduzione di un nuovo rito funerario, verso la fine del I secolo d.C., che prevedeva l’innalzamento di tumuli e circoli di pietre; solo questi, infatti, con la loro particolare struttura, possono esser fatti derivare con sicurezza dalla Scandinavia.

È difficile pertanto ricollegare questi dati a quanto riportato da Iordanes nel VI secolo d.C. nel suo De origine actibusque Getarum (un riassunto della perduta Storia dei Goti di Cassiodoro, noto anche come Getica) sull’immigrazione dei Goti. Si può solo pensare che quanto descritto dallo storico, sia il ricordo dell’arrivo sul continente di piccoli gruppi di persone di cui non si conosce l’originaria appartenenza. In base a questa supposizione, i nuovi venuti non avrebbero influito in modo significativo sulla preesistente cultura di Wielbark, infatti è alquanto singolare e significativa l’assenza di caratteri stranieri delle sepolture maschili e femminili poste sotto tumulo.

Inoltre pare che le differenze essenziali all’interno delle culture di Oksywie e di Wielbark, come la presenza di armi nel corredo, siano interni alla cultura stessa e non siano riferibili ad eventuali influssi esterni. Dal punto di vista archeologico la cultura di Wielbark pare pertanto essersi formata attraverso un’etnogenesi continentale.

Di conseguenza il racconto di Iordanes dell’immigrazione sul continente di alcuni (o di tutti i) Goti dall’isola di Skandza (Scandinavia) non trova reale riscontro in ambito archeologico. E questo farebbe supporre, come nel caso della mitica origine scandinava dei Longobardi contenuta nell’Origo gentis e nell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, che si tratti di un topos letterario.

 

Conclusioni

Aspettando ulteriori informazioni sui ritrovamenti effettuati alla periferia di Charkiv, si può valutare quanto scoperto negli ultimi anni come un interessantissimo tassello sulla dibattuta etnogenesi gota. Infatti tali rinvenimenti possono esser fatti risalire a uno o più gruppi tribali provenienti dal medio Danubio, qui stanziatesi in occasione delle Guerre Marcomanniche, preludio alle grandi “invasioni” che avrebbero caratterizzato i secoli successivi.

Molto interessante secondo il mio punto di vista, è il rinvenimento dei calderoni in bronzo caratterizzati dagli attacchi a forma di busti di Germani barbuti acconciati con il cosiddetto nodo suebo del tipo Eggers 12. Come ricordato, il loro ritrovamento è realmente una rarità, visto che ad oggi se ne sono ritrovati solo tre in tutto il Barbaricum. Questisarebbero da interpretare come donativi imperiali, realizzati in botteghe romane, concessi come simbolo di fedeltà e stima ai maggiori rappresentanti alle élites dominanti germaniche dell’epoca, i quali ne fecero un proprio emblema di prestigio al punto di volersi far seppellire con questi nella loro ultima dimora terrena.

Ulteriori ritrovamenti ci potranno fornire un quadro più completo in modo da poter comprendere quali furono i rapporti con le popolazioni locali e gli eventuali insediamenti di queste tribù baltico-germaniche.

Fonte della notizia del ritrovamento – Dept. of Architecture and Urban Planning of Lviv Regional State Administration [4 gennaio, 2022]

Formatesi presso l’Università degli Studi di Torino, dove ha conseguito la laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali e la specialistica-magistrale in Storia del Patrimonio Archeologico e Storico-Artistico, si è specializzata all’Università degli Studi di Milano diplomandosi in Beni Archeologici. Libero professionista, si occupa di archeologia informatica e virtual heritage, allestimenti museali, grafica 2d e prodotti multimediali applicati ai Beni Culturali. Collabora con diversi enti pubblici e privati nell’ambito di progetti relativi la ricerca, valorizzazione, comunicazione e promozione dei Beni Culturali. Si occupa della creazione di percorsi culturali relativi all’intera Penisola italiana e dello sviluppo di contenuti (creazione di testi e produzione fotografica) per pubblicazioni cartacee e virtuali. Tra i suoi interessi di studio si hanno lo sviluppo di nuove tecniche e mezzi di comunicazione per la valorizzazione dei Beni Culturali e l’evoluzione della simbologia del potere tra Tardoantico e Altomedioevo.

Write A Comment

Pin It